Il razzismo uccide: basta violenza sui corpi neri.
♦ MILANO: VENERDI’ 5 AGOSTO ORE 19.00 P.ZZA OBERDAN
♦ CIVITANOVA MARCHE: SABATO 6 AGOSTO ORE 14.00 STADIO COMUNALE
Partenza del pullman da Milano ore 6.30 Molino Dorino – per prenotare manda una mail a cambierai2021@gmail.com con oggetto PULLMAN MILANO)
Alika, un uomo invalido originario della Nigeria è stato ucciso nel centro di Civitanova Marche. Tutto questo è frutto di un sistema che si basa su violenza e intolleranza, sulla sopraffazione e il machismo tratti caratteristici della suprematismo.
Non accettiamo più di sentire notizie di questo genere, non ne possiamo più di vedere che alcune vite non valgono, che non meritano rispetto. Non tolleriamo di vedere che il razzismo è istituzionalizzato, che viene giustificato e sminuito come se fossero sempre atti singoli e non frutto di politiche miserabili e acclamate.
Ci manca il respiro ma non smetteremo di riempirci i polmoni per dire che non ci stiamo, senza se e senza ma, che non è il nostro mondo, che le vite nere contano, le nostre vite contano.
9-10-11 settembre parco Sempione Abba Cup, festival per non dimenticare Abba e fermare il razzismo
COMUNICATO DEL COORDINAMENTO ANTIRAZZISTA ITALIANO
GIUSTIZIA PER ALIKA OGORCHUKWU
#SiamoAncoraInPiedi
Il Coordinamento Antirazzista Italiano esprime il suo più sincero cordoglio e vicinanza alla famiglia e accoglie l’appello delle comunità nigeriane a una mobilitazione SABATO 6 AGOSTO 2022 a CIVITANOVA MARCHE alle ore 14.00
“L’ambulante”, “il nigeriano”, “il clandestino”: questi sono alcuni dei termini con cui Alika Ogorchukwu è stato definito dai media italiani, senza preoccuparsi nemmeno di fornire un nome e un’identità.
Questo è il linguaggio mediatico, imbevuto di immaginari coloniali e razzisti, con cui si definisce il corpo Nero, menzionato solo in relazione a sbarchi o crimini e i cui tratti individuali vengono cancellati. Gli incessanti toni allarmistici e ansiogeni di questa narrazione contribuiscono alla costruzione di stereotipi che influenzano l’immaginario collettivo, le cui conseguenze implicano per le persone Nere e razzializzate situazioni di terrore, violenza e morte.
Osservando da vicino, inoltre, ci rendiamo conto di non essere “solo” di fronte ad un episodio di razzismo: questioni di genere, classe, salute mentale e disabilità – unite a idee legate al concetto di razza – formano un’intricata tela di oppressione strutturale che colpisce una certa parte della popolazione.
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Al momento dell’arresto, l’assassino di Alika Ogorchukwu ha dichiarato di aver voluto difendere la propria compagna da “apprezzamenti”, poi smentiti dalla donna stessa. Questo presunto “istinto” di protezione verso la propria compagna, ha ricevuto ampio sostegno.
Il possesso dei corpi femminili, l’annessa infantilizzazione e la violenza che su di essi l’uomo bianco può infliggere impunemente sono eredità di matrice coloniale e schiavile, grazie alle quali il corpo dell’uomo Nero è identificato come potenzialmente pericoloso e dunque da domare, da sorvegliare, da punire.
In tutto ciò, è solo la violenza sulle donne bianche quella che viene immediatamente rilevata e vendicata, poiché i corpi delle donne nere e razzializzate non hanno rivestito storicamente – e tuttora non rivestono – la stessa importanza. Per questo è essenziale che i movimenti femministi e queer formati da persone bianche ci affianchino in questa lotta intersezionale che ci coinvolge tuttǝ.
Ricordiamo anche che Alika Ogorchukwu era un venditore su strada di fazzoletti e piccoli accessori, che è stato ucciso su quello che può essere definito il suo posto di lavoro. Senza diritti nè tutele, il lavoro autonomo di commercio su strada permette ad individui razzializzati di sottrarsi all’ipersfruttamento presente in altri settori che li potrebbe inglobare. Allo stesso tempo, è anche il segno visibile di carenza di politiche di sostegno all’inserimento nel mercato – tanto più per persone razzializzate e disabili – e dell’assenza di serie politiche strutturali contro la disoccupazione e la povertà. Tali condizioni ricadono sulla generazione delle figlie e dei figli, sulle loro possibilità future di mobilità sociale e sul loro destino di classe.
La vicenda di Alika Ogorchukwu mette in luce un ulteriore tema: quello della disabilità. Ogorchukwu è stato una vittima anche dell’abilismo sistemico, a causa del quale in Italia solo 3 persone disabili su 10 riescono a trovare un impiego.
Alla luce di tutto ciò, chiediamo/rivendichiamo:
- Il riconoscimento della matrice razziale che vedrà il nostro costituirci parte civile come persone razzializzate,
- La presa a carico delle istituzioni e della politica delle responsabilità dirette e indirette
- che il mondo dell’informazione italiana inizi ad adeguarsi a una comunicazione corretta e a validare le vite Nere partendo dal rispetto di nomi e cognomi di origine non occidentale
- La rimozione del video dell’omicidio, che alimenta da un lato la pornografia del dolore e dall’altro il trauma della comunità Nera italiana
- ai movimenti femministi e queer di persone bianche di denunciare l’utilizzo strumentale dei nostri corpi e la violenza maschile che viene riprodotta nei confronti di maschilità subalterne e razzializzate;
- Il riconoscimento della violenza maschile all’interno delle minoranze (Saman Abbas, Agitu Ideo Gudeta);
- che le istituzioni intervengano a tutelare economicamente la moglie di Ogorchukwu rimasta vedova, iniziando con il farsi carico delle spese di un funerale che sarebbe un’aberrazione far ricadere su di lei;
- (da figlie e figli di immigrati) una concreta strutturazione di un sistema di welfare, per non dover crescere in una totale condizione di precarietà e violenza classista;
- lo Ius Soli per il figlio di Alika e per tutte e tutti coloro che sono nati e cresciuti in Italia da persone immigrate o che vi risiedono da tanti anni;
- una modifica delle procedure di riconoscimento dei titoli di studi, perchè l’iter divenga più snello;
- a tutti i sindacati di mobilitarsi in nome dell’ennesimo lavoratore morto in assenza di diritti in questo paese.
Perché, nonostante tutto, noi rimaniamo in piedi.