Nel 47esimo anniversario della strage di piazza Fontana, un corteo studentesco ha attraversato il centro cittadino fino alla Banca Nazionale dell’Agricoltura.
“Diffondere cultura per fermare le guerre, niente Paura possiamo fermarli!” diceva lo striscione di apertura della manifestazione, un messaggio per dire chiaramente che noi non abbiamo paura. La paura è sempre stata un potentissimo mezzo per tenere buone le persone e imporre politiche autoritarie. Nel ’69 su inaugurava una strategia della tensione che serviva proprio a terrorizzare chi scendeva nelle piazze con i movimenti studenteschi e operai di quegli anni.
Anche i governi di oggi usano la paura come arma. Attraverso le guerre e gli allarmismi razzisti traspare l’immagine di una situazione di perenne pericolo, condizione fondamentale per cui i vari Trump e Salvini riescono a fomentare l’odio e tenersi le poltrone, ovviamente sempre aiutati dai loro utili idioti servi neofascisti che fanno il lavoro sporco minacciando gli studenti fuori dalle scuole o intimidendo i migranti in un centro d’accoglienza.
Anche il nuovo governo Gentiloni non annuncia niente di buono, l’ex ministro degli esteri ha già stretto i rapporti con i peggiori dittatori del pianeta, per tutelare gli interessi dei produttori di armi e “controllarte i flussi” migratori: il governo libico, il golpista Erdogan, i vergognosi sceicchi sauditi sono considerati “garanti di democrazia” e soprattutto ottimi soci di affari.
Anche questa è una strategia della tensione che ci opprime e che funziona ancora meglio se si abbina a riforme che distruggono la storia e la memoria come la buona scuola, che di buono non ha nulla.
Ricordarsi del passato significa costruire gli anticorpi nel presente, più importanti che mai quando un aperto sostenitore del Ku Klux Klan è il presidente della principale potenza militare del globo, migliaia di persone si muovono in cerca di una vita degna in fuga dalle guerre che muovono i governi occidentali e governi autoritari cercano di negare i diritti di tutti quanti.
Oggi, Claudia Pinelli ha dato testimonianza sugli avvenimenti di Piazza Fontana per fare giustizia, denunciando ancora una volta che l’assassinio del padre sia avvenuto per mano dello Stato. I collettivi dei licei artistici e grafici hanno dipinto la riproduzione del quadro della defenestrazione di Pinelli di Bai (che nonostante le promesse di Palazzo Marini giace nelle cantine a prendere polvere) proprio davanti ai cancelli della banca.
Ci rivediamo in piazza il prossimo sabato, ancora una volta contro ogni razzismo e fascismo. Il 17 dicembre anche noi studenti parteciperemo alla manifestazione “Stop War Not People” convocata da Zona 8 Solidale per chiedere che la ex caserma Montello diventi uno spazio aperto ed accessibile a tutta la cittadinanza e per denunciare l’inefficacia delle attuali politiche di accoglienza, che oltre a non garantire un’ospitalità dignitosa, troppo spesso marginalizzano i migranti e li criminalizzano, costringendoli a una lunga attesa senza certezze per il futuro.
Milano e i suoi studenti sono antifascisti e antirazzisti.