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Quelle orribili immagini che giungono da Parigi, 129 vite spezzate ed il dolore che si accompagna a quella carneficina…
La dichiarazione dello Stato di Emergenza, la Guerra e lo scontro identitario che emergono con forza….
Forse vale la pena di ragionare su quanto sta accadendo.
Vorrei provare a proporre un possibile schema di ragionamento, da approfondire o stravolgere se necessario, l’importante a mio avviso è porre le basi di un dibattito tutto da costruire.
Lo schema di ragionamento che vorrei proporre si articola su tre questioni:

  • l’identitarismo comportamentale tra tecnologia e feudalesimo;
  • alcuni giochi geopolitici dentro il contesto della globalizzazione;
  • le logiche di guerra e la compressione delle libertà

Il disastro delle identità chiuse

C’è un bel libro di Bifo, che prova ad analizzare una serie di episodi in cui la pulsione suicida si coniuga con la sottrazione di altrui vite.
In questo caso l’uccisione di molte persone che spesso termina con il suicidio dell’autore del gesto, sembra stare dentro le contraddizioni che caratterizzano l’attualità.
Sembra che in qualche modo simili comportamenti siano figli del rapporto tra la crescente richiesta competitiva e l’infelicità del fallimento, del non essere all’altezza, del non essere nessuno….
L’eclatante azione dagli esiti fatali per se stessi e per gli ignari “passanti”, assume quasi un senso di rivincita dai fallimenti e dall’oblio del quotidiano…
Parte di queste pulsioni sembrano in qualche modo animare anche una parte di questi postmoderni aspiranti guerrieri feudali, abbandonati nell’oblio delle banlieue parigine, destinati a misurarsi quotidianamente con il fallimento.
In queste situazioni, però, sembra emergere anche un altro attore, anch’esso noto, che ha a che fare con l’identitarismo chiuso come una corazza di protezione.
Chiunque sia figlio di migranti (come mio padre), in questo caso da Sud a Nord Italia, non potrà non aver notato che i parenti emigrati all’estero, spesso sono quelli più “attaccati” alle vecchie tradizioni locali, che nel frattempo sono mutate… (capitava spesso che il dialetto parlato dagli emigranti era così antico da risultare incomprensibile agli abitanti rimasti in loco).
Forse e sottolineo forse, qualcosa di simile si somma alla vita confinata al fallimento, un po’ come se la corazza si rafforza alla ricerca di un’identità tanto antica quanto “pura”.
Un connubio molto pericoloso questo, poiché la ricerca di un’identità pura, in genere si traduce nella negazione di qualunque altra identità, che diventa un nemico da annientare.
Il fallimento non si traduce in desiderio liberatorio, ma nel suo esatto opposto, ossia in un processo che nega ogni possibilità liberatoria, ingabbiato in un’identità di stampo feudale che si muove con disinvoltura in contesto globale e tecnologicamente “avanzato”.
Sarebbe quasi superfluo, far presente che la cosa peggiore che si possa fare in questo contesto è contrapporre ad un’identità chiusa, un’altra identità chiusa, ossia pensare che la soluzione del problema sia quella della guerra identitaria.
Non bisogna certo essere dei geni per capire che dal punto di vista dei fascisti del’IS il restringimento delle libertà e l’ulteriore compressione dei diritti dei migranti, il loro isolamento sociale, non può che accentuare le pulsioni identitarie più chiuse e becere, ossia creare un eterno bacino da cui pescare nuovi militanti disposti a tutto…
Le libertà sono ciò che vorrebbero definitivamente sopprimere i seguaci dello Stato Islamico, le libertà sono ciò che vorrebbero limitare le dichiarazioni di Stato di Guerra..
Le Libertà sono ciò che prossimamente toccherà difendere a spada tratta dagli uni e dagli altri.

Storie di Armi, Sunniti, Sciiti ed aspiranti stregoni

Basta prendere una normale cartina geografica e vedere dove è ubicato l’autoproclamato Stato Islamico (IS)….. tra Iraq e Siria.
Sarà forse un caso che si trova proprio lì, dove l’occidente ha esportato la democrazia con le bombe?
Le bombe si sa non guardano in faccia a nessuno, uccidono donne, bambini, uomini, distruggono cose, infrastrutture e distruggono anche i precedenti equilibri.
Finito un regime, non ci vuole molte ad insediarne un altro…. ma gli equilibri…quelli non sono così semplici da ridefinire e molte parti giocano le loro carte…
Capita, così, che, nel silenzio tipico dei segreti di pulcinella:

  • l’Arabia Saudita (noto stato democratico…ah ah ah) sembrerebbe avere un debole per i fratelli sunniti tagliagole (ma si tratta sicuramente di illazioni), tanto da finanziare, sotto forma di donazioni private, la sunnita Islamica impresa…. che sorge affianco agli odiati sciiti iraniani (viene il dubbio che come al solito dietro a certe definizioni religiose si nascondo diversi interessi finanziari);
  • La Turchia (noto stato democratico…ah ah ah) sembrerebbe anch’essa avere un inconfessabile debole per gli amici sunniti dell’IS (tra l’altro ogni tanto gli levano di torno anche quei rompipalle dei manifestanti curdi o pacifisti), tanto che pur dicendo di combattere contro di loro, finisce per bombardare i curdi che contro l’IS combattono per davvero;
  • Gli USA, per errore naturalmente, hanno finito per fornire Pick Up (quelli che si vedono nei vari filmati) ed armi invece che ai laici ribelli anti Assad, proprio ai fedelissimi militanti dell’IS;
  • I Russi, quando hanno deciso di bombardare si sono trovati più volte ad avere a che fare con i caccia turchi, vicino al confine con la Siria….. mmh non è che i russi si fanno prendere in giro tanto facilmente…
  • L’Iran, sta già, anche se con uno sforzo non eccessivo, combattendo contro l’IS che sorge troppo vicino ai suoi confini e dopo aver risolto la questione del nucleare, si appresta a discutere della questione siriana non solo con la Russia, ma anche con Francia, Usa ecc

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Ho elencato cinque questioni, solo per far notare che ci sono diversi attori che stanno giocando le proprie carte, non credo che tali questioni debbano essere lette come un grande complotto, ma come tanti apprendisti stregoni che lanciano i propri artifizi, il cui esito è spesso incerto e contraddittorio.

Stato di Guerra?

Spero di sbagliarmi, ma ho la strana idea che in un futuro molto vicino, ci sarà una guerra “rassicurante”.
Gli attentati di Parigi con il suo orribile bilancio di almeno 129 vite spezzate, per le stesse modalità con cui sono stati realizzati, hanno l’effetto di far sentire chiunque un ipotetico bersaglio…. nessuno deve sentirsi sicuro….
In questo contesto, mi sembra piuttosto probabile che si ricorra alla guerra, come forma di rassicurazione.
Poco importa che l’idea classica di guerra (tra Stati) non calza molto con quanto sta accadendo…
L’eventuale smantellamento dello Stato Islamico, non necessariamente garantisce la fine di una guerra, poiché si ha a che fare con una rete diffusa, che è capace di trovare nuovi gregari e non solo con uno Stato nazionale, ossia si ha a che fare con un fenomeno allo stesso tempo feudale e modernissimo, capace di muoversi nell’epoca della globalizzazione.
L’uso della paura, che come si sa è cattiva consigliera, spesso fa apparire rassicurante ciò che invece finisce per generare:

  • chiusura identitaria;
  • restringimento delle libertà personali e collettive;
  • guerra;

Tutte cose che non portano nulla di buono.
Ciò che vorrei porre è se un simile approccio ha un senso, ma anche come svilupparlo o stravolgerlo, oppure cosa non funziona….

Paolo Punx

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