Ne parliamo martedì 6 dicembre alle 18.30 al Cantiere con Sara Prestianni, di ritorno da Calais, e Martina Tazzioli in collegamento dall’Inghilterra.
Calais è stata divorata dalle fiamme, i migranti errano tra le macerie sussurrando “Jungle is finish”. Là dove fino a ieri c’erano negozi, capanne ed una forma di vita, seppure non dignitosa, ora c’è solo cenere.
Quello degli incendi è l’ultimo atto dello sgombero del campo annunciato già da mesi e iniziato lunedì 24 ottobre. Un atto di rabbia frutto di mesi di pressione e violenze, provocato da chi voleva che questa giungla scomparisse, in vista delle prossime elezioni in Francia.
Per questo sgombero, come nel 2009, il governo francese ha optato per un’azione ‘teatrale’, accreditando 700 giornalisti da tutto il mondo, entrando così ufficialmente in piena campagna elettorale. 5000 i migranti accompagnati nei CAO – Centri di Accompagnamento e Orientamento – in cui avranno un mese per decidere se chiedere o no l’asilo in Francia. Molti i minorenni che restano ancora senza protezione nella jungle, nonostante il prefetto annunci che tutti sono partiti. Con questa operazione la Francia si è ‘comprata’ un’immagine umanitaria e solidale. Peccato che nessuna autorità precisi che sono ben pochi quelli che concretamente potranno chiedere asilo in Francia.
È facile invece rendersene conto se si passa qualche ora nella Jungle: almeno l’80% degli abitanti è transitato per l’Italia (molti hanno un permesso di soggiorno italiano, spesso una protezione sussidiaria), ma la mancanza di lavoro e futuro li ha spinti a partire e tentare il viaggio in Inghilterra. Altrettanti invece sono stati identificati in Italia e, per attuazione del Regolamento Dublino, dovrebbero essere obbligati a fare richiesta d’asilo nel nostro Paese. Impronte prese, come raccontano, troppo spesso con l’utilizzo della forza o con l’inganno.
Calais è in fiamme. Le ruspe termineranno l’opera di distruzione nei prossimi giorni. Ma la frontiera tra Francia ed Inghilterra rimanendo chiusa non farà altro che creare altre giungle lungo il litorale. E questo ennesimo sgombero finirà per risultare solo un’ennesima trovata elettorale portando all’erranza forzata migliaia di persone.
Sara Prestianni, nata a Fano nel 1979, è specialista in politiche internazionali d’immigrazione. Il suo lavoro d’ inchiesta, fotografico e politico, si è focalizzato dal 2003 nella regione del Mediterraneo, con missioni alle frontiere interne ed esterne di questo spazio, dalla Libia alla Grecia, dalle Canarie al Marocco, Mali, Turchia, Lampedusa. Ha contribuito a diversi rapporti sulle violazioni dei diritti umani alle frontiere per le reti internazionali FIDH – Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo – Migreurop et Médecins du Monde. Dopo aver passato 10 anni a Parigi, come coordinatrice della rete euro-africana Migreurop ed un anno tra Mali e Senegal seguendo le rotte dei migranti nella regione del Sahel, dal 2013, tornata a
Roma, lavora all’ufficio immigrazione di ARCI.