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NO NUKE! NO SCORIE, NO PROFITTI, NO ARMI!

Il nucleare: una finzione ecologica che fa il  gioco del sistema

Sempre più spesso sentiamo parlare di nucleare come fosse la manna dal cielo per salvarci dall’emergenza climatica. Ci spiace distruggere le speranze, ma tutti gli elementi in questo momento indicano un altro finale: quello dell’ennesimo bla bla bla, ancora peggio un vero e proprio attacco alla salute del pianeta e di tutti i suoi abitanti. Introduciamo brevemente la questione del ritorno del nucleare, supportato a più voci nei palazzi del potere, tanto che dal 20 gennaio l’Unione Europea inserirà ufficialmente il nucleare tra le fonti rinnovabili.

Il cavallo di battaglia è che il nucleare, rispetto alle energie fossili, produce una quantità di gran lunga minore di CO2. Con l’idea di nucleare di nuova generazione, presentano un miraggio che, come suggerisce Andrea Di Stefano (ascoltate il podcast!), è più onesto chiamare finzione ecologica. 

Anzitutto, il tema delle scorie: non esiste attualmente alcun piano di lungo periodo per lo smaltimento delle scorie. Esistono diverse modalità di stoccaggio delle scorie radioattive che vengono messe in depositi geologici più o meno in profondità, per periodi temporanei o di lungo periodo. Un’altra soluzione sarebbe il riprocessamento dei rifiuti radiattivi, consentendone il riuso in altri impianti nucleari: ma questa sarebbe davvero una soluzione? Varie associazioni e attivisti antinuclearisti hanno denunciato che una delle conseguenze del riprocessamento sarebbe il proliferare di armi nucleari: infatti uno dei principali sottoprodotti che si ricavano è il plutonio, che può essere facilmente utilizzato per costruire armi. L’industria militare farebbe i salti di gioia di fronte al ritorno al nucleare, basta pensare a quanti miliardi muove ogni anno il business delle armi su scala globale.

In questi giorni sono usciti diversi report che descrivono una situazione ben precisa: l’Oxfam ha pubblicato il rapporto “La Pandemia delle Disuguaglianze” in cui mostra che i paperoni del mondo, i super ricchi, durante la pandemia hanno raddoppiato i loro profitti, mentre contemporaneamente nel mondo 163 milioni di persone sono cadute in povertà andando ad aumentare la schiera dei poveri. Ma non c’è solo il Covid a colpire  i più chi è più povero: se guardiamo all’emergenza climatica, l’equazione è la stessa. Chi è più ricco continua ad arricchirsi, chi è più povero continua a pagare: vale per i disastri naturali cosi come per la transizione ecologica, che a suon di rincari sulle bollette viene fatta pesare sulle spalle dei cittadini e non su chi ha prodotto le condizioni dell’emergenza climatica. 

Dal punto di vista ambientale il nucleare non è sostenibile per almeno due ragioni: la prima sono i rifiuti radiattivi che produce e che non si possono davvero smaltire; la seconda è che questa particolare energia ha una storia indissolubilmente legata al campo militare e parlare di ritorno al nucleare fornirebbe molta materia prima ai signori della guerra (con la scusa del “riuso”!) e con ogni probabilita anche lauti guadagni.

Inform/Azione per cospirare insieme: un altro mondo è necessario!

Noi crediamo che l’unico modo per mettere in campo una transizione ecologica sostenibile in termini ambientali, economici e di salute sia SRADICARE IL SISTEMA. L’emergenza che stiamo vivendo, pandemica, climatica, di risorse e materie prime è l’unico possibile effetto del sistema neoliberista, per cui la libertà vale per merci e denaro man non per le persone. Poche centinaia di ricchi, miliardi di poveri e il pianeta in fiamme. Con le sue guerre, le sue privatizzazioni, la distruzione del welfer e decenni di politiche di precarietà, il neoliberismo non può produrre altro che questo.

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No al nucleare: profitto guerra e devastazione ambientale non sono il futuro

Nel pieno della crisi climatica governi e istituzioni internazionali provano a rimettere sul piatto l’energia nucleare come possibile fonte di energia rinnovabile e alternativa a carbone e petrolio.

Come ormai sappiamo da molti anni questa fonte di approvvigionamento energetico non solo non è sicura ma neanche lontanamente a impatto zero. Quello che stanno provando a fare infatti non è trovare una soluzione al cambiamento climatico e quindi una via percorribile verso la transizione ecologica, bensì salvare baracca e burattini cercando dì preservare il più possibile il sistema neoliberista attuale.

Tutelare i profitti dei giganti dell’energia e il loro predominio a livello globale è infatti il vero obbiettivo che si cela dietro questo ritorno del nucleare come fonte di approvvigionamento energetico.

Altro aspetto da non sottovalutare è quello delle armi. Questa strategia infatti aiuterebbe a preservare il dominio militare globale delle varie superpotenze che di questa fonte di energia ne hanno fatto un arma fondamentale per il mantenimento della gerarchia globale attuale. Non solo quindi la spesa militare toglie ingenti fondi alla transizione ecologica ma determina anche la direzione da intraprendere per una passaggio a fonti sostenibili.

Il ritorno al nucleare sarebbe quindi solo un bluff, uno strumento di green washing utile al mantenimento dello status quo in cui profitto armi e devastazione ambientale vanno a braccetto e ci conducono verso un futuro fatto di rifiuti tossici, guerra e crisi climatica.

ASCOLTA IL PODCAST “NO NUKE”

Cosa significa “Tassonomia Green”?

A partire dal 21 gennaio 2022 l’Unione Europea vuole inserire l’energia nucleare all’interno delle fonti considerate green, cioè in linea con gli obbiettivi di sostenibilità. Se ciò passasse le centrali nucleari e a gas otterrebbero sussidi europei al pari delle fonti rinnovabili.

Gli stati che promuovono questo cambio di categorie sostengono che il nucleare e il gas sono l’unica alternativa per ridurre le emissioni in tempi sufficienti, ma ci sono forti interessi economici in gioco. In primis la Francia, che otterrebbe enormi finanziamenti UE per le sue centrali nucleari, si parla di 50 miliardi al 2030 500 miliardi entro il 2050. Invece il gas naturale è sostenuto soprattutto da Spagna e Germania, che a loro volta hanno grandi interessi in ballo. L’Italia non ha ancora preso posizione, ma visto l’amore di Cingolani per il gas e per il profitto che genera l’esito è prevedibile.

Il nucleare e il gas non sono compatibili con una transizione energetica degna di questo nome. Non solo non permetterebbero di ridurre le emissioni in modo sufficiente, ma sarebbero una soluzione volta solo ad una cosa: far continuare la “crescita”. Per una vera transizione ecologica è fondamentale una riduzione non solo delle emissioni, ma in primis della produzione e del consumo, diventati ormai insostenibili per il pianeta. Il nucleare e il gas invece sono la risposta per  continuare a produrre e a fare profitto.

CONTRIBUTI E APPROFONDIMENTI #NoNuke

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