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FERMARE LA GUERRA, SCAVALCARE LE FRONTIERE, RIBELLARSI INSIEME
Stop War Not People. Fermare la guerra globale permanente, non chi scappa alla ricerca di una vita degna.
I nostri governi alimentano guerre e miseria fomentando i conflitti, depredando risorse e devastando i territori in tutto il mondo, per poi individuare nel migrante il capro espiatorio delle crisi neoliberiste.
La guerra è diventata globale e permanente: chi vende le armi e fa affari con i peggiori dittatori, getta benzina sul fuoco di conflitti locali pur di fare business. L’1% di politici e affaristi si arricchiscono sulla pelle del 99%, di uomini, donne e bambini costretti a fuggire dalla povertà, da dittatori sanguinari, dal fascismo islamico, dalle bombe made in Italy.
Ci accorgiamo di essere in guerra solo dopo episodi come gli attentati di Parigi del 13 novembre, quando la guerra ci arriva in casa. Ma il terrorismo non è che l’altra faccia della medaglia: le armi che dall’Occidente partono verso il Medio Oriente (con profitto di Finmeccanica e simili), armano Isis. Dal 2001 ad oggi la guerra al terrorismo non ha fatto altro che replicare i suoi mostri.
Il denominatore comune di tutti questi conflitti è che i morti sono sempre i nostri, le guerre sono sempre le loro.
La casta della guerra alza i muri e militarizza i confini, sospende il Trattato di Schengen, rende l’Europa una Fortezza inaccessibile anche al suo interno, riporta i ghetti nella città, alimentando la guerra tra poveri. Istituisce stati di emergenza, ponendosi da garante di sicurezza e ordine con l’obiettivo di appiattire i movimenti e la solidarietà.
La dicotomia tra guerra e terrorismo è dunque una delle grandi crisi che ricattano l’umanità intera, ad esempio la crisi finanziaria e quella ecologica.
Per questo essere solidali con chi scavalca le frontiere significa riconoscere la propria condizione e iniziare a ribellarsi insieme.