Ecco una nuova puntata nel capitolo di violenza della polizia francese, un capitolo pesante pieno di casi di impunitá.
Questo Giovedi 2 febbraio alle 17, nel quartiere “3000“ della cittá Aulnay sous Bois, nell’hinterland parigino, Theo un giovane di 22 anni, senza precedenti penali, è stato sottoposto a un controllo dei documenti. Durante l’operazione di polizia riceve insulti, sputi, gas lacrimogeni in volto e colpi di manganello, da parte di 4 poliziotti francesi. Ha poi ricevuto colpi di manganello sulle natiche, mentre aveva i pantaloni abbassati. Cade a terra. Le forze di sicurezza lo lasciano lì, sdraiato sul marciapiede, prima di portarlo alla stazione di polizia, con il volto tumefatto, fino a quando poi decidono di portarlo in ospedale. Theo é stato ricoverato d’urgenza ed è stato dimesso da lavoro e sforzi di qualsiasi tipo per 60 giorni, per colpa di una lacerazione nell’ano di 10 cm.
Tuttavia, nonostante la gravità dei fatti, la giustizia è stata lenta a reagire. La sera stessa, i quattro poliziotti sono stati tenuti in custodia, con l’accusa di stupro aggravato di gruppo. La procura di Bobigny, ha deciso di aspettare a confermare l’accusa di stupro e ha stabilito di accusare i 4 poliziotti di violenza volontaria da parte di agenti pubblici.Il sindaco della cittá Aulnay, Bruno Beschizza, chiede un cambio delle accuse e che venga fatta giustizia.
La sua testimonianza si trova qui
Nel frattempo, i residenti di Aulnay sono scioccati. Theo è considerato il “fratello maggiore“ da tutto il quartiere, dato il suo comportamento esemplare e il suo ruolo di educatore nella scuola pubblica, della zona.
Le reazioni da parte degli abitanti sono numerose. Alcune auto sono bruciate nella notte tra Domenica e Lunedi, e cinque persone sono state arrestate. La presenza della polizia è stata rafforzata, l’area è completamente assediata dalla polizia.
Lunedi pomeriggio, è stata organizzata in città una marcia, dalle « madri delle banlieue » che chiedono rispetto e giustizia. Diverse madri si chiedono “E il prossimo sarà forse mio figlio? », « La polizia non ci rispetta, come possono pretendere rispetto da noi? »
Nella notte tra Lunedi e Martedì, la situazione è ancora molto tesa. Un elicottero sorvola la zona, immersa nel buio a causa di un black-out. Nonostante la forte militarizzazione del quartiere, molte le persone che attraversano le sue strade chiedendo veritá e giustizia per Theo. Tra le proteste, diversi i momenti di tensione, macchine bruciate per denunciare la repressione poliziesca e la mancanza di giustizia. La polizia ha poi utilizzato iniziato a sparare in aria per disperdere i piccoli gruppi di persone che si riunivano nelle strade, utilizzando proiettili veri.
In seguito sono state arrestate 26 persone, alcuni sospettati di violenza aggravata di gruppo.
Nella notte tra Martedì e Mercoledì, molte le proteste e i momenti di tensione con la polizia; anche nelle cittá limitrofe.
François Hollande è andato in ospedale al capezzale di Theo, gesto raro nel capitolo delle vittime degli abusi della polizia, questo fa capire quanto il livello di abuso poliziesco abbia raggiunti livelli spaventosi e che il governo stia tentando una pacificazione, almeno a livello mediatico, mentre per le strade di Aulnay continuano i pattugliamenti e la repressione di qualsiasi forma di protesta.
Ognuno chiede giustizia. Ma è la stessa per tutti?
Questa aggressione mostra una situazione sociale estremamente tesa, che colpisce la periferia da decenni,dove gli abitanti si sentono cittadini e cittadine di seconda classe.
I comportamenti razzisti delle forze dell’ordine, nelle grandi periferie francesi, sono all’ordine del giorno, e gli abusi di polizia sono raramente perseguiti. I residenti dei quartieri popolari subiscono discriminazioni e abusi ogni giorno, proprio dagli stessi tutori dell’ordine. Questo è il risultato di una politica nazionale razzista nei confronti delle persone di origine straniera, relegata per lo più in quartieri ghetto, fatiscenti e abbandonati al degrado e con sempre meno servizi pubblici garantiti.
La brutale aggressione contro Theo, ancora una volta ha innescato una rabbia legittima da parte dei suoi abitanti.
Le proteste che chiedevano giustizia, non hanno ottenuto risposta e sono state duramente represse dalla polizia. Il governo francese ha scelto ancora una volta di usare la polizia come intermediario, davanti a una crisi sociale che dovrebbe essere affrontata diversamente, innescando paura e tensione nel quartiere, ma anche desiderio di riscatto da parte dei suoi abitanti, decisi a continuare a lottare.
Questo episodio non è l’unico, ma rientra in quadro di violenza della polizia molto comune nei quartieri poolari francesi.
Adama Traoré, una ragazza francese originaria del Mali, durante un controllo documenti da parte della polizia è morta soffocata. Era il 19 Luglio e nessun politico ha speso una parola su quanto successo, sperando che la vicenda finisse nel dimenticatoio. I falsi rapporti di polizia e diverse versioni rispetto all’autopsia, fanno si che non sia ancora stato definito il momento della morte. Una cosa è però certa Adama Traoré è morta durante un violento e brutale arresto da parte della polizia!
Sono tante le proteste che in tutta la Francia continuano a chiedere giustizia per Adama e solo ora che le mobilitazioni si sono intensificate, il governo Hollande ha cercato di fermare lo scandalo, in particolare attraverso il processo dei due fratelli di Adama, accusati di minacce e insulti alle forze dell’ordine e condannati rispettivamente 8 e 3 mesi di reclusione ciascuno). Ancora oggi, collettiva rimane mobilitata, di concerti di artisti ha avuto luogo in Francia a fine gennaio per cercare la giustizia e per raccogliere fondi.
La situazione quindi Theo arriva in un ambiente caldo, che ricorda i 2005 rivolte dove molti disordini infiammato periferie, in seguito alla morte di due giovani Zyed e Bouna, fulminati in un trasformatore in cui in fuga la polizia.
Come slogan indicati in seguito alla morte di Adama Traoré: “Senza giustizia, non si avrà la pace”
Nel frattempo, l’Assemblea nazionale considera una legge per modificare ed estendere l’uso delle armi da fuoco alla polizia e gendarmi. Essi saranno in grado di utilizzare la pistola a una persona in fuga, che ricorda purtroppo eccessi visibili soprattutto negli Stati Uniti.
Nel frattempo, la chiamata collettiva per una marcia contro la violenza della polizia, hogra e la caccia migranti e Domenica 19 marzo a Parigi.
Urgence ! La police assassine, encore !
Nouvel épisode dans le chapitre des violences policières françaises, lourd chapitre rempli d’impunité.
Ce jeudi 2 février, à 17h dans la cité des 3000 d’Aulnay sous bois, dans la région parisienne, Théo, jeune homme de 22 ans sans antécédents judiciaires subi un contrôle d’identité où il reçoit insultes, crachats, gaz et coups de matraques par 4 policiers français. Il reçoit alors un coup de matraque au niveau des fesses à l’horizontal, alors que son pantalon est baissé. Il tombe par terre. Les forces de l’ordre le laisse là, gisant sur le trottoir, avant de l’emmener au commissariat puis à l’Hôpital. Il est alors hospitalisé en urgence et est aujourd’hui en incapacité totale de travail pendant 60 jours, suite à une déchirure de l’anus de 10 cm.
Pourtant, devant la gravité des faits, la justice a mis du temps à réagir. Les 4 policiers ont été placés en garde à vue le soir même pour viol aggravée en réunion. Le parquet de Bobigny évoque ce week end que la qualification de viol ne peut être établie et requalifie les faits de violences volontaires par personnes dépositaires de l’autorité publiques. Le maire d’Aulnay, Bruno Beschizza, invoque un « détournement de vérité » et demande à ce que justice soit faite. Nouveau revirement dimanche soir, trois des policiers sont mis en examen pour violences volontaires et le quatrième pour viol.
Son témoignage est à retrouvé ici
Pendant ce temps, les habitants d’Aulnay sont choqués. Théo est considéré comme le grand frère du quartier, au comportement exemplaire pour cette ancien animateur scolaire employé de la mairie. Les réactions de la part des habitants sont nombreuses. Quelques voitures sont brûlées dans la nuit du dimanche au lundi, et 5 personnes sont arrêtées. Le dispositif policier est renforcé, le quartier est alors assiégé par la police.
Lundi après midi, une marche est organisée dans la cité, notamment par les mères de famille qui réclament respect et justice : « Et le prochain, c’est mon fils ? » « Les policiers ne nous respectent pas, comment voulez vous qu’on les respecte ensuite ? ».
Dans la nuit de lundi à mardi, la situation est encore très tendue. La seule réponse de l’Etat face à cette demande de justice et de vérité est la militarisation du quartier. Un hélicoptère survole le quartier plongé dans l’obscurité après un sabotage de l’éclairage public. Les policiers font alors usage de leur arme à feu à balles réelles et « tirent en l’air » pour disperser les petits groupes. Encore de nombreuses arrestations. La contestation s’étend aux villes limitrophes.
François Hollande est venu au chevet du lit d’hôpital de Théo, geste fort et assez rare dans le chapitre des victimes des violences policières. Chacun appelle à la justice. Mais est-elle la même pour tout le monde ?
C’est oublier que cette agression porte en elle une situation sociale extrêmement tendue qui touche les banlieues depuis des décennies faisant sentir les habitants comme des citoyens de seconde zone. Comportements racistes des forces de l’ordre, véritables « cow boys » où les abus de pouvoir sont nombreux et rarement poursuivis en justice, les habitants des quartiers populaires subissent discriminations et agressions quotidiennement. C’est le résultat d’une politique nationale raciste envers les personnes issues de l’immigration, reléguées majoritairement dans les banlieues délabrées qui peinent à s’en sortir face à baisse des services publics.
L’agression disproportionnée de Théo est encore une fois déclencheur d’une colère légitime de la part de ses habitants. Ils attendent toujours respect et considération égale face à la République et donc face aux forces de l’ordre.
Cette évènement survient alors que la mort d’Adama Traoré fait toujours l’actualité, toujours pas élucidée par la justice entre fausses déclarations policières et autopsie révélatrice. Adama Traoré est décédé le 19 juillet dernier lors de sa violente arrestation par la Police. Les circonstances de sa mort restent floues d’où les nombreuses mobilisations qui ont suivi et continuent d’avoir lieu, pour demander justice. A l’époque, la famille n’a reçu aucune considération de la part du gouvernement. A mesure que la mobilisation s’intensifiait, l’Etat a cherché à étouffer l’affaire, notamment à travers le jugement des deux frères d’Adama, inculpés pour menaces et outrages aux gendarmes (8 et 3 mois de prison ferme chacun). Encore aujourd’hui, les collectifs restent mobilisés, et des concerts d’artistes ont eu lieu en France fin janvier pour demander justice et récolter des fonds.
La situation de Théo arrive donc dans un contexte brûlant, qui n’est pas sans rappeler les émeutes de 2005 où de nombreuses émeutes avaient enflammées les banlieues, à la suite de la mort de deux jeunes Zyed et Bouna, électrocuté dans un transformateur où ils fuyaient la police.
Comme l’indique les slogans suite à la mort d’Adama Traoré : « Sans justice, vous n’aurez pas la paix »
Pendant ce temps, l’assemblée nationale examine un texte de loi pour modifier et étendre l’utilisation des armes à feu aux policiers et gendarmes. Ils pourront ainsi faire usage de l’arme à feu sur une personne en fuite, ce qui rappelle tristement les dérives visibles notamment aux Etats-Unis.
Une marche contre les violences policières et la chasse aux migrants est organisée pour le dimanche 19 mars à Paris.