Dall’ 8 al 10 settembre saremo all’Arco della Pace con sport, musica, dibattiti, pranzi e cene a prezzi popolari per ricordare Abba e diffondere anticorpi contro il razzismo.
Il 14 settembre 2008 Abba Abdoul Guibre veniva ammazzato a sprangate per il colore della sua pelle, a pochi passi dalla Stazione Centrale, una delle frontiere interne che l’Italia sta innalzando in un’Europa Fortezza che respinge i migranti che scappano da guerre e devastazioni che l’Europa stessa alimenta in tutto il mondo.
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Tante storie si sono sentite in quei giorni per legittimare quell’omicidio, provando perfino a trovare come giustificazione un mai accertato furto di un pacco di biscotti, come se quella o qualsiasi altra ragione potesse giustificare a rincorrere, spranghe in mano, un gruppo di ragazzi neanche ventenni e picchiarli a sangue.
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La verità è che Abba è morto di razzismo. L’ha ucciso quella guerra tra poveri, quell’odio per il diverso che negli ultimi quindici anni ha ucciso circa 30.000 persone nel Mediterraneo, o sui muri di Ceuta, Melilla, della Grecia, della Slovenia, dell’Ungheria, nelle zone di frontiera di Idomeni o Calais, muri che circondano un’Europa Fortezza sempre più xenofoba e militarizzata, nella quale seduti in poltrona stanno sempre più razzisti e fascisti.
L’hanno ucciso le retoriche di chi, Lega in testa, fa del migrante il capro espiatorio, il nemico contro cui puntare il dito, nascondendo così come i migranti siano invece corpi e vite sulle quali fare affari, speculando sugli appalti per la cosiddetta “accoglienza”, o sul lavoro in nero di “clandestini” ricattabili e sfruttabili fino all’ultimo: Mafia Capitale, d’altro canto, ha mostrato chiaramente come tanti, dalle cooperative rosse ai palazzinari, abbiano grandissimi interessi nella gestione dei migranti, speculando sulla vita delle persone. L’ha ucciso il razzismo istituzionale che sta portando avanti il governo italiano con le nuove leggi sull’immigrazione, investendo milioni di euro per le espulsioni, costituendo nuovi CIE (CPR), legittimando vere e proprie retate della polizia a caccia di migranti senza documenti in Stazione Centrale e non solo.
Non possiamo smettere di prendere parola contro un sistema che prima devasta interi territori a suon di guerre e speculazioni ambientali e poi fa affari sui corpi delle tante e tanti che da quei territori scappano, alla ricerca di un futuro e una vita degna. Per noi ricordare Abba significa prendere parola contro il razzismo, ancora una volta. Significa dire che le uniche cose che pretendiamo vengano fermate, respinte fuori dalle nostre città, dalle strade e dai quartieri che viviamo ogni giorno, sono l’odio, le guerre, le speculazioni. Di sicuro non le persone.
Con le persone, uomini, donne, bambini, siamo invece abituati a tessere reti solidali, a partecipare insieme ai territori, a costruire nuove alternative possibili. Lo diciamo nei quartieri, nelle scuole e nelle università: fermare le guerre non le persone; mutuo soccorso, autogestione e solidarietà meticcia dal basso sono l’unica soluzione per costruire altri mondi possibili.
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ABBA VIVE!
#NoOneIsIllegal – NESSUNA PERSONA E’ ILLEGALE
Come raggiungere il festival
con i mezzi pubblici:
METRO Linea 1 (Rossa e Verde) fermata CADORNA
TRAM 1 fermata ROSERIO