GIOVEDI 16 LUGLIO alle ore 19.00
al San Siro Street Festival – piazza Selinunte, Milano.
Un incontro tra diverse persone e realtà del quartiere, tra chi quotidianamente, a modo suo e partendo da punti di vista e prospettive spesso differenti, lavora per costruire un quartiere migliore e opportunità maggiori insieme e per i suoi abitanti.
Un momento per conoscersi, rincontrarsi, confrontarsi e condividere le idee per i prossimi mesi di attività…e perchè no, condividere anche l’atmosfera di socialità del festival nel cuore del nostro quartiere!
> leggi il testo di convocazione dell’assemblea:
San Siro è uno dei quartieri periferici della città che subisce le conseguenze dell’abbandono delle istituzioni dal punto di vista edilizio ma non solo.
Anni e anni di malagestione del patrimonio pubblico, di affari sulla pelle dei più poveri hanno reso palese le speculazioni portate avanti dai pochi che hanno gestito l’ edilizia pubblica come se fosse cosa loro e non come un diritto ed un bisogno fondamentale di tutti: 10.000 case vuote e ben 29 000 unità abitative Aler sono a rischio per caduta di rivestimenti, folgorazione e intossicazione.
Si è continuato a speculare sul patrimonio pubblico anche con la costituzione di società fittizie come Asset, controllata interamente da ALER, al fine di gestire operazioni immobiliari ad alto rischio.
Tutta questa gestione speculativa ha prodotto 400 MILIONI di € di buco di bilancio mentre ci sono ben 23000 famiglie in attesa di una casa popolare e si stima che il fabbisogno abitativo nel 2014 sarà di 450mila vani di edilizia sociale.
Ma l’ emergenza abitativa riguarda tutta Milano e la Lombardia che riveste il triste primato di capitale degli sfratti, 14 533 provvedimenti emessi nel 2014, le sentenze negli ultimi 5 anni sono aumentate del 45%.
Un’emergenza che non si può pensare di affrontare attraverso sgomberi e sfratti che andrebbero ad accrescere la quantità di metricubi di sfitto che esiste nella regione Lombardia, che risulta al top delle classifiche anche per la quantità di vuoto esistente.
Una situazione abitativa aggravata da quei processi di gentrification che relegano i poveri in zone periferiche, ai margini della città, con sempre meno servizi e opportunità.
Una ghiotta occasione di speculazione per ALER e istituzioni che stanno portando avanti ingenti piani di vendita degli alloggi popolari a partire dai quartiieri più centrali Le soluzioni ci sono, e cominciano dall’assegnazione di queste case vuote e dall’ autorecupero dell’ immenso patrimonio sfitto privato e pubblico
In questa situazione di forte precarietà abitativa provano a svuotare i quartieri popolari anche da tutte le altre componenti sociali, tra cui i piccoli negozianti, aumentando l’affitto ai commercianti.
Un’ assurdità che in tempi di crisi si vada a colpire con affitti da strozzinaggio proprio i piccoli imprenditori che hanno investito su zone periferiche della città che devono rimanere luoghi vivi e attraversabili da tutti durante l’ intera giornata.
I tagli continui a tutto ciò che è sociale, hanno messo a dura prova quello che è il tessuto stesso, importante soprattutto per chi ha poche risorse individuali per affrontare diverse problematiche: mancanza di redditto, difficoltà con la lingua italiana, condizioni di degrado e abbandono di alcune zone del quartiere, minori in difficoltà e a rischio abbandono scolastico, famiglie fragili dal punto di vista sociale.
Un quartiere vivibile non è di certo un quartiere dormitorio in cui viene costantemente abbandonato chi lo abita, un mero aggregato di case e di persone senza nessuna immaginazione delle possibili strade di meticciato e contaminazione tra culture e stili di vita diversi. Un’ idea di quartiere in cui gli abitanti sono passivi, rintanati a casa, isolati ognuno nei propri problemi.
Sappiamo che un vero cambiamento non può che passare per una partecipazione diretta di chi vive i quartieri, attraverso il protagonismo di ognuno e il mutualismo con il proprio vicino, nella consapevolezza che solo mettendo a valore le potenzialità di ognuno si può generare un circuito virtuoso che può davvero cambiare i territori.
Una partecipazione reale nei territori è un antidoto al diffondersi di meccanismi di racket e speculazione, che non sono altro che il risultato dell’abbandono, un business che è l’altra faccia della medaglia dell’ arricchimento sulla pelle dei piu’ poveri portato avanti da ALER.
Sono diverse le esperienze nate in questi anni nel quartiere di San Siro che provano a migliorare la qualità della vita, dai progetti di riqualificazione di luoghi e spazi abbandonati, attraverso la socialità e l’ arte urbana, alle tante attività con i minori e le loro famiglie, alle iniziative dentro e fuori le scuole del quartiere, alle attività di sport popolare, ai momenti di incontro a partire da un buon film o buon libro, a chi ha scelto, infine, di narrare alla città il quartiere San Siro per far conoscere l’ umanità delle tante storie di vita aldilà dei numeri e delle statistiche.
Ci piacerebbe inaugurare il festival di San Siro, 5 giorni di festa nel cuore del quartiere in piazza Selinunte, con un’ assemblea in cui insieme continuare a costruire un altro quartiere possibile, in cui immaginare strade e percorsi per rendere San Siro un posto migliore in cui abitare e vivere, attento ai suoi luoghi e alla sua memoria, alle sue giovani generazioni, ai suoi abitanti e alle condizioni di vita che vivono.
Non lasciamo spazio a degrado e abbandono, “riqualifichiamo” insieme San Siro, moltiplichiamo le attività, i progetti, i momenti d’ incontro, per un quartiere solidale e meticcio.
COMITATO degli ABITANTI di SAN SIRO