Milano, il 29 Novembre 2017.
Oggi è un grande giorno per Milano: con tutti i riflettori puntati, spettacoli di laser e luci, è stato inaugurato il centro commerciale di City Life. Non un centro commerciale qualsiasi, bensì il più grande shopping district urbano d’Italia! Proprio quello che ci voleva per fare di Milano una metropoli davvero europea! All’ombra dei laser e delle telecamere accorse a testimoniare questo grandioso evento storico, Milano racconta però altre storie. Ve ne raccontiamo una.
Ci sono una madre e un figlio, italiani, nati a Milano e che Milano l’hanno vissuta e amata per tutta la loro vita tanto che lei, nonostante l’età, scrive poesie in dialetto milanese, un dialetto ormai quasi perduto nella memoria di una città che per inseguire il futuro non fatica a dimenticarsi i suoi figli.
Loro oggi non si sono uniti alla folla di spettatori che si è radunata a City Life: lei ha 93 anni, ed è invalida al 100%. Lui di anni ne ha 68 ed è malato di parkinson. Vivono insieme e sono sotto sfratto.
Così, questa mattina, mentre la city si vestiva a festa per il grande evento, loro preparavano scatoloni, aspettando l’ufficiale giudiziario. L’ennesima tappa di una storia crudele, che sembra non avere fine, e racconta l’orrore di una città che nei coni d’ombra delle telecamere nasconde 10mila case popolari vuote, 80mila case private sfitte e il vanto di una lista d’attesa per l’assegnazione degli alloggi ERP che raggiunge i 23 mila nuclei familiari. E mentre gli sfratti arrivano a oltre 15mila esecuzioni l’anno, le soluzioni continuano a essere ZERO.
[ngg_images source=”galleries” container_ids=”356″ display_type=”photocrati-nextgen_basic_thumbnails” override_thumbnail_settings=”0″ thumbnail_width=”120″ thumbnail_height=”90″ thumbnail_crop=”1″ images_per_page=”3″ number_of_columns=”0″ ajax_pagination=”0″ show_all_in_lightbox=”0″ use_imagebrowser_effect=”0″ show_slideshow_link=”1″ slideshow_link_text=”Guarda la galleria fotografica del presidio” order_by=”sortorder” order_direction=”ASC” returns=”included” maximum_entity_count=”500″]
Una situazione dovuta alla malagestione di Aler del patrimonio pubblico, e alla volontà di disinvestire nell’edilizia pubblica: nonostante l’emergenza abitativa dilangante a Milano Aler, Comune e Regione continuano a vendere le case popolari oltre a lasciarne di vuote.
Daniele e Orea, questi i loro nomi, non hanno altri parenti. Possono contare solo sulla solidarietà di chi il problema della casa lo conosce bene e lo affronta tutti i giorni: poco più di un mese fa, avevamo bloccato il loro sfratto ottenendo un rinvio, nonostante la presenza di polizia in tenuta antisommossa (che poi suona ridicolo, vista la cartella clinica dei signori, sarebbe stato doveroso da parte del Comune mandare servizi sociali immediatamente).
Questa volta avrebbero proceduto, utilizzando la forza pur di far rispettare il “diritto” della proprietà a svuotare la loro casa. Cosi questa mattina, insieme a Daniele e Orea di nuovo decine di solidali si sono radunati per aiutarli.
Per ostinazione, o forse per speranza di esserci sbagliati a tirare un giudizio cosi negativo sul Comune di Milano, in queste settimane abbiamo fatto il bando delle case popolari (sono in posizione 827 della graduatoria) e abbiamo sollecitato i servizi sociali per trovargli una soluzione dignitosa: un passaggio da casa a casa, bloccare lo sfratto fino a quando gli venga assegnata una casa popolare.
Eppure niente. Purtroppo, come spesso accade, dobbiamo confermare l’ipotesi: Milano abbandona i suoi figli, anche alle porte dell’inverno con il gelo che comincia a infilarsi nelle ossa, la risposta è sempre la stessa: nessuna.
I servizi sociali hanno proposto solo di mandarli in una struttura sanitaria, cosa che Daniele e Orea non accettano perche “vogliono la libertà di vivere in una casa, decidere della loro vita e non essere limitati dalle costrizioni che ci possono essere in un ospizio o in una residenza sanitaria”.
Questa mattina abbiamo deciso di non chiedere una proroga: non volevamo protrarre una storia crudele e difficile da sopportare, e soprattutto non volevamo rischiare l’uso della forza pubblica, con il trauma che ne sarebbe conseguito per Orea.
Per fortuna Milano, per quanto i suoi amministratori cerchino di dimostrare il contrario, spesso sa dimostrarsi una città solidale e accogliente: lo Spazio di Mutuo Soccorso, un progetto di resistenza alla crisi tramite pratiche di solidarietà attiva, ha dato loro una soluzione temporanea. Saranno ospitati nella “Casa Polmone”, una vera e propria risposta a chi, sfrattato senza pietà, non avrebbe altre alternative che la strada.
Rimarranno li, fino a quando avranno l’assegnazione della casa popolare, al caldo dell’abbraccio solidale di una comunità che sa cosa vuol dire solidarietà, che ha avuto la capacità di organizzare dal basso soluzioni concrete, che mette la vita delle persone davanti ai profitti e agli affari personali.
Ostinatamente convinti che un mondo nuovo sia probabile quanto quello vecchio.
Comitato Abitanti San Siro – Asia Milano