Il 30, il 31 Ottobre e il primo novembre hanno visto arrivare a Milano le reti territoriali di Genuino Clandestino. Gruppi di contadini, attivisti, cucine popolari, gruppi di acquisto solidali e popolari e diversi altri soggetti che animano quotidianamente le reti territoriali per l’autodeterminazione alimentare, si sono riuniti per discutere le pratiche e gli spunti con cui costruire comunità fuori mercato.
>>LE GIORNATE:
VENERDI’ 30 ottobre, presso RI-MAFLOW fabbrica senza padroni
Spazio Fuori Mercato introduce l’assemblea: COSTRUIRE COMUNITÀ, con i contributi “Movimenti sociali e salute” a cura del gruppo People’s Health Movement, “Nuovi modelli sociali ed economici di autogoverno dei territori” con Comunità Integral Catalana (CIC) e “Confederalismo Democratico del Rojava”, con la comunità curda milanese.del Rojava)
SABATO 31 ottobre, presso RI-MAFLOW fabbrica senza padroni
tavoli di lavoro:
accesso alla terra – autonomia dei territori – cambiamento climatico
cucine – distribuzione autogestita – garanzia partecipata – dove sta andando Genuino Clandestino
Assemblea plenaria
DOMENICA 01 novembre, ARCO DELLA PACE / PIAZZA SEMPIONE – Milano
MERCATO CONTADINO E DELLE AUTOPRODUZIONI
Aggiungi un pasto a…Tavolata Solidale : 3 cucine di strada, 3 brigate, 3 piatti solidali (cucine del nord, del centro e del sud)
Campagna Camion FuoriMercato
presentazione del libro “Genomi antifuffa” 5 storie per dubitare dei grandi eventi nutrienti_laboratorio di scrittura collettiva curata da Wuming 2
…durante tutta la giornata Scambio*Dono dei semi…Contaminiamo le nostre culture!
>> GLI ABSTRACT DEI TAVOLI DI LAVORO:
ACCESSO ALLA TERRA
Da sempre il tema dell’accesso alla terra è uno degli elementi fondanti e peculiari dell’esperienza di Genuino Clandestino, non solo nelle discussioni e nei dibattiti, ma anche e soprattutto nelle pratiche.
Nel corso di questi anni infatti, sono state diverse le realtà e le reti territoriali, aderenti al percorso di Genuino Clandestino, che hanno messo in campo e realizzato iniziative reali di riappropriazione della terra, in maniera diretta, dal basso e autogestita. Infatti da un lato il sistema del capitale ha aumentato la pressione sulla terra, vista sempre più come bene d’investimento, attraverso una sempre maggiore concentrazione di terreni nelle mani delle grandi proprietà agricole e dell’agrobussiness, tramite la speculazioni e una cementificazione sempre più selvaggia ed aggressiva e con l’imposizione, spesso “manu militari”, di grandi opere, spacciate come strategiche e necessarie per l’intera comunità, ma invece sempre ed invariabilmente a servizio degli interessi di pochi. Dall’altro lato invece, si sono moltiplicate le iniziative dal basso di riappropriazione della terra, piccole/grandi realtà che esercitando questa pratica, hanno posto chiaro il tema che l’accesso diretta alla terra è unico e fondamentale argine contro questo modello di sviluppo che ci viene imposto.
Esperienze che gridano a gran voce che la terra è di tutti e non deve e non può sottostare alle regole dell’economia di mercato. Ragionare insieme e riuscire a costruire la possibilità di un libero e diretto accesso alla terra da parte di tutti, vuole dire ribadire con forza la vocazione agricola/alimentare della terra, promuovere e difendere l’agricoltura contadina di piccola scala, tutelare la biodiversità, salvaguardare l’ambiente e i territori, proteggere gli equilibri sociali.
La condivisione di esperienze, la creazione di strumenti validi e replicabili ovunque di accesso alla terra, significa porre le basi per la costruzione di una comunità (non a caso il tema di questo incontro nazionale) che sia consapevole e attiva rispetto alla gestione del territorio, all’interno della quale si coltivino relazioni e rapporti mutualistici, basati sulla solidarietà e la condivisione, una comunità che si faccia e sia “resistenza”.
Tutto questo evidentemente non riguarda solo ed esclusivamente la campagna; infatti sempre più spesso anche nella città si attuano meccanismi grandi/piccoli di accesso alla terra, dove si assiste alla riappropriazione diretta e autogestita di spazi verdi da parte di soggetti e realtà che rifiutano la dinamica del “adotta un giardino” nella quale enti e comuni “più o meno illuminati” vogliono imbrigliarti con regolamenti, leggi e imposizioni dall’alto. Spazi verdi che, sottratti alla speculazione e alla normazione formale, diventano giardini comunitari, orti condivisi, si fanno spazi di socialità e condivisione dove si riproduce e alimenta una comunità basata sugli stessi principi e rapporti mutualistici, si faccia e sia “resistenza”.
Questo tavolo vuole quindi essere un momento per continuare ad approfondire i discorsi fino ad oggi sviluppati sul tema dell’accesso alla terra, vuole raccontare le esperienze esistenti, le loro vittorie, le loro difficoltà, i percorsi di autodifesa praticati e il coinvolgimento delle comunità e dei territori ,nelle quali sono insediate (urbani o agricoli che siano), così da diventare stimolo, ma anche patrimonio da cui partire per altre e nuove esperienze. Vuole fornire uno strumento concreto per facilitare l’accesso alla terra di nuovi contadini, ragionare sulla inconsistenza delle norme che regolano l’accesso alla terra, riprendere e ampliare il censimento delle terre libere e il tema degli usi civici. Vuole contaminare le campagne e le città per la costruzione di una comunità che nelle pratiche di lotta, si faccia mutualismo e crescita delle diverse esperienze, che conoscendosi nelle differenze e nelle similitudini sappia difendere ciò che ci siamo conquistati e ampliare il nostro orizzonte.
CAMBIAMENTO CLIMATICO
I contadini e le contadine e chiunque ha a che fare con loro si ricorderanno bene come sia sempre stato parte integrante della nostra cultura parlare del “tempo”.
La sua imprevedibilità e le sue “bizzarrie” da sempre hanno condizionato l’andamento delle colture e delle produzioni contadine infondendo quel senso di impotenza nei confronti della generosità o della cattiveria di nostra madre terra.
Oggi questa imprevedibilità si è ingigantita fino a costituire un vero e proprio caos climatico a livello planetario.
Calamità originate dal clima impazzito quest’ anno sono state la causa, in tutto il pianeta , di molta fame, migrazioni e del peggioramento delle condizioni di vita di milioni di persone. Mentre i piccoli contadini di tutto il mondo continuano a produrre il cibo consumato dalla maggior parte delle persone, i ghiacciai si stanno sciogliendo ad un ritmo allarmante, stanno scomparendo ogni giorno molte specie di piante e animali, isole e nazioni vengono invase dagli oceani, i suoli si stanno erodendo e i boschi incendiando , e eventi catastrofici come uragani, tornado, terremoti e tsunami sono sempre all’ordine del giorno.
Anche nei nostri territori tutti quanti noi constatiamo un forte aumento delle difficoltà ad ottenere prodotti sufficienti alle nostre esigienze alimentari e alla realizzazione delle piccole economie a base locale che ci consentono di vivere .
Ormai è certo come questi problemi siano originati da attività umane e non siano frutto di “fatalità” . L’uso indiscriminato ed imposto di combustibili fossili sul quale si basa l’economia dei paesi industrializzati e non è responsabile del riscaldamento globale che genera questi scompensi climatici.
Pochi soggetti transnazionali traggono enormi profitti a danno della maggior parte della popolazione mondiale mentre i governi ,ormai non più “sovrani” sui propri territori, continuano a non fare l’interesse della collettività che dovrebbero rappresentare.
Le crisi ambientali sono in stretta relazione con le crisi sociali quindi possiamo parlare di “giustizia climatica” .
L’agricoltura contadina , quella che pratichiamo e sosteniamo nella nostra rete sappiamo che ha una importanza fondamentale per contribuire in modo sostanziale alla soluzione di questi problemi e nonostante questo continua ad essere “fuorilegge” .
Esistono al momento , anche in vista del cop 21 di parigi nel dicembre prossimo, vari appelli e mobilitazioni al riguardo più o meno interessanti .
Esistono anche , come abbiamo visto bene nella vicenda EXPO, messaggi ambigui e portatori di confusione se non addirittura vere e proprie manipolazioni e gestione del dissenso , Cerchiamo di chiarirci le idea riguardo.
Analizziamo e confrontiamoci su cosa intendiamo fare a tal proposito oltre al nostro consueto e naturale “praticare e resistere” rivendicando il diritto/dovere di poterlo fare .
Consolidiamo le vecchie forme di lotta e proponiamone di nuove per sostenere i compagni e le compagne che rivendicano il diritto di continuare o di iniziare attività contadine con le modalità sintetizzate nel nostro manifesto (ogni tanto se ne consiglia la rilettura).
GARANZIA PARTECIPATA
I Sistemi di Garanzia Partecipativa (SGP), rappresentano uno dei modelli alternativi al sistema di certificazione biologica di terza parte riconosciuta dalle norme di riferimento internazionali. Questi schemi di assicurazione qualità prevedono il coinvolgimento di “tutti” gli attori interni al processo (altri produttori e loro associazioni, trasformatori, commercianti, organizzazioni non governative, tecnici, istituti di ricerca, consumatori) che coordinano l’azione al proprio interno attraverso la creazione di una dimensione collettiva fondata sulla comprensione condivisa dei principi produttivi e distributivi e su un accordo comune di responsabilità. Questi modelli si basano su valutazioni tra pari e su un controllo sociale diffuso, inoltre veicolano un messaggio di educazione ambientale e sociale sia per i produttori agricoli sia per i consumatori finali. La garanzia partecipativa ha luogo principalmente su scala locale all’interno di comunità agricole, si avvale di strategie di vendita diretta e si realizza per tre motivi principali:
1. semplificazione, riduzione dei procedimenti burocratici, degli intermediari e dei conseguenti costi di transazione, con corrispondente abbattimento dei costi in termini generali;
2. accesso, disponibilità di prodotti biologici nei mercati locali a prezzi più economici rispetto a quelli dei prodotti biologici affidati alla grande distribuzione;
3. sviluppo locale, promozione e valorizzazione dello sviluppo locale e dei prodotti regionali.
Il modello partecipativo è quindi molto adeguato a quei contesti in cui gli alimenti biologici sono immessi nei mercati locali, come avviene per la gran parte delle produzioni degli agricoltori che operano su piccola scala. Tali schemi, infatti, alimentano un sistema fiduciario diffuso che rappresenta una rivoluzione nelle abitudini di consumo dei prodotti alimentari e che trova la massima espressione nelle dinamiche tipiche della filiera corta, in cui produttori e consumatori si incontranosenza l’intervento di intermediari e di terze parti.
L’analisi di diverse esperienze di programmi di Garanzia Partecipativa a livello mondiale evidenzia come questi modelli siano oramai un realtà presente in molti paesi, anche molto diversi tra loro. L’esperienza brasiliana della Rede Ecovida de Agroecologia ad esempio, ha condotto all’ufficializzazione dell’operato e al riconoscimento dei prodotti del network all’interno della legislazione nazionale. Di natura opposta le considerazioni che hanno portato alla formalizzazione della rete americana Certified Naturally Grown: in questo caso infatti il presupposto di base è stato rappresentato proprio dalla volontà di diversificazione rispetto allo standard NOP. Infine, Nature et Progrès, la federazione francese di consumatori e professionisti impegnati nella promozione dell’agricoltura biologica dal 1964 che si rifà agli schemi partecipativi per l’assicurazione delle qualità dei prodotti del network.
Anche in Italia molte associazioni e reti di agricoltori/consumatori hanno adottato o hanno iniziato un percorso per adottare la garanzia partecipativa.
All’Università Ca’ Foscari di Venezia stiamo analizzando questi movimenti all’interno del progetto EcoLab: Strategie alternative di etichettatura ecologica per il consumo sostenibile di prodotti agroalimentari. Gli obiettivi specifici di questo progetto riguardano:
a – la mappatura delle realtà produttive italiane orientate verso i SGP;
b – l’analisi della volontà di adottare i SGP;
c – lo studio del consumo critico in Italia.
Una breve introduzione traccerà i risultati principali del progetto EcoLab, farà riferimento anche al contesto normativo europeo rispetto ai SGP ed apriremo la discussione collettiva confrontando le esperienze di Garanzia Partecipata delle realtà che compongono la rete Genuino Clandestino (a partire dai punti che si erano individuati a GC a Vi, 2015 primavera):
– breve presentazione del proprio progetto collettivo (la storia, in sintesi, della propria realtà territoriale)
– prassi della propria GP
– regole di accesso al proprio mercato o GAS
– scheda del produttore (specificando se si trova sul banco, on line sul sito della realtà territoriale, in entrambi i luoghi)
AUTONOMIA DEI TERRITORI
Fermare lo sfruttamento del
Il capitalismo attacca il territorio con nuove forme di sfruttamento e sottrazione di risorse. E’ il capitalismo estrattivo, un sistema che scarica sul territorio le turbolenze della crisi mentre mantiene inalterate le sue caratteristiche originali, arricchire pochi e affamare tanti.
Che siano trivellazioni, Grandi Opere, o la sola produzione industriale di cibo e sfruttamento del terreno, il meccanismo rimane lo stesso.
Vite e territori sono elementi di speculazione continua. Ci si arricchisce mettendo a valore l’estrazione e la sussunzione dal territorio.
Le risorse naturali sono un mezzo di arricchimento di cui beneficiano soggetti lontani dal territorio stesso. Un arricchimento per soggetti che non lo vivono nè lo lavorano.
La campagna, e in generale i territori di ogni tipo, divengono, per questo motivo, la palestra perfetta per esercitare nuove forme di potere, allontanare i cittadini e i contadini, gli agricoltori e i produttori dal controllo diretto del proprio ambiente di vita e lavoro, eliminando il controllo democratico della popolazione locale sui processi decisionali che mutano il paesaggio irreversibilmente.
E’ uno squilibrio sociale. L’uomo vuole dominare sulla natura, tanto quanto vuole dominare sugli altri esseri umani.
Dobbiamo chiederci se è possibile costituire un DIRITTO AL TERRITORIO, ovvero il diritto al governo diretto del proprio ambiente di vita, che sia città o campagna, tramite la presa di coscienza di ogni singolo dell’ importanza dell’ attivazione nei percorsi decisionali che riguardano il cambiamento del proprio territorio.
DIRITTO AL TERRITORIO come diritto a vivere nel proprio territori con i proprio desideri, mezzi, fini ed obbiettivi. Con una scelta che sia davvero consapevole per se stessi e di rispetto per l’ ambiente.
DIRITTO AL TERRITORIO come elemento fondante di una comunità trasversale tra città e campagna, realtà divise per tempi, tipologie lavorative e di possibilità militanti ma accomunate dalla necessità di creare un comune piano di alternativa, radicale e mutualistica, contro dinamiche di potere e sfruttamento imposte dal Mercato.
DISTRIBUZIONE AUTOGESTITA
Sulla base dell’esperienza maturata in un comune lavoro nel corso degli ultimi anni, in particolare attraverso la promozione e distribuzione dei prodotti a ‘sfrutta zero’ di SOS Rosarno, alcune realtà di Gas milanesi, la fabbrica recuperata RiMaflow di Trezzano sul Naviglio, vari spazi sociali e Genuino Clandestino di Milano hanno cominciato a discutere la possibilità di dar vita ad una piattaforma logistica autogestita, cercando di superare in avanti le difficoltà incontrate da coloro che si battono nel mondo del consumo critico e della sovranità alimentare. Questo è emerso nel Tavolo a Vicenza lo scorso 15 aprile e da qui ripartiamo:
-Dalle pratiche di economia solidale, intesa come economia delle relazioni vissuta a volte come azione di ‘solidarietà’, occorre puntare alla costruzione di filiere produttive e distributive complete alternative alla GDO, spostando l’agire dall’individuale al comunitario.
-Le comunità locali devono essere in grado di determinare i loro bisogni di prodotti e servizi, favorendo la nascita di comunità economiche territoriali. Uno degli strumenti in questa direzione potrebbe essere la realizzazione di un Gruppo di offerta condiviso tendenzialmente di tutti i produttori che partecipano a Genuino Clandestino e di quelli utilizzati dai Gas disposti a partecipare.
-Per gli acquisti e la distribuzione occorre individuare piattaforme logistiche autogestite e individuare anche nodi in città per la distribuzione, mettendo in rete Gas, cucine popolari, centri sociali e realtà collettive, con i mercati contadini come luoghi possibili di consegna dei prodotti a Gas e singoli.
Nella realtà milanese, il trasporto attuale dei prodotti da/verso la Calabria non riguarda solo SOS Rosarno, ma diventa un uso collettivo anche al di là della produzione alimentare. Questa è la direzione di marcia verso cui vogliamo andare anche a livello nazionale. E’ ovvio che il cambiamento avverrà se tutti i soggetti in causa saranno col tempo protagonisti attivi:
-I produttori dovranno adattare le loro produzioni e forse i loro prezzi, perché dovranno confrontarsi con realtà produttive diffuse; per lo stesso motivo potranno ottimizzare i loro
acquisti per la produzione/trasformazione dei loro prodotti.
-I Gas che parteciperanno decideranno gli acquisti non più solo secondo logiche di prezzo/salubrità, ma aderendo ad un progetto politico/economico/culturale.
-Le cucine popolari e quelle dei centri sociali e delle realtà collettive che aderiranno dovranno trasformare le loro abitudini alimentari.
-I mercati contadini dovranno modificare la loro presenza in piazza, perchè dovranno supportare la distribuzione.
-I nodi/piattaforme dovranno interagire con tutte le strutture locali.
Se riusciremo a far partire tutto questo potremmo immaginare di realizzare anche agricoltura in partenariato, decidendo insieme cosa e quanto produrre-autoprodurre.
Dobbiamo puntare in modo ambizioso all’autodeterminazione e sovranità economica e sociale, alimentare ed energetica dei territori.