Restituiteci Sankara.
L’Africa non è una macchia nella cartina del mondo, non può essere rimossa.
Esiste non molto lontano, a due passi dal mare, che si chiama Africa. L’opinione pubblica europea sa che da lì partono le imbarcazioni dei migranti, in fuga dalla schiavitù libica o dalle coste del Maghreb. Non molto di più.
L’Africa è un continente: più di un miliardo di persone, che presto saranno due.
Centinaia di lingue, popolo, identità, culture.
All’Europa non piace parlare delle Afriche. Non piace ricordarle come una realtà che esiste di per sé e non è soltanto la rappresentazione degli incubi (siano essi esotici o di rapina) o delle paure.
Eppure si sa che Homo Sapiens è nato in Africa, la sua pelle era nera. Si sa che tra le primissime civiltà del mondo la più splendente, per migliaia di anni, nacque nella valle del Nilo, nell’attuale Sudan.
Questa rimozione (dai libri di storia, dall’Accademia, dalla toponomastica, dall’informazione) non è soltanto ignoranza, ma timore. L’Africa di ieri parla al comune presente e interroga anche noi europee sulle prospettive future.
Una memoria pacificata.
Le formiche hanno detto: mettiamoci insieme e riusciremo a trasportare un elefante.
Proverbio del Burkina Faso.
Quando si parla della resistenza europea, alcuni reclamano una memoria al riparo dalle ruvidità della storia. Vorrebbero che non si dicesse che i partigiani lottavano per la libertà, contro il fascismo.
Allo stesso modo, anche raccontare la storia dell’Africa significa prendere parte. La storia di Thomas Sankara è la storia di una rivoluzione per l’eguaglianza, in Africa, ma anche la storia di un popolo che ha alzato la testa dal giogo coloniale. Per questo è stato ucciso, grazie all’impegno dei servizi segreti occidentali.
Quando si evoca questa storia si punta il dito contro l’Europa coloniale: Si rievoca la storia dei sovrani e dei comandanti di paesi che si sentivano eletti, delle “grandi potenze” che tracciavano i confini. Questa storia racconta le origini di quella che oggi è la Fortezza Europa.
Le istituzioni politiche d’Europa non hanno voglia di stare sul banco degli imputati.
Decolonizzare le città?
Per quanto grande sia il baobab ha sempre un piccolo seme come genitore.
(Proverbio del Madagascar)
Tocca dunque a qualcuno ripristinare la storia. Molte città europee oggi contengono un po’ d’Africa.
Perché la storia stessa del mare Mediterraneo e del vicino Oriente è la storia di popolazioni in viaggio, in guerra e in pace.
Perché la colonizzazione ha portato con sé questo frutto inevitabile: la diaspora. Negare la libertà di migrare è un paradosso autoritario da parte delle istituzioni che hanno rivendicato la libertà di saccheggiare.
Perché il mondo globale è anche, un mondo in comune.
Qui ed ora.
Dobbiamo usare saggiamente il tempo e capire che i tempi sono sempre maturi per fare la cosa giusta. (Nelson Mandela)
Milan l’è on gran Milan?
Milano senza muri.
Milano capitale internazionale.
Milano accogliente.
Milano l’è bela, basta avere l’umbrela.
Ma Milano può sopportare una statua dedicata a Thomas Sankara?
P.S. in data 19 Ottobre veniva sequestrata a Milano, presso i Giardini Pubblici una statua che raffigura Thomas Sankara, realizzata dall’Artista Mor Talla Seck.
Le associazioni firmatarie ne richiedono urgentemente il dissequestro e la ricollocazione all’interno dei giardini pubblici.
Associazioni afro-milanesi, prime aderenti:
Comitato per non dimenticare Abba e per fermare il Razzismo, Black Diaspora Art, Africa 1, Compagnia Africana, Sunugal, Comunità DIaspora Africana in Italia – CODAI, Associazione MetaEducazione, Razzismo Brutta Storia, Cambio-Passo, COE – Festival Cinema Asia Africa America Latina, Comunità Senegalese di Milano.