Nel momento in cui scriviamo, il Parlamento Europeo ha appena concluso la votazione, rigettandoli, su due articoli legislativi riguardanti la proprietà intellettuale, nello specifico, l’Articolo 11 e l’Articolo 13 della Directive of the European Parliament and of the Council on Copyright in the Digital Single Market.L’art. 11 – approvato nella prima votazione del 20 Giugno scorso per un solo voto di scarto, a conferma di quanto sia controversa e combattuta la questione anche all’interno dello stesso organismo istituzionale che l’ha proposta – stabilisce che gli editori possano esigere un pagamento da chi condivide una notizia pubblicata, anche in forma di link o citazione.
Appare evidente quanto questo sia limitante delle libertà d’espressione che fin’ora hanno contraddistinto Internet come strumento di informazione e comunicazione. Condividere un link al sito di un quotidiano potrebbe richiedere un accordo formale con quel quotidiano, e un pagamento.
L’art. 13 renderebbe le piattaforme online responsabili per eventuali violazioni del diritto d’autore dei contenuti che ospitano. Questo costringerebbe le piattaforme internet a creare sistemi di censura preventiva del materiale condiviso in rete, e, siccome costerebbe troppo far fare questi controlli a degli esseri umani, il lavoro sarebbe affidato ad algoritmi.
Per farla breve, saremmo censurati, e i censori sarebbero algoritmi.
L’esperienza di questi anni – solo per citare un esempio, quella di Facebook nel contrastare le fake news – dice che gli algoritmi fanno molto male questo lavoro e questo potrebbe portare alla risultante che le aziende sarebbero tentate di censurare tutto o quasi, pur di evitare di pagare penali.
Nell’ultimo mese, la mobilitazione online contro questi due articoli della direttiva, è cresciuta fino a vedere la partecipazione di oltre un milione di utenti che hanno scritto e chiamato i propri rappresentati al Parlamento Europeo, grazie anche al contributo che piattaforme come Wikipedia Italia e Wikipedia Spagna, individui come il creatore del web Tim Berners-Lee, 169 accademici, 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica e Wikimedia Foundation hanno voluto dare a questa causa.
Un particolare interessante di questa mobilitazione, tra gli altri, è stata la mobilitazione trasversale che ha visto protagonista la comunità di memers europei, minacciati dalla direttiva in quanto i meme sono quasi sempre composti da immagini proprietarie, in particolar modo quella, esplicitamente antirazzista e antifascista legata a The Philosopher’s Meme, un sito di discussione e informazione rispetto agli internet memes ed alle diverse correnti memetiche.
L’iter legislativo prevede ora che il testo sia riduscusso a porte chiuse per essere ripresentato a Settembre alla Commissione Europea, nel frattempo, rallegrandoci per il successo della mobilitazione, possiamo approfondire l’informazione con i contributi raccolti qua sotto
QUALI SONO I PROSSIMI STEP LEGISLATIVI: