Se esiste una legge che prevede che la presenza di un essere umano nel luogo in cui risiede è illegale, va cambiata la legge e non deportato l’essere umano.
Nessuna persona è illegale: basterebbe questo semplice principio a cambiare radicalmente il segno al dibattito sulla migrazione che è spesso ambiguamente razzista sul piano dell’opinione pubblica e cavillosamente crudele sul piano istituzionale.
Per verificare quanto questo principio sia semplice esiste una prova efficacissima: chiedete ad un bambino o ad una bambina, riconoscerà un’amica, un compagno, difficilmente vi indicherà un clandestino.
Siamo famiglie multietniche, solidali, meticce, chiamateci come volete, siamo la città così come sarà sempre di più in futuro e come dovrebbero diventare le metropoli d’Europa: non puzzle di ghetti etnici, ma luoghi di incontro e cultura. Noi siamo, ancor prima di voler costruire, la città che respinge il razzismo e i seminatori d’odio.
Sappiamo bene inoltre, poiché lo viviamo sulla nostra pelle e nel cuore che il razzismo non è fatto di parole ma di diritti negati, alcuni ad esempio:
° Quello ad essere cittadini del paese in cui si è nati o cresciuti, che ancora è negato a causa dell’assenza della legge sullo ius soli.
° Quello all’istruzione, messo a rischio dalle normative che rendono irregolari i cittadini (Bossi Fini, Minniti Orlando innanzitutto) e dunque anche i loro bambini, ma anche dalla burocrazia e dai tagli al welfare.
° Quello ad essere inseriti, tramite percorsi di mediazione culturale continuativa all’interno della scuola e delle istituzioni educative della comunità.
° Quello ad avere un tetto sopra la testa e non rischiare di svegliarsi una mattina con il trauma indelebile nella memoria di uno sgombero coatto.
Affinché questi e altri diritti siano al più presto sicuri, assieme a tanti, saremo in piazza il 20 Maggio sapendo che per vivere senza muri bisogna saperli abbattere e riconoscere, anche quando si nascondono dietro le leggi ingiuste.