Se le nostre vite valgono meno dei vostri profitti, #LOTTOMARZO noi scioperiamo!
Patrimoniale, reddito, fuoriuscita dalla violenza: noi siamo essenziali e vogliamo tutto!
Non Una DI Meno – Milano organizza una conferenza stampa davanti alla sede milanese di Confindustria in via Pantano 9, per presentare lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 Marzo in relazione alle discriminazioni di genere nel mondo del lavoro e alla violenza economica che colpisce con particolare forza le donne, le persone lgbtqia+ e migranti, rendendo peraltro impossibile qualsiasi percorso di fuoriuscita dai contesti di violenza domestica, fisica e psicologica.
Informazioni stampa: nonunadimenomilano@gmail.com
La conferenza stampa è partecipata e performativa, chi vuole contribuire può venire con la propria voce, il proprio corpo, un cartello, un gessetto, un pañuelo fucsia, un pezzo di stoffa fucsia, una sola do queste cose, tutte o nessuna.
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Come dicono i dati Istat, durante il 2020 in Italia 444.000 persone hanno perso il lavoro. Oltre il 70% di loro è donna.
Solamente a dicembre in 101 mila hanno perso il lavoro, di queste persone 99 mila sono donne, ovvero il 98%!
Dei 131 mila lavoratori contagiati sul posto di lavoro denunciati all’Inail, 7 su 10 sono donne, ovvero il 69%.
Di queste lavoratrici più del 40% ha tra i 50 e i 64 anni.
Questo accade perché le donne sono occupate nei lavori più esposti al contagio: lavori di cura svolti da assistenti familiari e lavoratrici domestiche, da addette alle pulizie nelle scuole e negli ospedali, da insegnanti e collaboratrici scolastiche, professioni che sono state definite “essenziali”.
Essenziali, sì, ma solo finché necessarie alla produzione e al profitto. Essenziali, ma sottopagate, sfruttate, molestate. Essenziali, ma sacrificabili appena si smette di essere considerate produttive.
Moltissime donne impiegate in lavori dipendenti hanno perso il posto: aggirare il blocco dei licenziamenti è facile quando i contratti sono precari, part-time o a progetto.
Di tutti i lavoratori con contratto part-time, il 75% è donna. Per quasi il 60% di queste non è stata una scelta volontaria, ma del datore di lavoro.
Perdere il lavoro significa perdere autonomia, in alcuni casi perdere il permesso di soggiorno o la tutela de* figl*.
Significa finire nella spirale della violenza economica, può vedere sfumare le possibilità di liberarsi da una relazione violenta.
Inoltre, se sommiamo lavoro produttivo e riproduttivo una donna su due ha un carico di lavoro di oltre 60 ore settimanali, il nostro lavoro di cura quotidiano invisibilizzato e non pagato tiene in piedi l’intero sistema produttivo.
Lo sciopero de #lottomarzo precederà di poche settimane la scadenza del blocco dei licenziamenti.
A Confindustria chiediamo e pretendiamo una patrimoniale sui grandi capitali, sui redditi dei grossi imprenditori e sui grandi patrimoni di terre e immobili.
Pretendiamo la ridistribuzione delle ricchezze per garantire reddito di autodeterminazione per la fuoriuscita dalla violenza e reddito minimo universale, la garanzia del diritto alla salute, all’istruzione e alla vita degna.
Denunciamo le loro politiche classiste, razziste e sessiste.
Ci prepariamo allo sciopero, perché se le donne si fermano, il profitto degli industriali si azzera.