Le scoperte geografiche che hanno inaugurato l’età moderna e le comunicazioni sempre più intense tra le regioni e i popoli del mondo prodotte da quelle scoperte , hanno sempre portato con sé un’autentica carica utopica. Mai fu versato tanto sangue, mai fu distrutto un così alto numero di vite umane e di culture, tanto che pare più urgente denunciare la barbarie e l’orrore dell’espansione e del controllo europeo sul mondo (senza dimenticare quello statunitense, sovieticao e giapponese). Ma è altrettanto importante non sottovalutare le tendenze utopiche che hanno sempre accompagnato la dinamica della globalizzazione anche se sono sempre state sconfitte dai poteri sovrani. L’amore per le differenze e la fede nella libertà e nell’uguaglianza universali espressi dal pensiero rivoluzionario dell’umanesimo rinascimentale riappaiono su scala globale . Questo tratto utopico della globalizzazione ci impedisce d cadere nel particolarismo e nell’isolazionismo come reazioni alle forze totalizzanti dell’imperialismo e del dominio razziale, spingendoci invece a elaborare un progetto di controglobalizzazione, di controImpero. Questo momento utopico non è tuttavia mai stato privo di una certa ambiguità. Si tratta di una tendenza che si scontra costantemente con l’ordine e il dominio della sovranità. A questo proposito, nel pensiero di Bartolomé de Las Casas, di Toussaint de l’Ouvertoure e di Karl Marx ritroviamo delle espressioni esemplari di questo utopismo con tutta la sua ambiguità.
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Alla fine del XVIII secolo, quando la conquista, i massacri e la razzia in cui sino a quel momento si era manifestato il dominio europeo furono rimpiazzati dalla più stabile struttura della produzione schiavistica su vasta scala e dai monopoli commerciali, uno schiavo di colore, chiamato Toussaint de l’Ouvertoure, guidò con successo la prima lotta di liberazione contro la schiavitù moderna nella colonia francese di Santo Domingo (l’odierna Haiti). Toussaint de l’Ouvertoure respirava l’aria della retorica della Rivoluzione francese che veniva da Parigi. I rivoluzionari francesi in lotta contro l’ancien regime avevano proclamato l’universalità dei diritti umani <<liberté, egalité, fraternité>>.
Toussaint proclamò che anche i neri, i mulatti e i bianchi delle colonie dovevano essere protetti dai diritti di cittadinanza. Gli sembrava fuori discussione che la vittoria sull’aristocrazia feudale e il dichiarazione dei diritti universali in Europa implicasse la fine dell’<<aristocrazia razziale>> e della schiavitù: nella nuova Repubblica francese siamo tutti fratelli e lineri cittadini. Le lettere di Toussaint agli amministratori civili e militari francesi sviluppanoimpeccabilmente la retorica della rivoluzione sino alla sua logica conclusione, rivelandone però, a un tempo, tutta l’ipocrisia. Forse ingenuamente o forse per una calcolata tattica politica, Toussaint dimostra in che misura i leader della rivoluzione avessero tradito i principi di cui andavano così fieri. In un rapporto al Direttorio datato 14 Brumaio dell’anno VI (1797) Toussaint avverte i dirigenti di Parigi che qualsiasi ritorno alla schiavitù era impensabile e che su questo argomento non era possibile nessun compromesso. Una proclamazione della libertà è irreversibile: <<Credete proprio che gli uomini che hanno gioito per la benedizione della libertà accetteranno serenamente di esserne privati? […] Andiamo!
La stessa mano che ha spezzato le nostre catene non ci ridurrà di nuovo in schiavitù. La Francia non revocherà i suoi principi, non ci priverà dei suoi benefici più grandi>>
La dichiarazione dei diritti universali, proclamata così fiduciosamente a Parigi, rimbalzò da Santo Domingo facendo inorridire i francesi. Nel viaggio attraverso l’Atlantico l’universalità dei diritti divenne più reale e venne messa in pratica. Come ha scritto anche Amié César, Toussaint de l’Ouvertoure aveva spinto il progetto oltre il limite << che separa il pensiero puro dalla realtà concreta; il diritto dalla sua attualizzaziona; la ragione dalla verità>>. Toussaint prende alla lettera la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e pretende che siano messi in pratica. Per Toussaint, la rivoluzione non è solo la ricerca della liberazione dal dominio europeo per fare ritorno in Africa, il mondo perduto ove ristabilire le tradizionali forme di potere. Toussaint guarda in avanti, verso quelle forme di libertà e uguaglianza che un mondo sempre più interconnesso rendeva oramai disponibili.