Ricordare le stragi di ieri, per fermare le guerre di oggi: queste le parole d’ordine del corteo di migliaia di persone che oggi ha attraversato Milano nel 46esimo anniversario della strage di Piazza Fontana.
La manifestatazione è partita da porta Venezia, uno dei luoghi simbolo dell’arrivo a Milano di centinaia e centinaia di persone in fuga dalle devastazioni e dalla miseria esportate in tutto il mondo dalla casta della guerra e della finanza: #stopwarnotpeople, fermare le guerre e non le persone. Negli ultimi 15 anni oltre 30.000 persone sono morte nel mar mediterraneo, cercando di raggiungere le coste della fortezza Europa, in fuga dalle bombe di chi poi si permette pure di dire che è necessario “aiutarli a casa loro”: non sarà in nostro nome che adesso si nasconderanno dietro alla strage di Parigi per inventarsi un nuovo, ennesimo, stato di emergenza con cui giustificare altri bombardamenti, innalzare altre frontiere, investire altri fondi nella corsa agli armamenti, restringere lo spazio dei diritti e della libertà. Per questo abbiamo costruito lo spezzo ne Stop War Not People, con collettivi studenteschi e comitati di lotta per l’abitare.
Oggi come ieri, la tensione e la paura sono due elementi fondamentali di quel ricatto imposto dall’1% al 99%: o tiri la cinghi ao vai in fallimento, o tagliamo il welfare e paghiamo le bombe o moriremo tutti..
“Guerra, frontiere, devastazione ambientale e austerità: rifiutiamo il ricatto della paura, moltiplichiamo resistenze, solidarietà e mutuo soccorso”:
con questo striscione lo spezzone meticcio ha sanzionato come il corteo studentesco di ieri alcuni luoghi simbolo della guerra del terrore e dell’austerità.
Davanti al Comune di Milano un’iniziativa di denuncia dei comitati di abitanti. Quello stesso COmune che ha trovato spazio tra i cittadini illustri di Milano per un gerarca fascista non riesce proprio a trovarlo per il diritto all’abitare e preferisce nascondere le proprie respondabilità in un rimpallo infinito con la Regione, come nel caso delle nuove proposte di legge che ancora una volta tutelano la rendita e penalizzano le graduatorie. Lì sotto un fitto lancio di verdura marcia è stato appeso uno striscione che recitava:
“Nuova legge regionale: distrugge l’ ERP, dà i soldi ai privati, svende le case popolari, non assegna lo sfitto… e il comune? Sta zitto!”
In via Mazzini, poi, abbiamo sanzionato la sede della Banca Etruria, che in questi giorni sta lasciando migliaia di persone sul lastrico senza un euro a causa delle solite speculazioni finanziarie che arricchiscono pochi e letteralmente uccidono molti. In questo caso i pochi sono tra l’altro persone vicinissime e addirittura familiari di Renzi e del suo ministro Boschi… insomma una piccola cassaforte personale che hanno fatto fallire: adesso tirassero fuori i soldi!
“La casta colpisce ancora: Renzi e Boschi fuori i soldi! Fuck Austerity!”
In via Larga, sotto il consolato turco, un’enorme macchia di sangue ha inondato l’asfalto: il sangue prodotto dalle bombe di Suruc, di Ankara e di Istanbul, lo stesso che sporca le mani di Erdogan, assassino e stragista, che mentre afferma di voler cobattere Isis bombarda il Rojava e i combattenti della resistenza curda, unici veri oppositori dello Stato Islamico.
“Erdogan ordered, gangs killed! Stop dirty war, stop state terror!”.
Il corteo è terminato di fronte alla banca nazionale dell’agricoltura e davanti alla lapide per Pino Pinelli, anzi alle lapidi, quella posta dai compagni, che ricorda la storia del ferroviere anarchico ingiustamente accusato della strage e defenestrato dal quarto piano della questura di Milano e quella ufficiale, che emblema di ogni revisionismo, parla di “tragica morte”. Tanti interventi e un pò di colore hanno fatto luce su un pezzo di storia che dal segreto di Stato in poi le istituzioni hanno sempre cercato di offuscare: non c’è futuro senza memoria!