LETTERA APERTA SU SAN SIRO.
Il nostro quartiere aldilà di proclami e speculazioni. Unica sicurezza: diritti per tutt*!
“Emergenza sicurezza! Più militari nei quartieri! Più controllo del territorio!”. Ecco i continui proclami di politici e giornalisti con cui ciclicamente vengono descritte le periferie, in cui si urla all’emergenza sicurezza dimenticandosi volutamente di quella sociale, per nascondere ancora una volta le reali responsabilità e gli anni di abbandono dei quartieri popolari.
Questi personaggi hanno la memoria corta o qualche interesse a dimenticarsene. Le condizioni dei quartieri popolari non sono casuali, ma sono la conseguenza di una politica voluta per smantellare il welfare state e lasciare in mano ai privati la gestione del pubblico.
Aler e Regione da vent’anni hanno abbandonato i quartieri popolari: invece di investire nella riqualificazione degli alloggi fatiscenti hanno preferito investire in partecipate e derivati, vendere le case popolari, fare loschi affari e regalare appalti a mafiosi e palazzinari (esemplificativo lo scambio case/voti con la ‘ndrangheta per cui è stato condannato l’ex assessore regionale alla casa Domenico Zambetti).
Aler è responsabile di un buco di bilancio da 400 Milioni di euro e la dirigenza è stata commissariata a causa degli appalti truccati e delle consulenze d’oro, ma nonostante questo non abbiamo visto nessun cambiamento, solo un bel rimpasto di ruoli, come con Domenico Ippolito, ex Direttore Generale, che ora ha la “responsabilità” di firmare gli appalti per i lavori di ristrutturazione e addirittura premi di produzione e nuovo parco macchine per i funzionari.
Ora parliamo noi e vi raccontiamo del nostro quartiere.
San Siro è il quartiere in cui chiudono negozi e spazi per affitti esorbitanti di ALER e per mancanza di fondi delle istituzioni, luoghi di prossimità importanti per una popolazione che a volte difficilmente si muove per diverse patologie o disabilità.
San Siro è il quartiere delle centinaia di case vuote, lastrate e riscaldate, degli inquilini che si trovano a sperare di non essere fra quel 40% di case a rischio folgorazione e intossicazione, delle tante famiglie colpite dall’art 5 del Piano Casa di Renzi e Lupi che si vedono negare il diritto alla residenza e i servizi fondamentali che ne conseguono, come il poter iscrivere i bambini a scuola, avere il medico di base, poter fare i contratti di acqua, luce e gas.
Non si può abbandonare una popolazione fragile nei quartieri popolari e poi tuonare alla sicurezza. Non si possono millantare come soluzioni gli sgomberi, che costano migliaia di euro, producendo come risultato quello di avere una famiglia per strada e l’ennesima casa vuota, che alimenta il mercato del “racket” meccanismo pericoloso e di ricatto che ogni giorno contrastiamo pubblicamente dal basso.
Le nostre storie parlano di precarietà abitativa e lavorativa, del fatto che alcuni di noi hanno un contratto, altri non hanno una casa, altri ancora aspettano da anni che venga applicata la commissione prevista dall’art 34 comma 8, per regolarizzare chi ha occupato per necessità.
Alcune di noi portano i figli a scuola dall’ altra parte della città perchè qui non sono riusciti ad avere la residenza, altre pagano il bollettino ma ALER continua ad aumentarlo, altri ancora hanno la casa pignorata, molti dei nostri figli frequentano le scuole di zone quelle dove si parla le mille lingue del mondo e dove ci insegnano che si è tutti differenti ma uguali nei diritti.
Ma il quartiere, pur nelle condizioni di difficoltà, si organizza, con iniziative di riqualificazione, con doposcuola autogestiti, scuole d’italiano, palestre popolari, sportelli sindacali, associazioni, mercatini di scambio, feste popolari gratuite, panettieri che regalano il pane, laboratori di ricerca: una San Siro solidale che resiste alla crisi mentre istituzioni abbandonano quartieri e persone.
L’ unica sicurezza che vogliamo è quella sociale, quella dei diritti, non crediamo che si possa pensare di risolvere un’ emergenza sociale con le camionette, militari, sgomberi e chiusura di spazi: servono investimenti, serve garantire diritti elementari come quello alla casa, all’istruzione, alla salute, servono spazi di socialità in cui gli abitanti di questo quartiere si conoscano, si aiutino, si confrontino, si sentano responsabili e partecipi di questo territorio.
A chi pensa di soffiare sul fuoco della paura, fomentando la guerra tra poveri, a chi ci vorrebbe vedere gli uni contro gli altri mentre continua a mangiare sulla nostra testa, rispondiamo costruendo quotidianamente dal basso la San Siro che vogliamo, solidale e meticcia!
COMITATO ABITANTI SAN SIRO