Il 9 maggio 1978 moriva Peppino Impastato, ucciso dalla mafia che combatteva ogni giorno.
A 41 anni dal suo omicidio gli stessi interessi loschi infestano la società, arrivando fino ai vertici dello stato, sia a livello locale che nazionale.
Oggi come ieri chi è amico della mafia è nemico dei diritti: ne sa qualcosa Salvini che si intasca 49 milioni di euro che potrebbero andare a scuola, ospedali, pensioni. Ne sa qualcosa il leghista Siri, che ha dovuto dare le dimissioni da sottosegretario dopo un triste teatrino di omertà istituzionale sugli affari loschi condotti con la famiglia Arata. Ne sanno qualcosa Fontana e la sua cricca, indagati per tangenti, corruzione, mazzette e favori tra politici, imprenditori e amministratori pubblici.
Indagato per abuso d’ufficio il Presidente Fontana, coinvolti numerosi esponenti di FI ed evidenti legami con la Ndrangheta.
Fontana è lo stesso che parla di “razza bianca”, Altitonante di “guerra agli occupanti di casa abusivi”: seminano guerra tra poveri per non dare un centesimo al diritto alla casa, per l’accoglienza, per una vita degna per tutte e tutti.
Il gioco è semplice: do la colpa al migrante di turno per distogliere lo sguardo dai miei sporchi affari. Ma il Re è Nudo.
A 41 anni dalla morte di Peppino Impastato, la mafia è sempre una montagna di merda…in qualche caso “un Pirellone di merda”.