DALLA RETE : Art Lab Occupato e Rete Diritti in Casa – Parma
Oggi, 25 Aprile 2015 ricorre il 70° anniversario della liberazione, oggi a Parma è stato liberato un nuovo spazio.
Da Parma a Kobane passando per il Mediterraneo ( leggi comunicato )
Per noi non si tratta soltanto di una ricorrenza poiché cerchiamo di renderla pratica quotidiana attraverso diverse forme di resistenza.
Resistenza fatta di lotta al sessismo, al razzismo, al fascismo, di opposizione agli sfratti, di solidarietà e collaborazione; resistenza che assume un’importanza particolare in un momento storico nel quale troppi sono i diritti che ci vediamo sottrarre costantemente.
Erosione dei legami sociali; concatenazione di luoghi anonimi dispersi e privi di confini riconoscibili; declino degli spazi pubblici, considerati territori pericolosi da disertare. Tutto ciò ha riempito il nostro quartiere di luoghi in cui gli individui sono consegnati all’isolamento, all’auto reclusione e al reciproco controllo nel momento in cui l’organizzazione dello spazio e della vita quotidiana rompe i legami sociali e le forme di solidarietà.
Ne è diretta conseguenza la richiesta di maggior sicurezza, incentrata proprio sull’idea di rendere la vita urbana ancora più sterile e anonima.
È ovvio che strade che vivono solo in funzione delle merci e che si svuotano nel momento in cui il ciclo produttivo della giornata s’interrompe, diventano inospitali e “pericolose”, perché non ospitano più relazioni sociali consolidate.
Decenni di organizzazione della solitudine e dell’alienazione hanno prodotto l’odierna cultura della paura.
Siamo convinti che l’attuale organizzazione delle città sia disgregante per i cittadini che li abitano, respingente per i rifugiati che vi approdano dopo essere sfuggiti alle guerre e alla fame, di cui i nostri stessi governi sono concausa, e subordinate a quei poteri che da anni stanno portando avanti progetti di privatizzazione, limitazione dei servizi pubblici e svendita del patrimonio pubblico proprio in un momento di crisi in cui dovrebbe essere messo a frutto per la collettività e le potenzialità delle fasce più deboli.
Diretta conseguenza di questa gestione delle città, orientata al mero guadagno all’insegna della frenetica cementificazione e completamente avulsa dai bisogni di una società sempre più in crisi si traduce nella ormai dilagante emergenza abitativa. Emergenza che conta nella nostra città, come nel resto d’Italia, numeri da capogiro, nel solo 2014 gli sfratti ordinati dal tribunale di Parma sono stati 740. A questi, ormai in fase avanzata, vanno aggiunte le situazioni di effettiva morosità ancora non “certificate” da una sentenza. La situazione non sembra migliorare con il nuovo anno, solo grazie alla Rete Diritti in Casa dal 1°gennaio ad oggi gli sfratti rinviati sono 46.
Nel paradossale sistema incentrato sul paradigma “produci-consuma” le persone senza casa convivono con palazzi vuoti. Un esempio è la Residenza Sant’Ilario : una struttura pubblica che l’Università degli Studi di Parma ha dato in mano alla Fondazione Falciola, legata a Compagnia delle Opere (braccio economico di Comunione e Liberazione) destinandola, di fatto, ad una gestione fallimentare fatta di spreco di denaro pubblico e permettendo che venisse resa a tutti gli effetti una struttura alberghiera più che un alloggio per studenti (50€ al giorno per una doppia e 60€ per una singola), struttura inutilizzata dal 20 Dicembre 2014 dopo meno di due anni dall’apertura.
Come possiamo rimanere in silenzio davanti al progetto di ampliamento di tale struttura?
Non solo in termini di metratura ma soprattutto nella riproposizione di un modello sbagliato di utilizzo di luoghi destinati alla collettività per consegnarli nuovamente allo sfruttamento col solo scopo di lucro. Come si può pensare di investire in progetti di questo tipo, decidendo di seguire gli interessi dei gruppi di costruttori invece che le attitudini e le necessità di chi vive la città e i quartieri?
Nonostante tutto questo anche nei nostri disperati e disperanti quartieri ci sono manifestazioni significative della forza di opposizione alla rassegnazione. Nonostante la necessità di annullare lo “spazio”, non possono di fatto materialmente riuscirci del tutto e nello scarto prodotto dal contrasto tra questa volontà e la realtà fisica si aprono spazi imprevisti che offrono alle persone possibilità di affermare nuove forme di vita, di liberare e vivere diversamente dei luoghi, creare delle possibilità.
La nostra esperienza è partita dal bisogno abitativo coniugato con la necessità condivisa di una riqualificazione urbana e sociale della città. Riteniamo che l’unico modo “sano” per far fronte all’emergenza abitativa sia il riutilizzo e il recupero di edifici pubblici in stato di abbandono o privatizzati a scopo di lucro, spesso situati in zone centrali della città, attraverso il coinvolgimento attivo degli abitanti per fini abitativi e sociali così da restituire alla città spazi aperti e fruibili come punto d’incontro e scambio di soggetti, iniziative e culture diverse.
È un mutamento profondo di prospettiva: una visione del modello sociale ispirata a principi di giustizia, democrazia reale, redistribuzione equa delle risorse, cooperazione e mutuo aiuto.
È una risposta concreta alla crisi economica e al default della democrazia rappresentativa: stiamo provando a costruire un’alternativa, a liberare e mettere in comune energie per una vita degna. Per dare potenza al “noi” e superare l’individualismo e la competizione che hanno segnato gli ultimi decenni del nostro paese.
Vogliamo che tutto questo si contrapponga in maniera costruttiva alle politiche predatorie che, attraverso le cosiddette “grandi opere” di cemento ed eco-marketing (TiBre, F.I.Co., Expo, TAV, Master Town etc.), si impongono sui nostri territori, vicini e lontani, coprendo le solite logiche di mercato devastatrici sotto la nuova veste dell’etica ambientale.
Vogliamo una città che non lasci i cancelli chiusi e gli edifici in balia di topi e ragnatele, mentre le persone sono in mezzo alla strada.
Abbiamo deciso di fare l’ennesima scommessa, di sperimentare nuove forme di socialità, di formazione e di sapere. Insieme abbiamo la capacità di invertire la rotta, di costruire un’effettiva partecipazione ai processi democratici e contrastare l’ormai dilagante guerra tra poveri.
Partendo da un luogo simbolico vogliamo collaborare in sinergia per la progettazione di un quartiere rinnovato e innovativo, pensato e costruito dal basso, dai cittadini stessi, che facendo leva sulle proprie forze e capacità, si occuperanno di ripensare il territorio e trasformarlo. I nuovi progetti si svilupperanno in rete con gli altri, verso un obiettivo comune, mettendo a disposizione di tutti i propri saperi e le proprie competenze in una comunità di persone che si arricchisce reciprocamente. Ogni progettualità darà nuova vitalità al quartiere, migliorando le condizioni di vita, la formazione professionale e l’inclusione sociale. Lavoreremo affinché il quartiere diventi un modello da imitare per la gestione, la riqualificazione e la creazione di nuove “economie” sostenibili. Quello che promuoviamo dunque è una nuova organizzazione puntando su una rete autogestita di spazi di coworking che stimoli la creazione di alternative grazie alle quali sottrarsi allo sfruttamento, in tutte le sue forme, e poter organizzare e creare un’alternativa veramente degna. Un modello da esportare nelle altre numerose zone della città, dove spesso la mano pubblica stenta a comprendere le complessità e le integrazioni tra le azioni che possono garantire veramente una ricomposizione tra tutti quei soggetti che la società ha diviso, separato e allontanato, bloccandone una qualsiasi forma di comunicazione.
Sostituiamo il mutuo aiuto,l’attività sociale, politica e culturale alla speculazione edilizia!
Per tutti questi motivi vi invitiamo a partecipare numerosi all’ ASSEMBLEA PUBBLICA delle 18 COSTRUIAMO INSIEME L’OLTRETORRENTE LIBERO E SOLIDALE!
Art Lab Occupato e Rete Diritti in Casa – Parma
Da Parma a Kobane passando per il Mediterraneo
Oggi, 25 aprile 2015, abbiamo deciso, scendendo nelle strade con uno striscione che rappresenta quello stesso Oltretorrente che già nel ’22 si ribellò e respinse il fascismo, di ridare senso alla solita parata istituzionale per la ricorrenza della Liberazione.
Abbiamo attualizzato e internazionalizzato il concetto di resistenza, dedicando la giornata ai compagni e alle compagne kurde e a tutte le persone che hanno perso la vita mentre attraversavano il Mediterraneo in cerca di una vita degna, deviando dal percorso ufficiale e compiendo un atto di resistenza, liberando uno spazio tolto all’uso pubblico dall’ennesima azione speculativa di questa città.
Lo spezzone ha deciso di non condividere la piazza con gli stessi rappresentanti di quella dittatura economica, che differisce da quella fascista solo per il livello di ipocrisia, e che attraverso normative come il jobs act, la buona scuola, il piano casa, sancisce l’intoccabilità dei privilegi di pochi, ottenuta con la distruzione dei diritti e dei bisogni basilari dei più.
A tal fine è stata occupata la residenza S.Ilario, dove ora vivranno quaranta persone tra precari e in un secondo momento studenti. La residenza S.Ilario era un edificio di proprietà del demanio, lasciato in gestione, risultata poi fallimentare, alla Fondazione Falciola, affiliata alla Compagnia delle Opere, per 51.000€/anno. Questo complesso, pur risultando sulla carta una residenze per studenti facente parte del MIUR, era in realtà un vero e proprio albergo; basti pensare che i costi delle camere a notte oscillavano tra 50€ e 60€, tutto questo finanziato con fondi pubblici elargiti a privati senza alcun beneficio sociale come ritorno.
Oggi la residenza S.Ilario si chiama Nomas Hotel. Per noi è la creazione di un progetto condiviso e aperto alla discussione democratica in nome dei valori dell’uguaglianza e del mutuo soccorso.
Un’occupazione abitativa per studenti, precari e famiglie in difficoltà, ideato per diventare un punto di riferimento del e per il quartiere Oltretorrente.