Comunicato sulla giornata dello sciopero transfemminista


Come movimento politico femminista e transfemminista diciamo un netto no al conflitto armato, ricordando che a pagarne le conseguenze sono e saranno le soggettività più vulnerabili e l’ambiente a fronte dell’ulteriore arricchimento dell’industria bellica e della finanza speculativa. Per questo chiediamo la cessazione immediata delle operazioni militari.
Riteniamo la guerra la massima espressione della cultura violenta e fascista del patriarcato che combattiamo tutti i giorni a partire da noi stesse.

“Se continua e, come prevedibile, cresce, forse poi non ci sarà nessuno a rendere conto del paesaggio che resterà dopo la battaglia.” Commissione Sexta dell’EZLN, Marzo 2022

Sappiamo cosa vuol dire la guerra per i corpi delle donne. Lo abbiamo visto con gli stupri sistematici usati come strategia.
Per questo la nostra solidarietà va ora a chi vive in Ucraina, già in guerra da 8 anni e ora colpit* da assedi, bombardamenti e scontri a fuoco, ma anche a chi, in Russia, si oppone a Putin e subisce la repressione e il carcere come è sempre stata per chi subisce guerra e repressone.
Noi crediamo che manifestare contro la guerra sia sempre e in particolare in questi giorni, politicamente ed eticamente imprescindibile, perchè la guerra è morte, devastazione e stupro. Aggiungiamo che, nel contesto internazionale, vediamo agitarsi in questo conflitto le brame scioviniste e suprematiste di due superpotenze vecchie, sovraniste e patriarcali incarnate e simboleggiate da due uomini bianchi e ricchi che giocano una partita in cui nessuno vuole retrocedere.
Di fronte al loro declino e al fallimento del modello di società che incarnano, giocano sulla pelle di chiunque si trovi in mezzo, considerate vite subordinate e sacrificabili. In questo contesto anche le rivendicazioni di autodeterminazione dei popoli diventano una giustificazione per guerre che nascondono gli interessi economici di pochi.
La guerra, infatti, non è un’eccezione, ma è funzionale a un sistema economico predatorio, che genera sempre più povertà, devasta i corpi e l’ambiente naturale, che divora acqua e energia e che neanche la pandemia è riuscita a fermare.
Di fronte a questa guerra pretendiamo che cessi il continuo aumento dell’investimento militare e che quelle risorse vengano invece investite nella prevenzione e nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, nell’istruzione e welfare sociale in Italia e nel mondo.
I modelli alternativi a questa società machista che si basa sulla violenza in ogni sua forma come strumento di prevaricazione e di esibizione del potere esistono ed è possibile costruirli. Le lotte femministe sono uno strumento per questa sovversione del presente, e lo dimostra la rivoluzione della Democrazia radicale curda, che non a caso è oggetto di oppressione e bombardamenti da parte di Erdogan nella Siria dell’Est e del Nord e nella stessa Turchia orientale.
Rifiutamo la narrazione eccezionalista ed eurocentrica di questa guerra, che ci vuole schierate da una parte o dall’altra delle due potenze mondiali in competizione per affermare il proprio potere e allargando lo sguardo diciamo no alle politiche prevaricatrici e imperialiste di Putin, ma anche a quelle delle NATO, presentate come forze di pace e di civilizzazione.
Noi siamo contro la guerra, contro tutti i conflitti portati avanti dagli Usa e dalle altre super potenze in altre parti del mondo che, poiché lontane dall’Europa, sono lontane anche dagli occhi dei media e della società civile.
Siamo dalla parte delle donne e delle persone LGBTQIA+, dellx bambinx, dellx anzianx e di tuttx coloro che subiscono la guerra. Siamo con tuttx lx migranti e con le persone non bianche respinte ai confini dell’Unione europea, perchè anche davanti alla disperazione della guerra il razzismo continua a colpire. Siamo con le sorellə ucrainə in Italia, colpite dalle politiche escludenti del nostro paese che rendono loro difficile anche accogliere le persone a loro care. Siamo con le femministe russe e con tuttx coloro che in Russia si stanno ribellando al governo autoritario di Putin, sfidando la repressione più dura. Siamo con chi in tutto il mondo resiste e si organizza per ribaltare queste condizioni e per immaginare e costruire altri modi di vivere e altri futuri.

Per questo il nostro forte No alla guerra e alle spese militari è nelle nostre richieste che saranno globali, saremo marea in tanti paesi nel mondo: invitiamo tutta la Milano Contro la Guerra a a scioperare e scendere in piazza l’8 marzo:

h.9,30 piazza Cairoli: corteo studentesco e dello sciopero

h.18.00 piazza Duca d’Aosta