MILANO PER IL SOCCORSO IN MARE
Il #3Ottobre 2017, davanti alle coste italiane, 368 persone venivano strappate alla vita.
VIETATO SOCCORRERE? LIBERIAMO LA FLOTTA CIVILE
Sabato 3 ottobre ore 16 PRESIDIO in piazza Mercanti
Era l’ultima nave “libera”. Da poco era stato fermato anche MoonBird, l’aereo di Sea Watch.
Nel Mediterraneo è un disastro.
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Protagonisti della flotta civile del mediterraneo
L’equipaggio della Mare Jonio; Alarm Phone; ResQ; Sea Watch; Medici Senza Frontiere – Con il vicepresidente Ruggero Giluiani; Attivisti in collegamento da Moria – Lesbo
Realtà solidali:
Razzismo Brutta Storia, Mediterranean Hope, Comunità senegalese di Milano, Comitato per non dimenticare Abba e per fermare il razzismo, Circoli Anpi di Zona 8.
3 ottobre è un giorno significativo. Innanzitutto per quella terribile strage al largo di Lampedusa, il 3 ottobre del 2013. 368 donne, uomini e bambini annegati a pochi metri dalle coste dell’isola, mentre tentavano di raggiungere la salvezza, in fuga dall’inferno da cui provenivano.
Il 3 ottobre, quest’anno, è anche il giorno nel quale un ex Ministro della Repubblica, dopo aver tentato di eludere i tribunali attraverso il privilegio dell’immunità, sosterrà una prima udienza di un processo che se mai si dovesse celebrare, lo vedrà come imputato di un reato grave, commesso usando il suo potere contro persone indifese e contro chi soccorre in mare.
E poi, il 3 ottobre, saranno passati due anni da quando, nel 2018, Mediterranea iniziava la sua azione di testimonianza e soccorso civile nel Mediterraneo Centrale, di fronte alle coste di quell’inferno chiamato Libia, dal quale tentano di fuggire migliaia di donne, uomini e bambini. Il 3 ottobre ha tre significati, ma concentriamoci sul primo e sul terzo.
Quello che riguarda l’ex Ministro nel suo periodo di disgrazia tra l’altro, non ha la dignità di stare al fianco degli altri due. Anche perché, dopo due anni che siamo in mare abbiamo imparato a guardare di più alla sostanza: oggi le navi del soccorso civile sono bloccate dal governo che diceva di voler essere diverso da quell’ex ministro.
Il governo italiano, utilizzando la tecnica dell’ostracismo amministrativo e burocratico, di dubbia legalità e di sicura illegittimità, è riuscito a fare quello che quell’ex ministro sognava: è riuscito a bloccare le navi di chi soccorre nel Mediterraneo, dove i corpi che noi alcune volte abbiamo visto galleggiare, spariscono in fondo.
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E tutto questo perché il governo in carica, e la maggioranza che lo sostiene, al netto di 23 parlamentari e 9 senatori, ha votato il rifinanziamento alla missione in Libia: campi di concentramento, pattugliatori e tagliagole che si fanno chiamare “Guardia Costiera Libica”.
Un regime, quello libico, che non disdegna nemmeno l’Isis come partne, oltre alla Turchia del dittatore Erdogan. E stiamo parlando di oltre 700 milioni di euro italiani dal 2015 destinati a questi soprusi.
Questo 3 ottobre, vorremmo parlare di Lampedusa, di cosa significa quella memoria quando si incarna in azioni concrete nell’oggi, e di cosa fa questo governo, ora che ha conquistato il potere. Degli sconfitti, come l’Ex Ministro, non vogliamo parlare troppo. Quando siamo andati in mare con la nostra Mare Jonio ha promesso di arrestarci, di affondare la nostra nave, di tenerci fuori dai porti italiani. Non ci è mai riuscito, e noi siamo ancora qui, più determinati di prima.
Per tutto questo, tre punti fondamentali per i quali mobilitarsi:
1 – La fine del blocco pretestuoso di Mare Jonio e delle navi e degli aerei della Civil Fleet;
2 – il riconoscimento del valore e della necessità del soccorso in mare
3 – l’immediata assistenza e assegnazione di un porto sicuro entro le 24 ore per tutte le navi, imbarcazioni e natanti che si trovassero a dover operare un soccorso in mare, a prescindere dalla loro classificazione commerciale

