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È iniziata Eunavfor Med, la nuova operazione di difesa della Fortezza Europa, per ora ferma alla prima fase, quella che prevede l’identificazione e la schedatura di ogni mezzo e persone che transiti per le acque del Mediterraneo. Un’operazione che nelle sue due fasi successive, già approvate e sostenute dall’UE e dalla NATO, prevederà l’abbattimento delle imbarcazioni su cui viaggiano i migranti e lo smistamento dei migranti stessi (quelli che saranno “salvati”) in giro per l’Europa, come tanti pacchi postali.
Federica Mogherini, Alto Rappresentate per la Politica Estera dell’UE, ha chiarito che le barche verranno affondate prima che vengano utilizzate e gli scafisti (leggi: quelli che guidano la nave) verranno arrestati: non si capisce esattamente quali criteri di chiaroveggenza dell’UE permetteranno di capire la destinazione d’uso delle imbarcazioni o l’identità degli “scafisti”, visto che spesso a portare i migranti da una sponda all’altra del Mediterraneo sono pescherecci e a guidarli sono quei migranti che vogliono arrivare in Europa ed hanno qualche competenza in fatto di navigazione.
Ma tant’è, sappiamo perfettamente che non interessa a nessuno tutelare la vita, la dignità i diritti delle migliaia di persone che ogni anno affrontano le onde e le correnti del Mediterraneo alla ricerca di un futuro diverso e possibile: altrimenti non si spiegherebbero le condizioni disumane dei CARA e dei CIE, le speculazioni che le cooperative fanno sulla pelle di migranti e rifugiati, la negazione costante di diritti che la clandestinità impone.
Quello che invece interessa è estendere e rafforzare una volta di più i confini della Fortezza Europa, rimpinzare con nuovi fondi e finanziamenti l’industria delle armi e della sicurezza (le stime dei costi dell’operazione sono di 14 milioni di euro).
Perché nonostante i molti punti oscuri della nuova operazione di esternalizzazione dei confini europei, alcune cose sono molto chiare: innanzi tutto, l’operazione autorizza le forze armate di mezza Europa ad agire nei porti e all’interno delle acque territoriali libiche più o meno in assoluta autonomia. E se tutti i ministri e rappresentanti UE si sbracciano nel garantire che non ci saranno “operazioni di terra in Libia” (ovvero in quel pantano creato dalla guerra per la liberalizzazione delle risorse energetiche libiche voluta in primis da Francia e USA), hanno però già comunicato che le operazioni di “incursori” (le forze speciali) non sono considerate operazioni di terra (cosa siano esattamente, a questo punto, rientra nei punti oscuri).
Altro punto chiaro della faccenda è quello per cui la nuova operazione di Battaglia Navale (visto il tirare a indovinare con cui si affonderanno le imbarcazioni, ci sembra che il nome abbia perfettamente senso) permetterà di sperimentare in contesti non di guerra (perché comunque non ci risulta che pescherecci siano imbarcazioni militari) armi e strumentazioni che invece di guerra lo sono eccome: da tutta Europa, infatti, convergeranno sul Mediterraneo flotte, elicotteri militari e droni. Soprattutto i droni, infatti, saranno la grande new entry dell’operazione. Questi simpatici missili telecomandati permetteranno, infatti, ai comandanti del Comando Centrale di Roma di giocare a battaglia navale comodamente seduti nelle loro poltrone. Non solo, saranno anche un’ottima scusa per iniziare una join venture tutta europea per la costruzione di un nuovo drone da immettere sul mercato internazionale.
Chi pensa che la nuova battaglia navale iniziata dalla Fortezza Europa abbia l’obiettivo di salvare delle vite, è pazzo o in malafede. È solo l’ultima di una lunga serie di operazioni che alzano muri e irrigidiscono le frontiere, che negano diritti e dignità, solo che questa volta la Fortezza Europa passa anche all’attacco e dichiara guerra. Ma noi sappiamo che le persone, la lotta di chi vuole un futuro e una vita più degna non si può fermare, né con i muri né con i droni.
#StopWarNotPeople
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