Siamo stati ad At-Tuwani, uno dei villaggi palestinesi sulle colline a sud di Hebron. Questa è complessivamente una delle zone dove la presenza di colonie mostra il suo volo più violento nella quotidianità della vita di migliaia di persone. Hebron è l’unica città della Cisgiordania con una colonia al suo interno e i palestinesi che abitano i piani inferiori sono stati costretti a tirare reti di protezione sopra le loro teste per evitare di essere colpiti dai lanci di pietre e monnezza da parte dei sionisti che occupano quelli superiori.
Le colline a sud di Hebron sono sempre state caratterizzate dalla presenza di numerosi villaggi di contadini e pastori. Man mano è iniziato l’insiediamento di avamposti e colonie. Gli avamposti sono i primissimi insediamenti israeliani, sono ufficialmente fuori legge, ma sempre ufficiosamente tutelati e protetti dall’esercito governativo. Qui vi abitano i sionisti più feroci, quelli che più di ogni altro si sentono investiti del compito divino di conquistare la “terra promessa”. C’è n’è uno proprio vicino ad At-tuwani, Havat Ma’on, nascosto nel folto di un boschetto, da cui a volte i coloni sbucano all’improvviso e a volto coperto con pietre, spranghe e mitra. A poche centinaia di metri, invece, c’è l’insediamento precedente, l’ormai colonia di Ma’on, fondata nel 1981.
Ad At-tuwani si trova l’unica scuola dei villaggi a sud di HEbron, ma la strada che si deve percorrere per raggiungerla passa proprio in mezzo tra avamposto e colonia, nel fuoco incrociato. Spesso i bambini e in generale i palestinesi che si incamminano su questa via, subiscono attacchi violentissimi e sono costretti a percorrere un sentiero molto più lungo e in ogni caso sempre rischioso.
Spesso anche i pastori, spesso poco più che bambini, che portano al pascolo pecore e capre, si imbattono in quelli che per la loro ferocia vengono addirittura chiamati “cacciatori di arabi”, ovvero i responsabili della “sicurezza” delle colonie, che cercano di confinare gli allevatori in aree sempre più piccole, approfittando di un antico articolo di legge risalente agli statuti ottomani che prevede la statalizzazione, o meglio in questo caso l’espropriazione a favore degli israeliani, dei terreni non utilizzati da più di dieci anni.
Per far fronte a questa situazione gli abitanti di queste terre si sono uniti nel “Comitato Popolare delle colline a sud di Hebron”, che ha la sua roccaforte nel villaggio di At-tuwani, dove è nata anche la prima cooperativa di donne in quest’area.
Da queste parti hanno deciso di tentare la strada della resistenza pacifica, essendo poche centinaia di famiglie tradizionalmente esperte di agricoltura e pastorizia. Il comitato ha anche deciso di cercare collaborazione e sostegno da organizzazioni internazionali e di attivisti israeliani, che spesso riescono a scortare i bimbi a scuola, vincere cause legali contro i coloni, offrire tutele mediatiche agli abitanti autoctoni.
A volte però anche i volontari internazionali subiscono attacchi, in particolare nel 2004 molti dei presenti nei villaggi vennero violentemente attaccati. Lo “scandalo” fu talmente forte che il governo israeliano fu obbigato a disporre la scorta dell’esercito per il tragitto dei bimbi verso la scuola, ma spesso le truppe tardano ad arrivare o non si presentano proprio, lasciando i ragazzini esposti al pericolo delle aggressioni, che comunque si registrano tutt’ora con la frequenza di due/tre volte al mese, anche in presenza dei soldati.
At-tuwani si trova in area C, cioè sotto il totale controllo civile e militare israeliano.
Oltre alle violenze dei coloni, la vita nel villaggio è minacciata anche da quella delle autorità, che come in tutta la West Bank, cercano di cacciare i legittimi abitanti dalle loro terre. Avvelenamenti di capre, arresti arbitrari, intimazioni di sgombero, taglia di luce e acqua corrente e addirittura l’erezione di un muro per isolare la zona.
La resistenza dei comitati popolari e delle associazioni israeliane e internazionali sono riusciti a imporre gli allacci elettrici e idraulici, l’abbattimento del muro e addirittura il riconoscimento di un piano regolatore autonomo che permette, unico caso di tutta la West Bank, di costruire edifici in cemento senza dover ricorrere ai permessi israeliani che ovviamente non arrivano mai.
Nonostante questo, però, alcuni edifici sono sotto ordine di demolizione, ma la resistenza continua e, anzi, nell’ultimo anno un nuovo asilo è stato eretto poco fuori dai confini del piano regolatore, perchè resistere per esistere qui ad At-tuwani significa lottare ogni giorno per ogni metro di terra in più o in meno.