#DECOLONIZETHECITY, per un orgoglio meticcio e queer! Per tutti i nostri corpi dissidenti.
18 giugno ore 17.00 P.zza Duca d’Aosta
2 luglio #Decolonizethepride
3 luglio Disability Pride
ASCOLTA L’INCONTRO CON MIT, Movimento Identità Trans, CABIRIA/UNITA’ DI STRADA del Naga Onlus e ATTIVIST* Queer Bipoc
A 53 anni dai moti di Stonewall, abbiamo ancora bisogno di una scarpa col tacco da lanciare.
Nell’ultimo anno, in Italia oltre 150 persone hanno denunciato aggressioni e discriminazione omo-lesbo-bi-transfobiche. Restano fuori dal conteggio tutti gli episodi che non vengono segnalati, per scelta o impossibilità di chi li subisce.La penisola in cui viviamo è il Paese d’Europa con il maggior numero di assassinii di persone Trans. Le persone socializzate come donne vengono ammazzate al ritmo di un femminicidio ogni due giorni.
Le condizioni di violenza di genere vengono esasperate quando si intersecano con altre forme di oppressione sistemica, come il ricatto economico, la discriminazione abilista, il razzismo strutturale. La guerra non è che l’esempio più estremo della brutalità di un sistema che stupra, confina e annienta i corpi, la loro diversità, i loro desideri, la loro libertà.
Ma la legge Zan pare fosse troppo. Stupid* noi che volevamo #moltopiùdizan.
Attivare una seria prevenzione della violenza maschile contro le donne e di genere nelle scuole, un’educazione al consenso, al rispetto e alle differenze non è nei piani di chi siede al governo.
E’ più facile sfruttare episodi orribili come le molestie di gruppo in piazza Duomo a capodanno, o sul treno a Desenzano del Garda per prendersela con “gli immigrati”, secondo uno schema tristemente noto che utilizza la “sicurezza” delle persone bianche e una supposta “libertà” dei corpi delle donne e delle persone della comunità lgbtq+ per rimarcare il peggior stereotipo coloniale suprematista ed evoluzionista.
“No pride for some of us whithout liberation for all of us”, diceva Marsha P. Johnson.
E allora tiriamo una scarpa col tacco contro la maschilità egemonica, contro il suprematismo bianco, contro l’1%, contro il mito del Super-Uomo, contro le frontiere, contro gli eserciti.
A partire da qui. A partire da noi.
La campagna #decolonizethecity vuole decostruire e trasformare i dispositivi materiali e simbolici razzisti e sessisti presenti nello spazio urbano e nel patrimonio di saperi dominanti.
La campagna #decolonizethecity vuole decostruire e trasformare i dispositivi materiali e simbolici razzisti e sessisti presenti nello spazio urbano e nel patrimonio di saperi dominanti.
Vogliamo continuare a darci la possibilità di costruire una narrazione che parta da noi, sviscerando a partire da una postura intersezionale il nodo del privilegio, o meglio dei privilegi, e delle oppressioni che viviamo e subiamo, come modo per continuare ad alimentare alleanza e alternativa, uno spazio vitale e un altro mondo possibile per tutti i corpi dissidenti.