Con i voti di circa il 18% della popolazione, Trump è stato eletto nuovo presidente degli Stati Uniti. Poco dopo, chi invece ha deciso di non scegliere nè le lobby di potere, nè la rabbia, nè il meno peggio, ha deciso di riempire le piazze di Berkley, San Francisco, Oakland, Seattle, Los Angeles, New York per ribadire un messaggio forte e chiaro:
”Not my president. Fuck the Wall!”
sono stato fermato da un uomo. “Mike”, ha detto. “Dobbiamo votare per Trump. Dobbiamo stravolgere un po’ le cose”. Ed è finita lì. Per lui quella motivazione era sufficiente. “Stravolgere le cose”.
Da circa 24 ore, da quando la vittoria di Trump è diventata certa, gli Stati Uniti sono scossi da un capo all’altro da proteste: giovani, soprattutto studenti, sono usciti dalle università di tutto il paese gridando “NOT MY PRESIDENT” and “FUCK THE WALL” scatenando un tam tam che dalle strade ai social network lancia un invito a prendere parte contro razzismo e sessismo, contro le politiche liberticide, folli e razziste del presidente amico del Ku Klux Klan.