CHI SALVA UNA VITA, SALVA IL MONDO INTERO
Mercoledi, nel Mediterraneo centrale, c’e’ stato un naufragio con un numero imprecisato di morti. Contemporaneamente la nave Mare Jonio, messa in mare da Operazione Mediterranea, salvava 49 naufraghi.
Mercoledì a San Donato Milanese un uomo di 50 anni ha sequestrato uno scuola bus. I media, riprendendo alcune sue dichiarazioni, hanno associato il grido “Mai più morti in mare” ad un atto folle che attenta alla vita dei bambini.
E’ perché nessuna vita sia messa a rischio dalla violenza e dall’ingiustizia, che ci battiamo per un mondo senza frontiere militarizzate, che Mediterranea e tante altre navi si sono messe in mare, che tutti i giorni nei nostri territori tessiamo lotte sociali e solidarietà.
Chi salva una vita salva il mondo intero, salva la possibilità (ideale, e materiale) della cooperazione tra gli esseri umani per costruire un mondo più giusto.
CUI PRODEST
Impossibile non chiedersi a chi giova questo.
Non certo alla causa di chi si batte proprio perché non ci siano più morti e meno odio, non certo a chi vuole evitare il Mare pieno di naufraghi e i lager libici, ma anche una stupida guerra civile europea su cui i sovranisti scommettono.
E’ importante non smettere di approfondire una vicenda paradossale, in un momento delicato, in un paese segnato da sempre da molteplici strategie della tensione. Ci avviciniamo al 50ennale di Piazza Fontana e abbiamo nella memoria una lunga storia di depistaggi ed interventi dello “Stato profondo” nel nostro paese.
Però la vera strategia della tensione in atto non ha bisogno necessariamente di servizi deviati o altri strumenti tipici del potere: è sufficiente alimentare un circolo vizioso di odio inter-etnico e nazionalistico, attendendo che ci pensino “gli squilibrati”, gli “opposti estremismi” (in questo caso separati dalla linea della razza) a condurre la società verso un circolo vizioso di insicurezza, paura e morte.
CACCIA ALL’UNTORE
Quando Gianluca Casseri, militante neofascista, ha sparato e ucciso i due ragazzi senegalesi Modou e More nel mezzo del mercato di Firenze, quasi tutti i media hanno detto che si trattava di un pazzo isolato, come accade sempre quando i fascisti sparano e uccidono: da Breivik a Traini. In questo caso hanno invece dato grande visibilità alla presunta rivendicazione: questa persona squilibrata avrebbe minacciato la vita dei bambini di Crema, in nome della vita dei bambini africani che muoiono nel Mediterraneo.
Da subito l’episodio di ieri è stato strumentalizzato cercando di generare un clima odioso, in una città metropolitana che affronta molte sfide, vive molte ingiustizie e tante diseguaglianze ma oggi non è e domani non diventerà terreno di scontro inter-etnico.
IL FUTURO (NON) E’ SCRITTO
Abbiamo attraversato, poche settimane fa, la piazza dei 250.00 antirazzisti di Milano, proprio assieme alla comunità senegalese e a Mediterranea.
Ci siamo ritrovati il week end dopo di nuovo in piazza con migliaia e migliaia di giovanissime e giovanissimi dentro a manifestazioni femministe che parlavano tutte le lingue del mondo.
Siamo stati sommersi nella piazza del Fridays For Future dall’esplosione di un movimento capace di porre questioni globali all’attenzione delle comunità locali, qui ed ora, a partire da un dato generazionale importantissimo: una età media inferiore ai vent’anni.
Però la prova del nove di queste generazioni meticce, capaci di pensare globalmente e piene di desiderio di rivendicare un mondo più giusto non è nelle manifestazioni, ma quando un fatto eccezionale incontra la vita quotidiana.
Ai razzisti che affilavano le armi hanno risposto Rami, Adam e tutti gli altri ragazzi di quella classe che ha saputo disobbedire alla minaccia, cooperare e mettere in campo una intelligenza collettiva che si trova solo dentro la ricchezza di prospettive diverse.
Il multilinguismo, caratteristica tipica delle nostre scuole, ha consentito di trovare un idioma non conosciuto dal sequestratore per lanciare l’allarme; per colmo del paradosso, agli occhi di chi propugna lo scontro di civiltà, l’idioma che ha salvato le vite è stato l’arabo.
CITTADINO PER MERITO.
Il governo ipocritamente è corso ai ripari, cercando di ricondurre la questione della cittadinanza dentro ad una polemica su chi se la merita, fingendo di non capire che è emersa una evidente ingiustizia: l’impossibilità di bambini, ragazzi, che diventano adulti, di avere tra loro gli stessi diritti. Non servono molte parole, perché a loro ha risposto Rami.”Se mi daranno davvero la cittadinanza italiana sarò felice. Per essere schietti, è il mio sogno. Ma allora dovrebbero darla anche a mio fratello e ai miei compagni di classe di origine straniera che vivono in Italia da tanto tempo e magari sono pure nati qui”.
Ramy Shehata, 13 anni.
CANTIERE – MILANO – EUROPA – MONDO