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2 maggio 2015

Compagne ecompagni zapatisti delle comunità basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Compagne, compañeroas e compagni della Sexta nazionale e internazionale.

Sorelle e fratelli del Messico e del mondo.

Salutiamo la famiglia del compagno Luis Villoro.

Benvenuti in terra ribelle che lotta e resiste, in terra Zapatista.

È un onore avervi con noi e con le Basi di Appoggio Zapatiste delle 5 zone.

Benvenuta la famiglia del compagno Maestro Zapatista Galeano.

Vi abbracciamo, compagne e compagni della famiglia del compagno Galeano, come abbracciamo la famiglia del compagno Luis Villoro.

Dobbiamo dare e saper dare l’onore che meritano per la missione che i nostri compagni Galeano e Luis Villoro hanno compiuto.

Compagni, compagne e compañeroas, fratelli e sorelle, oggi siamo qui non per ricordare, ma per la mancanza fisica dei compagni Galeano e Luis Villoro.

Siamo qui per ricordare e parlare della lotta che hanno portato avanti nelle loro vite, del loro lavoro, la loro resistenza.

Non siamo qui a ricordare la morte, ma quello che hanno lasciato da vivi, e dobbiamo far sì che continuino ad essere vivi nella lotta e nel lavoro.

Siamo noi che dobbiamo tenere vivi per sempre coloro che hanno dato la vita per un mondo nuovo, hanno costruito per il popolo.

Non siamo qui per erigere una statua.

Una statua non trasmette vita, non dà vita un museo, non parlano.

Siamo noi che parliamo e che dobbiamo far sì che vivano e per generazioni ci saranno statue e musei nei nostri cuori e non semplicemente come un simbolo.

Ci ha fatto molto piacere che ci hanno parlato più della vita di lotta del compagno zapatista Don Luis Villoro, che in altre parti è conosciuto come teorico ma qui lo conosciamo nella pratica, in altre parti lo conoscono come filosofo ma qui lo conosciamo come zapatista.

Ringraziamo chi ha lottato e lavorato al suo fianco perché ci hanno parlato di lui, dei suoi altri pezzi di vita.

Così noi zapatisti vi parliamo di un altro pezzo.

Per esempio, grazie al compagno Luis Villoro, e ad altre persone come lui, ci sono cliniche e scuole per l’educazione Zapatista.

È il frutto del suo lavoro.

Ma non bastava, c’era bisogno anche di gente che costruiva, come il compa Galeano e poi altra gente che promuova e che si realizzi il sogno poi di organizzare gli alunni e le alunne.

E questo ha fatto il compagno Galeano, ha costruito e lavorato ed ha cominciato a farlo funzionare.

Così siamo organizzati noi popoli Zapatisti.

Grazie all’aiuto del compa Luis Villoro e di altre ed altri come lui il compa Galeano è diventato maestro.

Ci rispettava e noi lo rispettavamo, ci ha trattato da uguali, ha creduto in noi e noi abbiamo creduto in lui, abbiamo lavorato per lo stesso scopo, senza incontrarci fisicamente, cioè si può costruire molto senza incontrarsi fisicamente.

Così è stato, per esempio, per la Sexta che ha collaborato a livello mondiale per la ricostruzione della scuola e della clinica alla Realidad zapatista, sopra il sangue del nostro compagno Galeano.

I compas Luis Villoro e Galeano non si conoscevano, ma insieme hanno lavorato per costruire una stessa libertà.

Abbiamo ascoltato anche parti della vita di lotta del compa Galeano.

Per prima cosa decise di lottare, e poi chiedere appoggio, quindi organizzare la costruzione, e poi organizzare i promotori, per ultimo occuparsi delle alunne e degli alunni.

Questo richiede l’organizzazione.

Perché il compa Galeano era ed è miliziano, capo comando di milizia e poi sergente. Rappresentante Regionale del gruppo giovanile, membro dei MAREZ, Municipio Autonomo Ribelle Zapatista, maestro della scuola Zapatista ed era stato eletto per essere membro della Giunta di Buon Governo.

Questo significa ORGANIZZAZIONE.

Diventò maestro ed ha tenuto lezioni per gente di molte parti del mondo che hanno partecipato al corso “La libertà secondo le zapatiste e gli zapatisti”.

Perché c si deve organizzare per potersi liberare dal sistema capitalista.

Perché il popolo si libera da solo, nessuno gli regala la libertà, nessun leader, uomo o donna che sia, gli darà la libertà.

Perché i capitalisti non rinunciano, non si pentono e non smettono di sfruttare il popolo.

Perché non può umanizzare il sistema capitalista.

Per farla finita con questo sistema, bisogna distruggerlo, per questo bisogna organizzarsi.

Il compa Luis Villoro vide gli zapatisti lo stavano facendo, non dubitò di accompagnarli, di lottare, di lavorare ed appoggiare la lotta e l’organizzazione che rappresentò nella sua vita il compa Galeano.

Magari ci fossero altri Luis e Luisa e Luisoas Villoros, Villoras e Villoroas.

Non si finisce mai di organizzarsi, perché c’è bisogno di organizzazione per la costruzione e per vigilare su quanto si è già costruito.

Affinché non ritorni lo sfruttamento sulle persone, come ora si sfruttano uomini e donne e coloro che non sono né uomini né donne.

Affinché il popolo si autogerni.

Questo vuole l’organizzazione. L’organizzazione è fatta da comunità, donne, uomini ed otroas.

E dopo aver ascoltato, vogliamo dirvi questo:

C’è chi pensa che siamo un’organizzazione di indigeni o di messicane e messicani, invece no.

Siamo un’organizzazione di zapatisti, indigeni e non indigeni, proprio come vediamo qui, in questo omaggio ai 2 compagni zapatisti.

Siamo in Messico perché qui siamo nati, è la nostra geografia.

Come chi lotta per la libertà del popolo Curdo, gli è toccato perchè sono nati lì.

Ad ognuno tocca dove si trova. Come fa la Sexta in Messico e nel mondo che lotta dove gli tocca.

Per questo diciamo la geografia di ognuno, l’angolo del mondo dove ognuno si ribella e lotta per la sua libertà, per la libertà.

Qui è necessario avere ben chiaro cosa significa essere zapatisti.,

Essere zapatista vuol dire essere deciso, decisa, decisoa, ben forte.

Perché non c’è da supporre nulla, ma c’è da lavorare, organizzare e lottare in silenzio fino alle ultime conseguenze, cioè, teoria e pratica.

Indossare un passamontagna non significa essere zapatista, ma è organizzarsi e distruggere il sistema capitalista.

Dire a parole “sono zapatista” non significa essere zapatista, ma è lottare fino alla morte.

Parlare di zapatismo non significa essere zapatista, ma è lavorare collettivamente con i popoli organizzati.

Non significa niente essere zapatista quando va di moda esserlo, e non esserci quando si soffre per le aggressioni del malgoverno.

Indossare divise, mascherarsi, non significa essere zapatisti, per poi arrendersi al malgoverno, perché lo zapatista non si arrende.

Non è essere zapatista dire io sono comandante dell’EZLN e dialogare col malgoverno per progetti o soldi, perché lo zapatista non si vende.

Non è essere zapatista mettersi al servizio di quelli che ricercano solo cariche e soldi e lottano solo ogni 6 anni.

Lo zapatista lotta per un cambiamento totale e lotta tutta la vita e non tentenna. Cioè non cambia il suo pensiero secondo la moda o secondo la convenienza.

Non è essere zapatista stare con il piede in due scarpe, con i partiti e zapatista. Perché i partiti voglio solo cambiare il colore di chi comanda. Invece lo zapatista vuole cambiare tutto il sistema, non una parte, ma tutto. E che il popolo comandi e nessun altro lo comandi.

Non è essere zapatista non avere mai paura. A volte si ha paura, ma si controlla e si continua a lottare.

Non è essere zapatista avere molta rabbia e non organizzarsi, ma ci si deve organizzare con molta dignità.

Chi dice quando sei zapatista? I popoli.

Chi dice come è essere zapatista? I popoli.

Chi dice fino a quando si è zapatista?

Non c’è chi dice “basta hai finito”, ma devi andare avanti fino alla morte compiendo il sacro dovere di liberare il popolo sfruttato, e anche da morto si continua a lottare.

Per questo rendiamo questo omaggio, per ricordarci e ricordarvi che, anche se la morte arriva a cercare di farci dimenticare, continuiamo ad essere vivi nel popolo, nella lotta, per la lotta e per la lotta dei popoli e così la vita prosegue e la morte perde.

Grazie.

Subcomandante Insurgente Moisés Messico, Maggio 2015

Testo originale

Traduzione “Maribel” – Bergamo

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