Un partecipato corteo è partito oggi da piazza dei Mercanti e ha attraversato il centro di Milano nel 73° anniversario dalla liberazione di Aushwitz da parte dell’Armata Rossa, per dire forte e chiaro: MAI PIÙ NAZIFASCISMO MAI PIÙ LAGER
Per una memoria capace di leggere il presente e cambiare il futuro.
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– 22 GENNAIO ASSEMBLEA PUBBLICA ore 20.30 all’Arci Bellezza (via Bellezza 16/A) “Razzismo, disumanizzazione del nemico, costruzione del capro espiatorio: dall’iconografia e dalla propaganda degli anni 30 agli stereotipi di oggi” verso la mobilitazione del 27 Gennaio per la Giornata della Memoria –
Il 27 Gennaio, 73 anni fa, avvenne la liberazione di Auschwitz, simbolo del peggiore dei crimini nazisti: la macchina di morte chiamata “soluzione finale”, Shoáh, Porrajmos, Olocausto: la deportazione e il genocidio di ebrei, rom, persone lgbtq, disabili, oppositori politici, donne libere e tutti coloro che erano scomodi ai disegni razzisti del regime nazifascista.A 73 anni di distanza purtroppo il 27 Gennaio non può essere solo la Giornata della Memoria, doverosa e fondamentale, ma gli accadimenti contemporanei ci impongono oltre al monito delle tragedie della metà del secolo scorso l’allarme di similitudini preoccupanti.Dal ‘Muslim Ban’ di Trump, alle politiche di frontiera europee, quegli stessi governi responsabili di guerre e devastazioni ambientali, legittimano la costruzione di muri per impedire la libera circolazione delle persone, impedendo l’accesso addirittura a chi scappa da guerra e miseria e discriminando le persone sulla base della nazionalità dei loro genitori, arrivando persino a negare la cittadinanza e i diritti ad essa connessi.
L’europa sempre più in difficoltà e divisa di fronte alla crisi globale è preda di pericolose derive nazionaliste al suo interno. La perdita di garanzie e diritti sociali conquistati nel dopoquerra con conseguente precarizzazione del vivere quotidiano alimenta la rabbia e la frustrazione delle popolazioni . L’incapacità di una risposta positiva e solidale lascia spazio alla ripresa delle antiche drammatiche teorie del capro espiatorio e della superiorità razziale nei confronti dei migranti; dei muri e dei fili spinati.
Ricordare i lager, i campi di prigionia e di sterminio di allora significa oggi bandire l’idea delle frontiere chiuse, della deportazione delle persone private della “cittadinanza”, marchiate, allora da una stella gialla o un triangolo rosso, ai giorni nostri da un decreto di espulsione verso destinazioni di sofferenza e abbandono. E come allora nessuno può dire di “non sapere”.
Liberarci del nazifascismo e’ compito quotidiano, e non e’ terminato il 25 Aprile del 1945.
Le bombe degli anni della strategia della tensione, la crescente violenza razzista in Europa, che ha portato alla morte di Abba, Modou e Mor, Emmanuel, Ibrahim e tanti altri, ci dimostrano chiaramente quali sono gli effetti dello spazio concesso alle organizzazioni di estrema destra.
Non possiamo rivivere le tragedie del passato. Per questo e’ necessario chiudere ogni spazio politico ai nazifascisti: chiudere le loro sedi, non concedere loro spazi pubblici e istituzionali, continuando a costruire mobilitazioni sociali e popolari, che respingano la loro retorica criminale e razzista, che non è considerabile un’opinione, ma un’istigazione alla guerra civile e razziale.