Sabato scendiamo tutte e tutti in piazza per dire a gran voce che la resistenza del popolo curdo è la resistenza di tutte e tutti coloro che vogliono costruire comunità resistenti, autorganizzate dal basso, meticce e solidali.
La resistenza curda è un esempio per le lotte di tutto il mondo, perchè in Rojava la potenza di una comunità in lotta costruisce legami potenti, capaci non solo di resistere alla barbarie, ma anche di immaginare un mondo diverso possibile, praticare la rivoluzione e non importa se sei giovane o anziano, uomo o donna, curdo, arabo o yazida: uniti si può vincere.
Scendiamo in piazza per dire il popolo curdo è l’unico che lotta davvero contro il terrorismo di Daesh e contro il governo Erdogan e che il PKK deve essere tolto dalla lista delle organizzazioni terroristiche, perchè i terroritsti sono i fondamentalisti dello Stato Islamico e i governi che lo hanno alimentato.
Scendiamo in piazza per dire che vogliamo la libertà di tutte e tutti i prigionieri politici in Turchia, aumentati esponenzialmente negli ultimi mesi a partire dal mondo della cultura e dell’informazione, fino ad arrivare a colpire chiunque fosse “scomodo” al potere e alla dittatura del governo turco.
Scendiamo in piazza per dire che Erdogan è un assassino e un dittatore, macchiatosi della morte di centinaia di persone, mettendo in atto una strategia della tensione che ha visto sfociare in stragi come quella di Ankara nel 2015.
Scendiamo in piazza perchè vogliamo fermare le guerre e i finanziamenti a Stati come quello turco, con il uale l’Europa, ormai un anno fa, ha firmato un patto per 6 miliardi per il “contenimento dei flussi migratori”, schiacciando l’occhio a un dittatore che da anni porta avanti il genocidio del popolo curdo, oltre che dei migranti che tentano di entrare nella Fortezza Europa.
STOP WAR NOT PEOPLE: vogliamo fermare immediatamente gli accordi di guerra e quelli con i dittatori sanguinari, il business delle armi e delle frontiere. Se i curdi combattono una battaglia per tutti, anche a noi spetta fare la nostra parte.
Scendiamo in piazza perchè le militanti curde stanno combattendo contro lo stato turco, contro il regime iraniano, siriano, contro i jihadisti, ma anche contro il patriarcato, insito nella società, che si declina in matrimoni precoci e forzati, violenza domestica, delitti d’onore e cultura della stupro. Scendiamo in piazza perchè l’esperienza del movimento femminile curdo ci insegna che la liberazione e l’uguaglianza dei generi deve diventare una uestione di responsabilità di tutta la società poichè misurano l’etica e la libertà della società stessa e che per una lotta rivoluzionaria la liberazione della donna deve essere un obiettivo intrinseco.
Le femministe di tutto il mondo dicono insieme: NON UNA DI MENO. Non possono lasciare indietro nessuna, men che meno se questa ha il volto di una combattente ypg.
Scendiamo in piazza per chiedere la libertà di Ocalan, rappresentante ideologico del movimento e teorico del “confederalismo democratico”, il quale afferma che capitalismo, Stato e patriarcato stanno alla base di oppressione e potere.
Scendiamo in piazza perchè quello curdo è un esempio di comunità autorganizzate e resistenti che combattono per la propria liberazione contro il terrorismo jihadista e contro quello di Stato.
Libertà per Kobane e per il popolo curdo!
Libertà per Ocalan e per tutte e tutti gli arrestati!
Costruiamo territori resistenti e solidali dal Rojava a Milano.