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La DAD non è la soluzione: OCCUPIAMOCI della scuola!

La priorità del governo è aprire le scuole in presenza, ma cosa è stato fatto affinché questo avvenga? Solo dichiararlo!  Siamo tornati a scuola e nulla è cambiato: la scuola continua ad essere l’ultima ruota del carro nonostante sia un mezzo fondamentale per costruire il nostro futuro.  Questo sistema vuole trasformare la nostra scuola in un strumento di oppressione 

Negli ultimi decenni la scuola pubblica ha ricevuto sempre più tagli, mentre le scuole private e paritarie hanno ricevuto sempre più fondi. Di miliardo in miliardo la scuola, i giovani, il futuro sono stati messi all’ultimo posto, lasciando al primo i profitti di pochi, sulle spalle di tutt*.  La pandemia ha messo in risalto tutti i problemi strutturali della nostra istruzione: mancanza di fondi, programmi inadeguati, mancanza di professori e stress psicologico. L’edilizia scolastica è completamente in crisi: ogni tre giorni si verifica un crollo strutturale e i vari governi continuano a tagliare i fondi necessari per delle strutture sicure, mettendo il profitto prima della nostra istruzione.

I programmi non sono mai stati aggiornati dall’epoca fascista e non rispondono ormai più alle problematiche attuali, sintomo di una scuola arretrata che non ci permette di sviluppare un pensiero critico, diventando un luogo di assoluta disciplina e di sottomissione all’autorità.    La salute mentale del 71%di noi student* è drasticamente peggiorata.  La DAD non è la soluzione perchè significherebbe escludere 850 mila student* che non si possono permettere un computer o un tablet a casa o che lo deve condividere con la famiglia. Inoltre il 13,1% del* student* in tutta italia ha abbandonato la scuola a causa della DAD. Senza dimenticare tutti gli istituti in cui la parte pratica è essenziale.

E’ schiacciate il dato del Recovery Fund: solo l’1% dei 196 miliardi è stato destinato ai giovani. I fondi stanziati nel periodo emergenza del 2021 per la scuola bastano per ristrutturare una scuola su 10. Ormai la scuola è diventato un luogo dove conta solo il voto invece  che essere un luogo dove gli studenti si formano attraverso la socialità e il confronto.  Nonostante siano passati due anni dall’inizio della pandemia il governo non si è attivato per ridurre le classi pollaio, per mettere in sicurezza i mezzi pubblici e la scuola provocando dannosi assembramenti. Siamo stati privati della nostra socialità, infatti molti di noi non hanno la possibilità di trascorrere l’intervallo socializzando con il resto del* student*, provocando un grandissimo problema di salute mentale generale.   La DAD non è mai stata la soluzione e anzi ha soltanto aumentato il divario sociale e l’abbandono scolastico. Il diritto alla scuola non può essere solo un diritto formale ma deve essere concretamente assicurato.  

La scuola deve tornare ad essere il centro delle comunità, un luogo di innovazione, formazione e costruzione della collettività. Rivendichiamo una scuola dal basso, libera dall’azione dei privati e delle multinazionali.  Per questo serve investire nella scuola pubblica, per combattere i gravi fenomeni di esclusione sociale e povertà assoluta tra le giovani generazioni. Siamo gli studenti delle scuole di Milano è così che vogliamo una scuola in presenza e in sicurezza ma non sarebbe il nostro compito quello di garantire questa gestione bensì del governo.

“LE BUGIE DI MARIO DRAGHI”,

video del Coordinamento dei Collettivi Studenteschi

MERCOLEDì 19 GENNAIO: OCCUPAZIONE AL LICEO SEVERI-CORRENTI

 

Lettera di introduzione agli student* e non solo…

Nella scuola attuale viviamo un malcontento generale, che ci spinge a domandarci come intervenire sulla questione.

Siamo tornati a scuola e nulla è cambiato: anzi l’unica cosa che è cambiata è che ora abbiamo più freddo, abbiamo più paura di andare a scuola e abbiamo sempre meno fiducia in questo rientro. La DAD non è mai stata la soluzione e anzi ha soltanto aumentato il divario sociale e l’abbandono scolastico. A causa di essa 200 mila studenti hanno abbandonato gli studi: l’Italia è al quarto paese d’europa per abbandono scolastico. Il nostro, è il primo paese in Europa per numero di giovani che non studiano e non lavorano.

Sette giovani italiani su 10 hanno avuto problemi di salute mentale a causa del lockdown. 3 milioni e mezzo di famiglie italiane non hanno un collegamento a internet. Il diritto alla scuola non può essere solo un diritto formale ma deve essere concretamente assicurato. La DAD non è la soluzione perchè significherebbe escludere 850 mila studenti che non si possono permettere una connessione internet e/o computer. Se ci guardiamo intorno vediamo una scuola con vari problemi strutturali, docenti che mancano, programmi antiquati, niente intervalli in cortile, zero organizzazione né comunicazione e nessuno spazio di socialità, confronto e crescita.

In un momento così difficile e pesante ci è stato perfino tolto lo sportello psicologico gratuito, un supporto fondamentale per accompagnare la crescita e assicurare il benessere degli studenti. Lo stato DEVE garantire un servizio così necessario, e non può mettere la scuola sempre in secondo piano; La scuola è vittima di tagli continui ai fondi e di stipendi tra i più bassi al modo per i professori, che hanno un ruolo fondamentale nell’educazione dei nostri prossimi cittadini.

CONTINUA A LEGGERE LA LAETTERA

Abbiamo provato svariate volte a parlare con la presidenza per risolvere problematiche che sono di sua competenza, ma davanti al poco impegno della dirigenza ci siamo stufati e vogliamo che i nostri diritti vengano rispettati. Abbiamo il diritto di andare a scuola in presenza e in sicurezza. Abbiamo il diritto di entrare in classe ed ascoltare una lezione senza giacca addosso. Abbiamo il diritto di tornare a casa senza dover incorrere in ansia, attacchi di panico e malattie psicologiche a causa della scuola. Abbiamo il diritto di fare un intervallo più sicuro e più piacevole all’aperto, una vera pausa tra 6 ore di lezioni intense. Ed è dovere della scuola e dello stato rispettare questi nostri diritti.

Nonostante ciò la scuola non fa nulla: abbiamo presentato progetti, specificato ogni singolo problema, ma nessuno ci ha ascoltati. Abbiamo il diritto di protestare per far capire che manca l’impegno e la messa in pratica delle soluzioni che potrebbero migliorare l’ambiente scolastico. Negli ultimi decenni la scuola pubblica ha ricevuto sempre più tagli e lo vediamo dalle condizioni strutturali della scuola, dalla poca organizzazione e reclutamento docenti e da un impianto di riscaldamento mal funzionante. La critica al modello scolastico non si limita a questo, ma parliamo di un problema sistemico; il vero ruolo pedagogico della scuola è stato messo da parte, completamente vittima di logiche competitive che trascurano il benessere di noi studenti e della collettività in senso più ampio.

Noi così non ci stiamo, pensiamo che non intervenire ora, comporterebbe un drastico peggioramento per il nostro futuro. La presa di posizione pensiamo sia necessaria: Ora chiamiamo in causa voi, oggi vi proponiamo una scuola alternativa e più inclusiva, un esperimento intorno a quelle che possono essere delle alternative, alternative fin troppo trascurate in questo momento, un’occasione per confrontarci e capire di cosa davvero abbiamo bisogno. Non Leggere, giornali La giustificazione dell’occupazione è difficile da limitare a singole spiegazioni, che sono comunque esprimibili (DAD, tagli sui fondi, clima competitivo, strutture scolastiche fatiscenti, costrizione della scuola ad adeguarsi al paradigma vigente con soppressione di forme alternative, intromissione delle aziende nel contesto pedagogico e disciplinare…) ma è piuttosto giusto collegarlo ad un problema strutturale, un processo a cui ci opponiamo. Motivare un gesto di protesta come se esprimesse qualcosa che ci sta accadendo unicamente qui e ora, in questo momento specifico,significherebbe mutilarlo del suo contesto più ampio.

Il gesto va riconosciuto come forte critica,questo è indiscutibile, ad un modello che però è terribilmente nocivo ,opporci lo consideriamo necessario. la situazione nel suo significato più ampio vuole quindi imprimersi come un simbolo, un simbolo estremamente concreto però,di quello che è un dissenso diffuso. che poi all’interno di questo simbolo siano presenti tentativi di alternativa pratica è secondario, per quanto questo rimanga un obiettivo valido, la necessità in questo momento è quella di un segnale, una percezione di malessere che possa arrivare a tutt* noi,che possa far sentire la nostra voce…e magari farci accorgere e correggere della malsana rotta a cui siamo passivamente aderenti. Seguirete dei collettivi per esplorare le conoscenze che non rientrano nei programmi scolastici, utilizzeremo il 1o e il 2o piano per evitare assembramenti a fine collettivi ed è proibito andare al terzo piano, corridoi presidenza/professori e palestre (tranne il pallone, che utilizzeremo per tornei).

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