A Milano le emergenze si moltiplicano, ma, a ben vedere, si tratta sempre di problemi cronici causati da un sistema di malaffare che impesta la gestione del patrimonio pubblico e mina continuamente la possibilità di una vita degna nella città.
L'”Emegenza abitativa” e l'”emergenza profughi” sono ora le questioni di cui politici e affaristi si riempiono la bocca (e le tasche).
Solo a Milano a 23 mila famiglie in graduatoria per una casa popolare fanno da contraltare 10mila case popolari vuote (riscaldate a spese pubbliche, ma non assegnate) e 80 mila private sfitte. I dirigenti di Aler sono colpevoli di un buco di bilancio per collusioni mafiose da almeno 400 milioni di euro, ma la scusa ufficiale per non assegnare gli alloggi è che mancano i fondi per le ristrutturazioni. Sperperano almeno 5 mila euro per lo sgombero di ogni famiglia per poi mettere all’asta più di 10mila case popolari per “risanare il bilancio”.
Il commissariamento di Aler e il passaggio del patrimonio comunale a Metropolitane Milanesi ha cambiato ben poco la situazione di migliaia di famiglie, come dimostra il paradosso estivo del blocco delle assegnazioni pure sull’effimero piano formale nel pieno della cosiddetta “emergenza abitativa”, di cui evidentemente nessuno è troppo preoccupato, all’infuori di chi aspetta ancora un alloggio, di chi è stato vittima di uno dei maxisgomberi che non si fermano di certo o di chi vive nell’ansia permanente di finire in e mezzo a una strada.
La colpa dell’emergenza viene data ancora una volta agli occupanti, in un vergognoso gioco main stream che assimila gli occupanti per necessità alla mafia del racket, che invece viene combattuta ogni giorno dai comitati dei quartieri popolari e quantomeno agevolata invece da chi lascia sfitte le case.
La colpa ufficiale è degli occupanti quindi, ancora meglio se migranti, così il quadro accusatorio della casta razzista e speculatrice trova un capro espiatorio perfetto.
Peccato che dietro all’altra emergenza, quella “migrazioni”, quella “profughi e rifugiati”, si celi lo stesso mondo mafioso e affarista che da Mafia capitale alle lobby nazionali e lombarde si arricchisce col business degli appalti sui centri di accoglienza e più in generale della gestione dell’immigrazione.
Proprio oggi a Milano più di 200 rifugiati del centro di Bresso sono usciti dalla struttura per bloccare l’importante arteria di viale Fulvio Testi per uscire dal silenzio e dall’anonimato in cui sono relegati e pretendere il riconoscimento del loro legittimo status di rifugiati che tarda ad arrivare, a causa di un malsano business per cui per ogni giorno che ognuno di loro passa nel centro centinaia di euro finiscono nelle tasche delle cooperative che se ne occupano. I migranti hanno protestato anche per le condizioni di vita indegne in cui si trovano, già che come molto spesso accade solo una minima percentuale dei finanziamenti stanziati arriva a destinazione senza finire disperse tra mazzette e tangenti.
Si riempiono la bocca di “emergenze” per riempirsi le tasche dei soldi di tutti, ma giorno dopo giorno a crescere è una cronica emergenza umanitaria, che nega a migliaia di persone la possibilità di avere un tetto sopra la testa e il diritto ad una vita degna.
Stiamo parlando solo nel nostro paese di decine di migliaia di uomini, donne e bambini senza un tetto sotto cui abitare, accampate sulla scogliera a ridosso di un confine chiuso, che muoiono di stenti nei campi di pomodori o annegati al largo delle nostre coste, rinchiusi nei centri di detenzione amministrativa, che fanno la fame per aver perso il lavoro o i salti mortali per fare la spesa alla rincorsa di mille contratti precari