Migliaia di persone Sabato hanno attraversato le vie di Milano in un lungo corteo che da Palestro ha raggiunto il consolato turco per chiedere l’immediata cessazione della guerra che l’esercito di Erdogan ha iniziato l’8 Ottobre in Rojava, nella Siria del Nord.
I curdi, ma anche i siriaci, gli arabi che abitano in Siria del Nord si sono trovati di nuovo travolti dalla ferocia di un esercito straniero e dei mercenari Jihadisti, provenienti da tutto il mondo, dopo aver sconfitto e cacciato ISIS.
Il corteo segue diverse settimane di mobilitazioni: Vai allo speciale
E’ il momento di fermare immediatamente questa guerra.
Chi lucra sulla vendita di armi alla Turchia ne è responsabile.
Per questo durante il passaggio del corteo abbiamo cementato un “missile fac simile”, davanti alla sede della Beretta.
– I contratti di vendita di armi (e soltanto di armi) con la Turchia sono stati congelati in alcuni paesi, ma solo per quanto riguarda le nuove autorizzazioni ed in particolare in Italia senza che sia stato ancora pubblicato un atto in gazzetta ufficiale. Tutti gli accordi già stipulati da Leonardo, Beretta, Fiocchi e gli altri costruttori di armi saranno onorati e valgono centinaia di milioni di euro, quindi decine o centinaia di elicotteri, carriarmati, munizioni etc…
La comunità internazionale che non fa nulla contro le autorità turche ne è responsabile
– Gli Stati Uniti hanno ritirato le loro truppe dal Nord della Siria e la russia ha spartito il territorio con Erdogan. L’Europa ad oggi non ha fatto nulla, nemmeno dato la disponibilità a stanziare una forza di interposizione mentre, in quanto alleato Nato, la Turchia continua a godere di appoggio strategico e militare, sulla base di accordi precedentemente stabiliti (come la presenza di 150 militari italiani a difesa del confine Turco).
Per questo il corteo è finito con un assedio popolare al consolato turco: vernice, verdura marcia e macerie sono state lasciate davanti al consolato.
E’ il momento di difendere la rivoluzione del Rojava.
Da diversi anni in Siria del Nord i territori liberati da ISIS si sono organizzati, faticosamente, in un progetto rivoluzionario, multiculturale, ecologista, femmista. Nel cuore del Medio Oriente governato da Emiri, aspiranti Califfi, stati autocratici o fondamentalisti in cui spesso il potere impone una omogeneità etnico-religiosa.
Per questo gli interventi dei collettivi studenteschi, delle organizzazioni femministe (tra cui Non Una di Meno), delle realtà antirazziste e delle comunità straniere (tra cui quelle dei paesi SudAmericani che oggi, dal Cile all’Equadro, sono attraversati da straordinarie lotte) hanno insistito sulla solidarietà all’esperimento rivoluzionario.
E’ il momento di denunciare ogni complicità.
Il corteo ha voluto sanzionare anche Facebook per essersi prestata alla cancellazione di tutte le pagine che hanno mostrato solidarietà al Rojava.
Nei giorni precedenti al corteo una vera e propria campagna di mobilitazione ha spinto Facebook ad interrompere la policy di cancellazione delle pagine che osteggiavano la guerra di Erdogan, ma la grande multinazionale ancora non ha risposto alle domande degli attivisti: guarda lo speciale Is Facebook Supporting War?
Un assedio popolare, un cacerolazo rumoroso, ha indicato con forza il nemico che abbiamo in casa, il consolato turco, lo stato di Erdogan, che sta portando avanti un vero e proprio genocidio. Dalla parte di chi lotta per la dignità e la libertà, di chi sogna e costruisce un mondo diverso.
#erdoganassassino #stopwar #defendrojava
- Non esistono pratiche giuste o sbagliate.
- Esiste l’autodeterminazione dei popoli, da rispettare sia che si manifesti nei luoghi di origine sia attraverso le comunità della diaspora.
- Esiste l’occasione di costruire alleanze transnazionali ed esistono occasioni mancate per farlo.
- Esiste l’autodeterminazione dei territori, da rispettare che sia a 1000.0000 o 100 km da casa propria.
- Esiste il valore del tempo e dell’intelligenza collettiva, da tutelare con attenzione.
- Esistono momenti in cui valorizzare le differenze e dimensioni in cui è lecito domandarsi “a chi giova” farlo.
- Esistono i momenti di eccedenza moltitudinaria e l’auto-rappresentazione di sé come tale.
- Esiste l’importantissimo ambito della comunicazione e l’illusione di eccederlo.
- Esiste la guerra fatta di morti feriti ed esistono 100 metri fatti di cartapesta e cartoncino.