Venerdì 18 Febbraio, ore 18.30
Al Cantiere, Via Monterosa 84
Disobbedire e disertare guerre e confini: #SafePassage:
Intervento introduttivo in collegamento con la carovana #SafePassage di Mediterranea Saving Humans.
Duccio Facchini, giornalista e scrittore
Giorgio Beretta, Opal (Osservatorio Permanente Armi Leggere)
Naga.
La guerra in Ucraina prosegue, distruggendo Karkhiv, Kiev, Mariupol, mettendo in fuga alcuni miloni di persone strappate alle proprie case, combattendo vicino alle centrali nucleari.
Essere contro la guerra significa battersi per il ritiro delle truppe russe ed il cessate il fuoco, attaccare le complicità di chi con Putin e l’industria militare e fossile russa ha avuto ed ha molti interessi comuni. Contemporaneamente significa rifiutare l’escalation, che rischia di condurre alla terza guerra mondiale, nucleare che si alimenta e alimenta il nazionalismo in ogni luogo perché “ogni guerra semina fascismo”.
Dunque anche riconoscere nella militarizzazione della vita, delle relazioni internazionali, del pianeta la radice: opporsi all’invio di armi, battersi per il disarmo.
Essere contro la guerra significa sostenere il coraggio della resistenza della popolazione civile. Significa disobbedire ai confini. I confini sono la ragione primigenia di ogni guerra e possono diventare un luogo di guerra permanente. Entrambe le cose sono accadute nel conflitto Ucraino e per questo non dobbiamo accettare che altri confini, ad esempio quelli europei, siano di nuovo fonte di sofferenza, luoghi di selezione dell’umanità da salvare e quella perduta.
Già ora con l’arrivo del primo milione di persone la macchina di solidarietà si è manifestata come uno strumento di discriminazione nei confronti di tutte le persone non bianche residenti in Ucraina. Quando in tutte le città d’Europa arriveranno a migliaia, possiamo stare sicuri che i sovranisti soffieranno sulla brace e suoneranno le trombe del razzismo.
Nel frattempo in tutto il mondo infuriano le guerre da cui arrivano quelli che qualcuno chiama i “falsi profughi” e proprio nella Libia in cui l’Europa ha esternalizzato la frontiera Sud, attraverso i lager, i signori della guerra ricominciano a combattersi. Ecco altri urgentissimi corridoi umanitari, di cui tantomeno si parlerà.