Giovedì 7 luglio alle 16 CACEROLAZO POPOLARE al primo consiglio comunale a Palazzo Marino. QUE SE VAYAN TODOS! Milano is not your business.
#bastasgomberi #noart5 #sanatoriasubito
Le ultime amministrative ci consegnano l’immagine di un PD in crisi.
Non è detto che sia il segnale di una nuova iniziativa politica e sociale dopo i KO inferti dalla gestione renziana della crisi (Job Act, Piano “casa” etc…), nè siamo abituati a credere che basti un’urna per cambiare il corso degli eventi.
Si tratta, però, di un sussulto importante. Se non altro perchè mette in crisi il Partito Democratico, principale reggente, alle nostre latitudini, dell’austerità.
Sappiamo anche che la crisi dei partiti dell’estremismo neoliberisti che governa in tutta Europa è anche una incognita, di cui approfittano forze di estrema destra come quelle che hanno promosso e ottenuto la Brexit, paradossalmente proprio nel nome degli stessi egoismi proprietari e delle stesse chiusure razziste che fanno della fortezza Europa una prigione di austerità.
Però noi siamo abituati ad essere partigiani e a scommettere sul conflitto sociale e sulla partecipazione come strumenti per sviluppare le contraddizioni e produrre dei cambiamenti.
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Se i commentatori della politica si dichiarano polemicamente pronti a “stare a vedere” che faranno sindaci e sindache di Napoli, Roma e Torino, noi sappiamo invece che il nostro compito e la nostra scelta è, da sempre, quella di agire: nelle metropoli, nella società, quotidianamente.
Non siamo noi a dover “dare credito” a chi ha fatto saltare il banco del Partito della Nazione, ma se mai vogliamo approfondire lo spazio che si potrebbe aprire per riconquistare i diritti che il Partito della Nazione ha cancellato a gran velocità negli ultimi anni.
A Milano, d’altra parte, il problema si pone in altri termini perché (ahimè) il Pd-L ha retto. Insieme i due candidati fotocopia hanno tenuto dalla loro parte i voti di quella città (circa la metà) che ha ritenuto dignitoso infilare la scheda nell’urna, nonostante tutto.
Alla fine della campagna elettorale più noiosa di sempre ha vinto quello senza occhiali e potrà così presentarsi come la “fase due” della giunta che aveva puntato tutto sulla partecipazione: con un tale successo da generare il record storico di astensione.
Possiamo dire che nella nostra città la scelta di chi ha deciso di tapparsi il naso e votare “il meno peggio” ha portato in ogni caso al peggio.
Molti hanno scelto di ignorare che la sua nomina come direttore generale del comune di Milano prima e come dirigente Expo poi fu consigliata alla Moratti da Bruno Ermolli, amico e collaboratore di Silvio Berlusconi noto alla stampa come “il più potente lobbista del nord italia”
Ma la vera ipocrisia è ignorare che il Pd (a maggior ragione quello renziano) è un comitato d’affari concorrente (tra l’altro solo in parte) a quello di destra…
Sala ci spiega, mentre beve l’aperitivo in Darsena per festeggiare all’insegna della odiosa narrazione godereccia del Rezismo, che Milano è avanti.
E’ avanti la Milano da bere, indietro la Milano che ha bisogno di fondi per gli asili. E’ avanti la Milano della speculazione immobiliare, indietro la Milano che ha bisogno di alloggi pubblici da assegnare al più presto e di quartieri in cui vivere. E’ avanti la Milano del businness dell’accoglienza, indietro la Milano della solidarietà cooperante. E’ avanti la Milano della memoria bipartisan, dunque della dimenticanza: quella che in questi anni ha lasciato campo libero alle commemorazioni dell’estrema destra, per poter gridare allo spauracchio il giorno prima delle elezioni. E’ avanti la Milano della finanza e di una piccolissima parte dei suoi abitanti (come i maxi ricchi del bosco verticale), indietro quella di chi non ha casa e, grazie al Piano Casa del PD non può. E’ avanti la Milano “città da usare”; eventificio da cui estrarre valore per le grandi case della moda, piuttosto che per chi sa muoversi nelle grandi manovre degli appalti, resta indietro quella di tutti i giorni, soffocata da una coltre di smog.
Saremo in piazza in occasione del primo consiglio comunale per ribadire che dai quartieri, dalle scuole, dalle università continueremo a batterci perché una città, dal basso, si riprenda quel che gli spetta.
Come le 10.000 case popolari ancora vuote, il diritto ad avere una casa ed una residenza, i servizi pubblici senza profitti per i privati, le scuole civiche chiuse negli ultimi 7 anni, il volto, umano, di una accoglienza che sia cooperazione solidale e non ipocrita scambio di reciproche accuse (e denari) tra lobby di potere e di affari.
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