Oggi con un cacerolazo popolare siamo andati al primo consiglio comunale.
Abbiamo trovato palazzo Marino chiuso e blindato, alla faccia delle tanta sbandierata attenzione alle periferie e ascolto dei cittadini, un recinto costruito per tenere lontano chi vive in prima persona i problemi legati alle politiche di smantellamento del welfare e all’abbandono dei nostri territori.
Nuovo sindaco, soliti affari. La gestione di Expo, tanto sbandierata durante la campagna elettorale, ieri è finita nuovamente in mezzo agli scandali per la gestione mafiosa degli appalti, un tappetto rosso per i soliti malaffari, per poi negare diritti con contratti precari, favori ai palazzinari, distruzione di territori.
Niente di nuovo a Milano, dove abbiamo visto per anni Aler speculare e lasciare in abbandono i nostri quartieri popolari, lasciando il patrimonio pubblico a pezzi: 10mila case popolari vuote, più del 40% degli alloggi a rischio folgorazione o intossicazione, palazzine intere chiuse perchè pericolanti.
Occuparsi delle periferie?
Lo slogan di questa campagna elettorale calca le chiacchiere spese per anni dalla ex giunta Pisapia. che si è caratterizzata per il suo immobilismo e la sua gestione da ordine pubblico nei quartieri popolari: sono continuati gli sgomberi, sono aumentate le famiglie sfrattate ed allo stesso tempo sono rimaste bloccate le graduatorie e addirittura non è mai partita la commissione per regolarizzare gli occupanti per necessità approvata nel 2012 e mai riunitasi.
Questa commissione avrebbe potuto risolvere la precarietà abitativa di migliaia di occupanti per necessità. Il neo assessore alla casa Gabriele Rabaiotti aveva aderito all’appello lanciato dai movimenti di lotta per la casa per la sua creazione, sottoscrivendo un testo condiviso con molte personalità pubbliche. Speriamo non abbia la memoria corta e sia pronto a cambiare rotta e a ripartire da questa soluzione e non continuare a seguire la logica per cui si è forti con i deboli e deboli con i forti.
Abbiamo ribadito per l’ennesima volta che quello di cui necessitano le periferie, non sono polizia e svendita, ma diritti e riqualificazione. Per questo abbiamo portato simbolicamente delle lastre attraverso cui abbiamo mostrato i dati dell’emergenza abitativa ma soprattutto abbiamo descritto per l’ennesima volta LE NOSTRE SOLUZIONI.
Perchè lo diciamo da anni, che l’emergenza abitativa si può risolvere, garantendo diritti e dignità a tutti.
* Assegnare subito le 10mila case popolari vuote
* Bloccare sfratti e sgomberi
* Bloccare la vendita delle case popolari
* Sanatoria per gli occupanti per necessità
* Disapplicazione dell’art 5