Mercoledì 10 dicembre, h.18.30, un incontro pubblico sui rigurgiti nazionalisti prodotti dalla crisi in tutto il mondo e la composizione meticcia delle lotte che, al contrario, dal basso costruiscono solidarietà.
con BRUNO CARTOSIO (docente dell’Università di Bergamo ed esperto americanista)e PIERRE JESTIN (giornalista di Le Monde Diplomatique)
45 anni fa una bomba scoppiava in Piazza Fontana: era iniziata la strategia della tensione. Oggi, scenari diversi, le strategie sempre le stesse. Alla crisi, il potere risponde seminando paura, costruendo la guerra tra i poveri, fomentando la paura del divers@, chiunque ess@ sia. Agli anarchici si sostituiscono i migranti, rom, omossessuali, lesbiche, transessuali, nuovi capri espiatori di un sistema che vuole sviare le responsabilità di una crisi creata da banche, multinazionali e finanziarie, che pure ora vengono a battere cassa su un debito fatto da loro.
E così ecco che il potere svela le sue due facce, che tanto bene abbiamo conosciuto con la Strategia della Tensione: da un lato le leggi che privatizzano e tagliano qualsiasi diritto o welfare state, precarizzando completamente le vite oltre al lavoro, distruggendo ogni possibilità di futuro sostenibile per intere generazioni; da un lato le grandi speculazioni finanziarie, le tangenti, le speculazioni finanziarie ed edilizie. Dall’altro i rigurgiti razzisti e fascisti, la guerra tra poveri continuamente soffiata e fomentata, che indicano il migrante come il responsabile della perdita di diritti, tacendo sulle responsabilità di chi la crisi l’ha creata e non l’ha mai pagata. Dall’altro le cacce al rom, al migrante, come si è visto tante volte in questi anni nella Grecia di Alba Dorata, ma come si è arrivati a vedere anche a Tor Vergata e in generale nella provincia Romana, dove è stato attaccato un centro di accoglienza per rifugiati e dove Lega e Casa Pound hanno impedito l’accesso a bambini e ragazzi migranti che andavano a scuola. O ancora, dall’altro, le sentinelle in piedi, il sessismo e l’omofobia sempre più diffuse, che invocano l’amore e la famiglia “naturali”, negando la libertà di scelta su chi amare ma anche sul proprio corpo.
E se in Europa vediamo Le Pen e Salvini andare a braccetto, stringendo alleanze con tutti i gruppuscoli e movimenti dell’estrema destra e portando avanti campagne xenofobe e omofobe, inneggiando all’odio verso il diverso, anche negli States si riaccendono le rivolte contro un sistema che ha fatto della multiculturalità la scusa per creare sempre nuovi ghetti, dove i ragazzi neri continuano a morire di Stato, uccisi a colpi di pistola o strangolati da poliziotti che sanno di non rischiare nulla.
Eppure, davanti all’avanzare di rigurgiti e nazionalismi, vediamo anche ricomporsi e unirsi le lotte. Realtà sempre più meticce, che alla guerra tra poveri rispondono con la solidarietà, con il mutuo soccorso, quartieri che si mobilitano, compatti, contro l’austerità e la negazione di diritti che la crisi vorrebbe imporre, rivendicando diritti per tutte e tutti, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza, dall’avere o meno un pezzo di carta che li definisca “regolari”. Da Ferguson a Milano, passando per i quartieri popolari di Madrid, di Parigi e di Berlino, vediamo i territori organizzarsi e rispondere insieme “we the people”.