leggi lo speciale “A chi serve la vittoria del sì al referendum?”
8 novembre, h.16,30 @ unimi festa del perdono, aula 431
17 novembre h,18,30 @ cantiere, via Monterosa 84. A seguire cena popolare
“C’è un filone di pensiero che affonda le radici molto indietro nel tempo (sin nel XVIII secolo) e che ha opposto le ragioni della società civile contro lo Stato ed i suoi apparati. Questo scontro sembrò vinto definitivamente in Italia nel 1945, quando, dalla sconfitta del fascismo, sorse una repubblica dal forte contenuto sociale, garantita da una democrazia parlamentare che esaltava la rappresentanza e la partecipazione popolare. Poi, pian piano, riemerse una cultura politica che, nelle nuove condizioni storiche, pensava ad una riforma della Costituzione e della legge elettorale che comprimesse la rappresentanza, liquidasse gli strumenti di partecipazione democratica e desse vita ad un regime oligarchico che, però, conservava forme elettive.
La P2 fu il soggetto che riuscì a sdoganare quella cultura ed ad imporre questo tema nell’agenda politica circa 40 anni fa. Non hanno torto i sostenitori del Si al referendum a sostenere che la riforma delle istituzioni “attende da 40 anni”, ma solo se si ammette che è della riforma di Gelli che si sta parlando. E, in effetti, le somiglianze fra il piano della P2 e l’attuale progetto di riforma istituzionale non mancano affatto: legge elettorale maggioritaria, partiti “all’americana”, centralità assoluta del governo che assorbe in gran parte la funzione legislativa, compressione degli organi di controllo e garanzia, abolizione/trasformazione del Senato, abolizione delle provincie, ecc. E’ la stessa filosofia antiparlamentare di Gelli.
D’altro canto, anche la base sociale e regionale della P2 presenta diverse somiglianze con il “giglio magico” renziano ed i suoi dintorni. Ovviamente sia tanto nel progetto quanto nella composizione sociale, ci sono anche differenze inevitabili, dato il tempo trascorso, ma quel che conta è il nucleo centrale di entrambi, come dire? Il Dna che si trasmette nelle generazioni pur nei mutamenti parziali.
Le somiglianze fra i due progetti (quello di Gelli di ieri e quello odierno di Renzi) si colgono meglio se si tengono presenti anche due documenti preparatori del notissimo Piano di Rinascita Democratica: il “memorandum” sulla situazione italiana e lo Schema “R” molto meno conosciuti e che ripropongo alla vostra lettura. Più che mai questa volta il libro è pensato come un’arma di battaglia”
da aldogiannuli.it