Questo pomeriggio abbiamo fatto visita “a sorpresa” alla sede milanese di Facebook Italia. Ci siamo presentati agli Uffici di Piazza Missori 2, occupandone l’atrio per consegnare una lettera pubblica al social Network che da martedì scorso ha iniziato a oscurare centinaia di account Facebook “colpevoli” di aver mostrato solidarietà al Rojava, oggetto da quasi dieci giorni di una invasione da parte dell’esercito turco.
La lettera contiene 10 domande, che riguardano le policy della Corporation, volte a chiarirne il ruolo giocato nella guerra in corso: siete pro o contro la guerra? Siete disposti a favorire un genocidio? Non ci hanno voluto ricevere: per noi questa è una risposta.
Proprio ieri Mark Zuckemberg, in un discorso alla George Town University, difendendosi dall’accusa di diffondere fake news, ha dichiarato: “Siamo a un bivio. Possiamo o sostenere la libera espressione … o possiamo decidere che il costo è semplicemente troppo grande. Dobbiamo continuare a sostenere la libera espressione.”.
Chiediamo ora coerenza a questo paladino: fermiamo la guerra, non la comunicazione! Per “connettere le persone” non bisogna ucciderle o permettere che le si uccida sotto silenzio.
Costringere il più grande social network del mondo a rivedere la sua posizione compiacente (il suo accordo?) con il dittatore Erdogan è un modo concreto di aiutare Kobane. Chiunque può contribuire sottoscrivendo le domande su change.org o rispondendo alla “Call 4 Action” e organizzando iniziative di pressione on e offline.