

Parlare di futuro oggi, di fronte all’emergenza climatica e pandemica, alla povertà che continua a crescere, alla scarsità delle risorse, ai continui blablabla di una manciata di politicanti che mentre lasciano bruciare il pianeta s’apprestano a volare su marte…. parlare di futuro oggi non può prescindere da parlare di come sradicare il sistema neoliberista, che blocca le persone e lascia circolare le merci, che bombarda i popoli e depriva i territori di ogni risorsa possibile.
La strage del 12 dicembre 1969 a Milano alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, ha significato per il Paese uno dei momenti più drammatici della storia d’Italia. Non solo per le 17 vittime innocenti uccise dalla bomba, l’assassinio di Giuseppe Pinelli nei locali della questura di Milano e l’incarcerazione per anni dell’innocente Pietro Valpreda.
Piazza Fontana è stata anche il tentativo dello Stato di gettare il Paese in mano ai militari e ai fascisti portandolo a una deriva autoritaria, incapace di rispondere alle richieste di una società che chiedeva diritti e tutele.
Di recente abbiamo sentito politici eredi della storia dell’estrema destra eversiva, che fu protagonista della vera strategia delle bombe e del terrore, usurpare e stravolgere il concetto di “Strategia della tensione” per mistificare la storia nel tentativo di offuscare e cancellare la memoria.
Alla stessa strategia di confusione risponde il tentativo di invocare la similitudine tra le misure di protezione sanitaria e le leggi razziali emanate tra il 1938 e il 1939.
Nel frattempo il Governo Draghi (in profonda sintonia con Confindustria) ha portato avanti politiche neo liberiste assolutamente inadeguate nel gestire le crisi economico sanitarie in relazione alla pandemia. La scellerata gestione dei fondi PNRR per superare la fase attuale sarà il futuro indebitamento delle nuove generazioni, in compenso saranno utilizzati per l’industria degli armamenti, piuttosto che per il Welfare e la transizione ecologica.
CONTINUA A LEGGERE L'APPELLO
Il “feticcio del green pass è utilizzato (sia dal governo, sia in alcune piazze) come elemento di “distrazione di massa” per coprire le spalle ad un attacco generalizzato ai diritti e alle condizioni di vita e di lavoro: i licenziamenti all’ordine del giorno, gli attacchi ai salari e alle pensioni, la precarietà al limite della schiavitù, lo smantellamento della scuola e della sanità, tra le prime vittime della ri-organizzazione post-pandemia.
L’Europa è sempre più una fortezza di fronte al mondo che, già colonizzato, sfruttato, utilizzato come campo di battaglie di guerre per procura bussa alla porta per chiedere di entrare, o anche solo per chiedere accesso ai vaccini senza dover pagare la tassa al profitto, tramite i brevetti. In Libia migliaia di persone sono accampate di fronte alla sede dell’UNHCR e in Bielorussia le autorità europee si mostrano disponibili a costruire un muro(!) pur di bloccarne altre migliaia.
Nel 1969 proprio a fronte di un forte movimento operaio e studentesco, lo Stato ha scelto strategicamente la strada della repressione e la minaccia della svolta autoritaria, inaugurando ufficialmente l’unica vera strategia della tensione. Le condizioni non sono le stesse, ma la questione sociale, la battaglia per la giustizia, la libertà dalla violenza fascista continuano ad essere i terreni di cui ci parla la memoria di Piazza Fontana.
Ora più che mai, la pandemia ha amplificato il divario povertà – ricchezza e le ingiustizie globali, pensieri e azioni reazionarie si diffondono dentro questa interminabile crisi, sottraendo spazio alle lotte per un mondo migliore.
