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Dopo il corteo studentesco e dello sciopero della mattina, ieri sera la marea è tornata: in 15 mila abbiamo percorso le strade della città inondandole di rabbia e gioia.

Dal 1 gennaio al 26 febbraio ci sono già stati 46 omicidi di cui 18 di donne. Di questi 17 sono avvenuti in ambito familiare e affettivo, e di queste 11 hanno trovato la morte per mano di un partner/ex partner. I dati sono in aumento di anno in anno, soprattutto dall’anno della pandemia.

Molto spesso, le donne vittime di femminicidio hanno denunciato, ma non sono state ascoltate o credute e sono state lasciate sole in situazioni di violenza.

Siamo in piazza anche pr loro e per quei corpi che non possono essere con noi e che non hanno voce, come le persone morte nelle acque di Cutro pochi giorni fa e tutt* quell* che attraversano il mare e la terra ostili, in cerca di una vita migliore!

Durante il corteo numerose sono state le tappe che abbiamo toccato per denunciare la mancanza di diritti fondamentali.

Abbiamo tracciato una pista ciclabile perchè vogliamo una mobilità sostenibile, con piste ciclabili protette, integrate con un trasporto pubblico adeguato, anche nelle periferie, e accessibile economicamente!

Sei incidenti al giorno tra bicicletta e monopattino: a Milano gli incidenti in bici nel 2022 sono aumentati del 31% e sono anche diventati più gravi: i codice rosso sono aumentati del 133%, proporzionalmente molto più di quelli gialli (43%) e verdi (26%).

Abbiamo sanzionato #Coima, fondo d’investimento per case di lusso, finanziato dal governo con 10miliardi di euro del PNRR previsti per la “riqualificazione urbana”.

Cosa ci stanno facendo con questi soldi e dove hanno investito sino ad ora? Citylife, Porta Nuova Garibaldi, Scalo di Porta Romana, Nuovo Villaggio Olimpico.

Ecco perché gli affitti triplicano ed è impossibile trovare casa, ecco perché mancano soldi per le case popolari che cadono a pezzi, ecco perché Milano è sempre più invivibile! 

Lottiamo per riappropriarci dei nostri diritti, per una città transfemminista libera da razzismo e patriarcato. Vogliamo una città a misura di tutt*, basta con l’edilizia di lusso! Per una Milano più verde e inclusiva!

CASA 🔹DIRITTI 🔹 DIGNITÀ

Abbiamo puntato il dito contro i consultori cattolici antiabortisti, contro l’obiezione di coscienza, contro Regione Lombardia, che non ha avuto alcuno scrupolo a prendersi gioco della salute di tutt* noi e che continua ad essere complice di tragedie individuali e collettive.

In 5 ospedali lombardi l’obiezione di coscienza è al 100%, in 11 all’80%, solo in Otto è sotto al 50%

L’obiezione di coscienza nel servizio sanitario nazionale è illegittima perché lede il diritto all’autodeterminazione delle donne: vogliamo il pieno accesso a tutte le tecniche abortive (chirurgiche e farmacologiche) per tutte le donne (native e migranti) che ne fanno richiesta.

♦ Per questo vogliamo educazione sessuale per poter decidere, contraccezione gratuita per non abortire, aborto libero e sicuro per non morire!

♦ Per questo vogliamo #moltopiudi194

♦ Per questo vogliamo una sanità pubblica, laica, che non metta la mercificazione dei corpi prima della nostra salute!

Siamo passate davanti all’Agenzia delle Entrate, emanazione diretta del Ministero dell’economia e delle Finanze, perchè non siamo piú disposte a pagare il prezzo della crisi economica,della pandemia e delle guerre.

La politica economica del governo (con la legge di bilancio 2023) si propone di conciliare famiglia e lavoro, ma sappiamo bene cosa significa la propaganda sui valori della famiglia tradizionale e sulla salvaguardia del lavoro e delle imprese per tutt* noi: lavoro di cura che pesa sulle spalle delle donne, gender gap, dipendenza economica, esposizione alla violenza, sfruttamento.

Siamo qui, oggi, perché pretendiamo un reddito di autodeterminazione universale che permetta a tutt* indipendenza economica e possibilità di uscire da situazioni di violenza.

RIDATECI CIÒ CHE È NOSTRO PERCHÉ SIAMO QUI PER RIPRENDERCELO!

Le vie e le piazze della nostra città sono quasi sempre dedicate a uomini eterosessuali e cisgender, preferiti alle donne e alle persone lgbtqiap+, anche quando si tratta di colonizzatori e stupratori o sterminatori in qualche guerra. Le strade intitolate a donne sono meno di quelle dedicate ai monti, ai fiori e agli arbusti. Così la città si fa specchio della tessitura narrativa della storia che ci hanno insegnato.

Una storia a metà dove donne, persone lgbtqiap+, disabili non trovano spazio.

Nella città transfemminista che vogliamo, intitolare una piazza o una via a chi da sempre è esclus* dalla narrazione ufficiale, diventa un’occasione per contrastare la cultura della violenza attraverso la memoria e la conoscenza di un’altra Storia.

Le strade sicure le fanno le donnǝ che le attraversano e se queste strade non fossero dedicate a colonialisti e stupratori sarebbe anche meglio!

Ormai nel nostro Paese sono sempre più istituzionalizzati violenza e razzismo.

In via Cagni, presso gli uffici della Questura, vengono raccolte le richieste di protezione internazionale. Ma le procedure non sono garantite, come non è garantito un trattamento umano di persone in fila al freddo non per ore, ma per giorni!

Centinaia di persone ammassate, in condizioni di caos pericoloso, delle più diverse nazionalità: egiziana, srilankese, venezuelana, colombiana,peruviana, albanese, brasiliana e molte altre.

Tutte in attesa per aspettare la selezione, del tutto aleatoria, delle poche persone che alla fine riescono ad essere ammesse negli uffici e iniziare le procedure utili per lo status di rifugiato, in un vero e proprio meccanismo di crudele lotteria. Tra queste, molti bambini.

Le persone considerate “di troppo” allontanate da polizia in tenuta antisommossa, nell’atto di criminalizzare chi sta cercando di esercitare solo un suo diritto.

Dove è finita l’umanità? In una città come Milano che si affanna ad essere organizzata e ultra moderna?

Siamo per un mondo senza confini, nè criminalizzazione, nè lager!

Non ci fermeremo fino a quando tutte le persone saranno libere di muoversi e di autodeterminarsi!

DONNA, VITA, LIBERTÀ!

Con questo grido si sono levate le voci di milioni di donne e uomini che nel 2022 hanno deciso di dire basta all’oppressione di una società misogina e patriarcale.

Le torture, le incarcerazioni, le condanne a morte,gli avvelenamenti, non hanno fermato la marea innarestabile di corpi la cui volontà non si è fiaccata, nonostante le prove durissime che ancora dovrà affrontare!

Siamo vicin* alle sorelle ed ai fratelli dell’Iran e di tutti i popoli in rivolta di questo mondo! Dal Kurdistsan, alla Palestina, passando per Afghanistan!

#donnavitalibertà #jinjiyanazadi

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