#IONONSONOUNMODERATO
IO NON SONO UN MODERATO!
Il moderato è forte con i deboli e debole con i forti.
Il moderato chiude un occhio sulle speculazioni edilizie.
Il moderato caccia gli inquilini dalle case in centro e poi le rivende agli speculatori.
Il moderato trasforma in ghetto le periferie.
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#CiaoDario


“Io non sono un moderato.”
Sabato alle 12.00 tutte e tutti in Piazza Duomo per salutare Dario. #ciaodario
Dario e Franca del Soccorso Rosso, impegnati a tirare fuori dalle carceri centinaia di compagni e a denunciare i soprusi dentro le celle, come è stato per Stefano Cucchi, morto ammazzato in carcere, e ancora c’è chi è disposto a sputare sulla sua morte dicendo che è morto di epilessia, ma noi, come Dario, la verità sappiamo bene qual’è: Stefano è morto ammazzato dalla polizia e dal sistema carcerario.
Franca odiosamente stuprata dai fascisti perché non potevano sopportare che una donna rompesse i coglioni. La dignità di una donna che alza la testa è stata calpestata, come provano a fare in continuazione Lega Nord e compagnia bella, e addirittura il ministro della salute, inneggiando al vergognoso “Fertility Day” e con esso al fatto che una donna debba essere una macchina riproduttiva e non possa essere libera di scegliere per sè e per il proprio corpo, e quindi della sua vita.
Franca, tanti anni dopo, nelle scuole occupate a parlare della 194, del femminismo, della pace, della Storia di questo Paese in cui purtroppo siamo costretti a vedere ancora fascisti che per le strade minano l’autodeterminazione della donna.
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Dario il giullare diventato premio Nobel, incoronato all’accademia di Svezia, una performance gioiosa che con una risata liquida la cultura disimpegnata e vuota, si è sempre distinto per voler fare dell’arte un potente veicolo di messaggi e di trasmissione di memoria partigiana.
Dario che si candida a sindaco di Milano dicendo “io non sono un moderato”, ma perde contro un grigio prefetto, che perderà contro una ministra cattiva. Perché, anche se vincono i “danè”, Milano sa essere fantasiosa e incazzata. Proprio come la provocazione lanciata alla sindaca Moratti nel 2008 contro un’ordinanza comunale: “Pronto a fumare uno spinello in pubblico. Di fronte alla stupidità di certi provvedimenti bisogna fare qualcosa. Sarei curioso di vedere il vigile urbano che mi fa la multa. Come fa a sapere che è uno spinello e non una sigaretta? Dovrebbe provare anche lui. Mi immagino già il dialogo che ne verrebbe, ’Fermo lì mi faccia fare un tiro?’. ’Prego faccia pure…le piace?’.
Dario con gli arazzi disegnati assieme agli studenti dell’Accademia di Brera partecipa al corteo studentesco di Piazza Fontana. Oggi abbiamo perso un compagno, che ricorderemo sempre dalla nostra parte della barricata, che ha voluto portare avanti la memoria di Piazza Fontana, della strage di Stato del ‘69, della morte di Pinelli e non solo partecipando assiduamente alle manifestazioni accanto agli studenti, ma con uno spettacolo che esprime al massimo la sua capacità di fare della satira uno strumento per fare politica e memoria.
Dario Fo ai cortei studenteschi, in difesa della scuola pubblica, del diritto all’istruzione perchè consapevole che l’ignoranza è uno strumento di controllo, mentre “la conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere”.
Dario e Franca che firmano appelli per chi occupa una casa popolare perché in stato di necessità, per la festa di un centro sociale che il questore ha minacciato di sgombero, per quel che serve… “perché non c’e’ tempo, ma il tempo si trova, compagni.”
Dario e Franca antifascisti e antirazzisti, contro le guerre, contro chi semina odio e paura, sempre dalla parte di chi fugge da bombe e miseria.
Dario e Franca nel 2008 al corteo per Abba Abdoul Guibre, ucciso da due razzisti in via Zuretti a Milano. Dario Fo contro la Lega Nord, contro la destra becera e ignorante, contro i razzisti in doppiopetto che strillano in tv, in Parlamento e che hanno trovato nello straniero il nemico perfetto su cui scaricare la rabbia mentre loro possono continuare a rubare indisturbati dalle loro poltrone.
Dario, che ha vinto il premio Nobel con un testo interamente in dialetto milanese, quante gliene ha dette a Salvini, dimostrando che la difesa del territorio non è becero pattriottismo, ma significa costruire territori resistenti e solidale, creare reti e costruire accoglienza. Quante gliene ha dette alla Lega ladrona, fino a sostenere il Nobel per la pace a Lampedusa e Lesbo perchè è con l’accoglienza e la solidarietà che si rimane umani.
Dario sempre dalla parte di chi lotta, sempre contro la guerra.
Nel 2001 allo scoppio della guerra in Afghanistan Dario raccontava ai ragazzi delle scuole che “il mondo non si divide in buoni e cattivi: i terroristi speculano sulla miseria per lotte di potere che riguardano il petrolio e la droga, dicono di voler salvare la dignità degli sfruttati ma nelle Torri Gemelle hanno ucciso centinaia di poveracci senza nome che lavoravano in nero. Poi ci sono le colpe degli Stati padroni, che per secoli hanno colonizzato e depredato senza capire che soltanto dalla giustizia può nascere la pace”. E, intollerabile provocazione, anche quando Israele bombarda la Palestina sta compiendo atti terroristici.
Dario Fo censurato (assieme a Shakespeare) pochi mesi fa in Turchia dal governo fascista di Erdogan che mentre finanzia l’Isis in Siria bombarda i compagni curdi in Rojava. “Per me è come aver ricevuto un secondo premio Nobel”, è stato il suo commento. Dario era sempre dalla parte dei saperi liberi, dell’arte libera e partigiana, uno che lottava per fare della memoria il modo per costruire il futuro e altri mondi possibili.
Dario che impersona Francesco (il santo), parla in grammelot, racconta chi fu l’anarchico Pinelli e ci spiega che esiste qualcosa di ancora più antico delle rivoluzioni, una eresia che si alza, da sempre, di fronte al potere e dice “No” mentre ride, come un giullare. Non già ride perché in fondo non vale la pena di prendere le cose sul serio, bensì ride per compartire una risata e trovare così l’inumana forza e lo straordinario coraggio che servono a ribellarsi.
Dario e Franca sono sempre stati dalla nostra parte della barricata. Anzi, per motivi anagrafici, quando siamo arrivati loro erano già la’, da parecchio tempo.
Lucidi, talvolta di follia, generosi, presenti. Come dire che ci mancheranno? Come spiegare a chi ci segue la forza, l’emozione, la materialità della storia che, anche attraverso loro, abbiamo fatto nostra?
La storia di un’ eresia che sfida il potere con la gioiosità di un giullare e la determinazione di una massa. Una bandiera rossa, sollevata in tutto il mondo da secoli. I sanculotti francesi, gli operai russi, i contadini nel meridione d’Italia, gli studenti nelle città di tutto il mondo. Dario e Franca la portarono con se’ dai teatri alle carceri, dalle piazze ai palazzi, dalle scuole in occupazione fino all’accademia di Svezia.
Come faranno adesso i politici e le istituzioni che Dario ha irriso e deriso a mantenere le apparenze e a simulare un finto e ipocrita cordoglio davanti a uno dei più importanti uomini di cultura partigiana?