#12Dicembre #PiazzaFontana Non c’è futuro senza memoria!
Davanti al ricordo di Piazza Fontana non possiamo non pensare alla casta reazionaria che semina odio e paura: #Salvini, #Trump, #Macron, #Bolsonaro #quesevayantodos
Oggi più che mai disobbedire alle leggi ingiuste, scavalcare frontiere, conquistare diritti!
Durante il fascismo la legalità prevedeva la deportazione degli ebrei, dei dissidenti e degli omosessuali nei campi di sterminio nazisti.
Oggi, chi viene salvato dalle onde del mare, viene deportato nei lager libici. Mancano le camere a Gas, ma non le torture, le morti, le violenze di ogni genere.
Durante i secoli della tratta la legalità prevedeva che gli schiavi (in grande maggioranza neri) venissero stipati nelle navi come sacchi di patate e poi costretti a lavorare fino alla morte.
Oggi la tratta delle donne che vengono in Italia a fare le prostitute invece è considerata illegale. Nel senso che loro, mentre sono in viaggio, sono clandestine. Il peso della “legittima forza dello Stato” non si fa sentire come forza del diritto impedendo il loro sfruttamento, ma come ulteriore ricatto: se si dovessero ribellare, rischierebbero di essere “rispedite al loro paese”.
Fino al 1975 in Italia la legalità prevedeva il “delitto d’onore”, una forma giustificabile di omicidio, quella del marito che pensa di essere tradito dalla moglie.
Oggi alcune e alcuni (sempre troppo pochi/e) si indignano per i troppi femminicidi, ma il Ministro dell’interno non ha problemi a chiamare i suoi fan a raccolta contro giovani contestatrici sottoponendole ad una gragnuola di minacce di stupro e di morte, mentre il senatore leghista Pillon vuole riportare la moglie e i figli sotto il controllo e il comando del capofamiglia.
Nel 1969 invece mettere le bombe era illegale. Ma i servizi segreti dello Stato non lesinarono fondi e supporto tecnico a un gruppo di esaltati neofascisti che decise di far saltare in aria la banca dell’agricoltura. La speranza era che questo attentato avrebbe contribuito a fermare le grandi lotte sociali del biennio 1968-1969, che portarono all’occupazione di scuole, università e fabbriche e, tra le altre cose, all’approvazione dello Statuto dei lavoratori nello stesso anno.
Pino Pinelli invece era anarchico, un buon capro espiatorio per accusare “i movimenti” della strage e per questo morì, lanciato da una finestra della questura di Milano. La “giustizia amministrata dalla legge” ci spiega però che ebbe un “malore attivo” forma strana di svenimento che consente a chi ne è colpito di saltare involontariamente giù dalla finestra.
Per tutto questo, perchè non c’è futuro senza memoria, appuntamento ore 16.00 in Piazza Fontana per commemorare le vittime e difenderne la memoria, contro qualunque strumentalizzazione da parte di chi oggi si allea con i gruppi neofascisti, figli legittimi di chi le bombe le mise.
Da Piazza Fontana ci muoveremo per raggiungere il corteo cittadino che partirà alle 18.30 da Piazza San Babila.