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Dopo la COP21 del 2015, gli Accordi di Parigi sembravano un importante primo passo nella giusta direzione, ma dopo oltre cinque anni non sono stati raggiunti obiettivi solidi. Il limite di 1,5 gradi di rialzo delle temperature è stato ampiamente messo in discussione, al punto di parlare di non superare i 2 gradi. Tra i due valori c’è però un’enorme differenza, a partire dallo scioglimento stagionale o perenne della calotta artica. 

Siamo stanchi che la crisi climatica non venga presa seriamente e siamo stanchi delle promesse vuote di politici e governi di tutto il mondo quando stiamo già vedendo i primi effetti del cambiamento climatico, con danni devastanti nelle parti del mondo più colpite. Siccità, alluvioni, desertificazione, scioglimento delle calotte polari ed altri eventi estremi sono già realtà. 

Per noi è importante che tutta la vita sul pianeta possa essere difesa dall’approccio predatorio che ha caratterizzato gli ultimi secoli. E’ importante che venga protetta la biodiversità riconoscendo l’interdipendenza di ogni vivente e di ogni essere umano. Tutto questo non potrà accadere in un mondo che ha perso per sempre il suo equilibrio. 

Questo Novembre, alla COP26, i governi di tutto il mondo si riuniranno a Glasgow (Scozia, UK) per decidere sul futuro di tutti gli abitanti del pianeta. 

Le tappe fondamentali verso questo evento si terranno proprio nel nostro paese, a Milano, tra il 28 settembre e il 2 Ottobre. La Youth4Climate e la PreCOP, ovvero i vertici preparatori per la COP26, concentreranno l’attenzione politica e mediatica sulle raccomandazioni e i temi chiave per i negoziati del mese successivo. Dobbiamo usare questa opportunità per far sentire la nostra voce. 

E’ necessario allontanarsi da un modello di sviluppo, di produzione e di consumo, che inquina, devasta l’ambiente e sfrutta le persone! 

Il principio guida della nostra azione deve essere la Giustizia Climatica, che definiamo come il cambiamento sociale e politico volto a fermare ed invertire gli effetti del cambiamento climatico e ridistribuire potere, risorse e benessere a livello globale, allo stesso tempo, tutela dell’ambiente e giustizia sociale. I diritti dei popoli, specialmente nelle aree del mondo storicamente e/o tuttora sfruttate, devono essere tutelati. Il consenso scientifico deve determinare gli obiettivi ed i passaggi della transizione verso uno scenario climatico pre-industriale. 

Premettendo che: 

  • Nei rapporti IPCC (in particolare Special Report: Global Warming of 1.5°C), l’abbandono dei combustibili fossili è una costante per gli scenari di sviluppo che permetterebbero di raggiungere il traguardo degli 1.5°C. Pertanto è necessario fermare nuovi progetti di ricerca, estrazione, processazione e consumo di combustibili fossili, e gradualmente eliminare quelli già esistenti; 
  • UNFCCC sostiene che la transizione ad un’economia circolare sia necessaria: la produzione ed i consumi devono seguire i ritmi dettati dalle risorse naturali. Dobbiamo abbandonare l’idea di una crescita economica infinita e sostituire il PIL come misura del benessere; 
  • In quanto la lotta per la giustizia climatica segue e deve seguire la scienza, la conoscenza scientifica deve essere libera, gratuita, accessibile e partecipabile. Ci opponiamo alla proprietà intellettuale ed ai brevetti sulle tecnologie che permetterebbero di affrontare in modo migliore la crisi climatica o la pandemia, come ad esempio i vaccini. Nessuno deve fare profitto sulla conoscenza scientifica a spese del benessere e della salute collettiva. 
  • Numerosi studi e statistiche sottolineano il legame tra crisi climatica e violazioni dei diritti umani: il cambiamento climatico mette a rischio la sicurezza ed i mezzi di sostentamento di miliardi di esseri umani. I diritti umani(, includendo ma non limitandosi a quelli sanciti nella carta internazionale dei diritti umani,) devono essere garantiti per tutte e tutti, ovunque;
  • I popoli e territori che stanno soffrendo per primi e più duramente gli effetti della crisi climatica hanno in comune un passato di sfruttamento da parte delle potenze coloniali. La lotta per la giustizia climatica deve tenere in conto ciò, pertanto è una lotta antirazzista e anticolonialista. É necessario affrontare i secoli di razzismo sistemico e colonialismo e smantellare il sistema che continua a perpertare disuguaglianze e sfruttamento su scala globale. È necessaria l’introduzione di riparazioni verso le comunità del Sud Globale e le comunità indigene di tutto il mondo, ed il riconoscimento dell’esistenza di un debito storico ed ecologico nei loro confronti, che deve essere ripagato appieno attraverso una redistribuzione di potere e risorse; 
  • La lotta per la giustizia climatica è una lotta transfemminista che promuove l’abolizione dei ruoli di genere e delle dinamiche patriarcali nella famiglia, nella società, nell’economia, nella politica ed in ogni altro contesto; 
  • È ormai appurato il legame tra pandemia, zoonosi e distruzione degli ecosistemi. La tutela degli ecosistemi è tutela del benessere e della salute umana: per questo ci opponiamo a deforestazione, allevamenti intensivi e cementificazione; 
  • La crisi climatica mette a rischio milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Per tutelare le lavoratrici ed i lavoratori la transizione ecologica è necessaria, e non può avvenire a loro spese. I diritti delle lavoratrici e dei lavoratori devono essere tutelati ed i loro mezzi di sostentamento garantiti durante e dopo la transizione verso un’economia sostenibile; 
  • La nazionalizzazione di risorse, conoscenze e salute limita la possibilità di una risposta globale alla crisi climatica e alla crisi pandemica. Ci opponiamo ai confini e ai muri, e prendiamo posizione per i diritti politici, civili, sociali ed economici dei migranti, soprattutto in una situazione di crisi pandemica e climatica che aumenta le disuguaglianze su scala globale. 

A partire da, ma non limitandosi a, queste premesse, la Climate Open Platform costruirà collettivamente le sue posizioni politiche, le sue rivendicazioni e le sue lotte, attraverso il confronto ed il consenso tra tutte le realtà e gli individui che prenderanno parte alla costruzione di questo percorso. Inoltre Climate Open Platform parteciperà a, o sarà solidale con, tutti gli atti di manifestazione, protesta, disobbedienza civile, resistenza o azione, purché rimangano non violenti, che promuovano l’ideale di giustizia climatica, declinato in una o più di queste posizioni. 

Climate Open Platform rifiuterà ogni forma trattativa, negoziato o accordo con governi, partiti ed altre istituzioni, all’interno della COP o in ogni altro contesto. 

Climate Open Platform vuole essere un percorso aperto a movimenti, organizzazioni, realtà, individui e gruppi per costruire insieme l’azione in risposta ai vertici globali sul clima, in particolare le conferenze di PreCOP e Youth4Climate che si terranno a Milano nel Settembre 2021. Vogliamo un piano di conversione ecologica, che riconosca che giustizia climatica è giustizia sociale, che si ponga come obiettivo la redistribuzione delle risorse e della ricchezza, per garantire realmente benessere umano e ambientale per tuttɘ. 

Vogliamo costruire insieme un percorso che sia in grado di far sentire la sua voce verso e durante questi importanti eventi

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